Brano tratto da POPPER E LA SOCIETA’ APERTA di Girolamo Cotroneo
Questo brano per introdurre una breve riflessione sulla differenza tra la “società aperta” e la “società chiusa” delle quali il libro di Girolamo Cotroneo tratta diffusamente.
Una società aperta, cioè liberale, democratica che ha a cuore la dignità umana della persona e il benessere di ogni cittadino e una società chiusa ossia anti-liberale e anti-democratica che non ha nessun rispetto della vita umana e non si cura del benessere di ciascun uomo o donna visti come sudditi e non come cittadini; è questa, in sostanza, l’antitesi di una scelta decisa e radicale che si oppone all’altra. Resta da stabilire, in definitiva, quali sono i benefici e i vantaggi e quali gli svantaggi e le conseguenze negative della scelta di una delle due.
Si potrebbe subito dire, senza riserve, che è preferibile una società aperta a una società chiusa. Chiunque farebbe questa scelta, senza nemmeno porsi il problema o scrivere e dissertare intorno alla cosa. Sembra del tutto scontato e ovvio.
Ma, in realtà, non è così e non è così semplice la questione se si tentasse di approfondirla. La scelta di una società aperta è sempre suscettibile di chi ha una “mente aperta” per poterlo capire e fare, liberamente e a tal proposito, questo tipo di scelta. Chi sceglie o simpatizza per una società chiusa non può che avere una “mente chiusa”, diffidente, dogmatica e restrittiva in ogni campo dell’esistenza: dal pensare all’agire, dal rapportarsi agli altri come fin’anche nel modo di odiare o di amare.
Dire, a questo punto, chi sia “peggiore” o “migliore” in una possibile empasse di mentalità a confronto non è giudizio o pregiudizio pertinente (l’astenersi dal formularne qualcuno è comunque indice di mente aperta).
Il filosofo Girolamo Cotroneo conclude il suo libro con la netta convinzione che la società aperta è, senza ombra di dubbio, migliore e soprattutto preferibile alla società chiusa. Pensatori, politici e utopisti come Platone e Carl Marx si sono volti: il primo ad un passato mitico, meraviglioso e paradisiaco, per individuare la società perfetta del presente; il secondo ad un tempo ancora da venire, cioè un futuro forse prossimo, forse remoto nel quale una società senza più classi e senza il peso del fattore economico gravante sulle “spalle e la mente” dell’uomo dovrebbe riportare il mondo ad una nuova era di felicità senza fine.
Forse, entrambe le concezioni saranno destinate a rimanere per sempre pura utopia… ma una “mente aperta” che vive in una “società aperta” sa accettare e trasformare in beneficio anche questo.
Francesca Rita Rombolà