Ma la ricerca di frutta e verdura genuina a Km 0, è disperata.
I nostri quartieri sono invasi da fruttivendoli egizi, comodi perché aperti ad orario continuato e anche nei giorni festivi, con bella frutta e verdura a prezzi (quasi) popolari, ma insipida e soggetta a veloce scadimento; altrettanto dicasi per i supermercati.
Non è garantita la stagionalità, il sapore è sparito e la frutta, a causa della conservazione refrigerata, passa dall’acerbo al muffito nel giro di poche ore.
Esasperato, decido a farmi una diecina di minuti a piedi, da casa fino al mercato rionale, mi dirigo al banco del signor Giuseppe Di Giovanni, produttore diretto che ogni giorno, assieme alla moglie, portano la loro produzione biologica, dal campo in quel di Trevignano, irrigato con la buona acqua del pozzo, e niente più.Motivo per cui ha ricevuto il riconoscimento alla sua agricoltura biologica da parte della Regione Lazio, senza neanche richiederlo, solo per aver continuato tenacemente da 35 anni, a coltivare con tecniche tradizionali; ma soprattutto usando componenti segreti: l’amore e la passione per l’arte del coltivare.
Ogni mese i tecnici dell’Enea, ad ulteriore garanzia di genuinità, controllano l’acqua del pozzo, la terra, le piante e i frutti. Non sia mai, che qualcosa risultasse inquinato, un mese di fermo e una multa di 15.000 euro.La qualità, invece, è certificata dall’adesione a Campagna Amica di Coldiretti.
La Ciliegia Ferrovia è una cultivar di ciliegio largamente coltivata in Italia. Ha la caratteristica di essere “grossa”, terminante a punta e di possedere un peduncolo lungo. Le prime notizie della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935. Il primo albero nacque da un nòcciolo di ciliegie vicino ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di Bari. Gli abitanti di questo paese la chiamarono “Ferrovì” perché l’albero era nato a pochi metri dai binari, lungo il carraio che porta alla Masseria Sciuscio. Per alcuni anni l’albero fu curato dal casellante ferroviario dell’epoca Rocco Giorgio. Successivamente si è diffusa sul territorio del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la principale cultivar di Turi e Conversano, entrambi paesi limitrofi che vantano una delle maggiori produzioni in Italia. Il suo sapore è intenso tanto da renderla la preferita per la distribuzione alimentare. È possibile mantenerla fresca per parecchi giorni (7 giorni circa) e quindi viene esportata in tutta l’Europa tramite camion frigoriferi.
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