Così titolava il 25 febbraio scorso l' articolo di Cesare Segre sul Corriere della Sera, nel dibattito rumoroso seguito all'uscita del nuovo saggio di Paola Mastrocola, "Togliamo il disturbo, saggio sulla libertà di non studiare".
Non ho letto il testo, ho seguito le promozioni della stessa autrice e i diversi interventi degli opinionisti.
In particolare sono rimasta piuttosto impressionata da questo, che vi segnalo, dove l'autore elenca le cause (secondo Mastrocola) della disfatta della scuola...
"Qui interviene la Mastrocola, mostrando come e perché lo studio sia compromesso e svuotato. Il suo bersaglio polemico è la didattica di don Milani e di Gianni Rodari, che comunque diedero un appoggio, autorevolissimo, a tendenze già in atto.
Don Milani predicò contro il babau del nozionismo, svalutando il concetto di nozione come conoscenza, e, in generale, il tipo di conoscenze che sono di solito oggetto di studio. Di qui l' avversione per il sapere letterario (guai al povero Virgilio!) e in particolare linguistico, considerati appannaggio dei ricchi. E anche la valorizzazione del territorio, la chiusura nella provincia e nei lavori contadini: non pensando che questo bloccava qualunque aspirazione al miglioramento mentale, ma anche economico degli scolari.
Gianni Rodari (le cui proposte sono certo suggestive) promuoveva, ma prevalentemente per il primo ciclo scolastico, la trasformazione dell' insegnamento in gioco, la vittoria della fiaba sulla razionalità e sulla storia. L' aula scolastica si trasformava in palcoscenico o in laboratorio, e gli scolari, distolti dallo studio, mettevano allegramente in gara la loro pretesa inventività. Era inevitabile che in questa cultura «facile» fossero affossati gli studi considerati «noiosi», o quelli che sembrassero privi di utilità pratica immediata. "
Aiuto! Ho sbagliato tutto....Proprio l'altro ieri, per far riflettere (n.d.r. non ripetere!) sulla concordanza semantica nome-aggettivo, mi sono ispirata ad un simpatico racconto di Gianni Rodari (Il cielo è maturo).
I bambini sono riusciti a produrre testi originali, divergenti, coerenti e corretti dal punto di vista ortografico.E non senza sforzo....ideazione, pianificazione, stesura e revisione sono state le procedure seguite (didattica facile???).
L'articolo continua
" Qui la Mastrocola mostra bene, con opportuni riferimenti, che si è affermata una nuova pedagogia, che favorisce «la scuola del fare, del saper essere, del saper stare (insieme), dello smanettamento collettivo e dell' invasamento tecnologico, non certo la scuola del sapere, delle nozioni (intese come conoscenze), della letteratura e dello studio astratto, teoretico». Difficile indicare rimedi alla situazione messa in luce dall' autrice. Occorre un nuovo cambio di mentalità, che rimetta al centro dell' insegnamento lo studio, e che annulli l' insensato asservimento del sapere umanistico a quello tecnologico"
Oddio! Non entro nel discorso degli smattenamenti, dell'invasamento tecnologico...Ma la scuola non dovrebbe avere al centro l'alunno che apprende?
Signora Mastrocola, questo il distruttivo racconto di G. Rodari...avrà fatto tanto male?
Il cielo è maturo
Ragazzi, amate gli aggettivi qualificativi. Non comportatevi come Marco e Mirco, i gemellini terribili, che si fanno beffe di loro.
Ieri, per esempio, essi dovevano assegnare un aggettivo qualificativo a ciascun nome di un lungo elenco.
Sghignazzando e buttandosi l'inchiostro in faccia, i monellacci hanno cominciato a scrivere:
- Il grano è azzurro
- La neve è verde
- L'erba è bianca
- Il lupo è dolce
- Lo zucchero è feroce
- Il cielo è maturo.
A questo punto si è sentito un rumore spaventoso: - Bum! Bang! Squash! Splash! Skrankkkkk!
Che cos'è accaduto? Semplicemente questo: il cielo, sentendo dire che era maturo, si è creduto in dovere di cadere a terra, come una qualunque pera o susina.
La casa è crollata in una nuvola di polvere.
Quanta fatica hanno dovuto fare i pompieri per disseppellire i due gemellini, ricucirli perchè erano ridotti in pezzettini e rimettere il cielo al suo posto, abbastanza in alto perchè ci possano volare le rondini e gli aeroplani.
Gianni Rodari
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