La dimensione etica e sociale nel pensiero di Luigi Sturzo

Creato il 30 ottobre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su ottobre 30, 2011

di Adelio Valsecchi

Viviamo nell’era della volatilità. Sembra che tutto evapori investiti come siamo dai miasmi provenienti da alcune aree della società che rendono l’uomo refrattario ad ogni incoativo slancio verso il meglio. Viviamo immersi in un tessuto sociale liquido perché la roccia su cui si fondava la compagine umana si è fusa al calore di un senso del vivere egotistico e dissociativo.
Nel linguaggio delle relazioni ha fatto capolino il pensiero “vaporoso” quello che scuote, con parole empatiche, le masse senza coordinarle e responsabilizzarle perché ignora la concretezza. Ha trovato spazio da circa quattro lustri il pensiero “magico” che è figlio degli incantesimi dell’opulenza, della millanteria, di velleitarie promesse, inutile e dannoso alla libertà e alla giustizia in quanto frena il progresso economico e morale. In questi giorni si è affacciato sul proscenio della cultura, il “pensiero lungo” (a cui diamo credito se non è viziato da ideologismi) che segue la filosofia del nostro più amato felino, il gatto. Un vero stratega della sopravvivenza perché prima di aggredire o fuggire, osserva in modo circostanziato, fa i suoi calcoli, quasi a soppesare le conseguenze logiche delle sue azioni e poi agisce. Sembra ragionare. Per traslato possiamo imitare il gatto, seguire le sue orme, investire sulla prosodia dei valori del “pensiero lungo,” carico di attese e, lontano dalle idiozie opinabili, ricostruire il rapporto individuo-società cercando insieme, nel dialogo dell’intelligenza e del cuore, una nuova ragione di convivenza. Per il bene comune, volano dell’etica e della democrazia. Abbiamo indossato troppo a lungo le vesti dei paleantropi. Buttiamole via! Noi non vogliamo subire le pene e l’epilogo della rana bollita enunciate dall’ onirica creatività di Piero Ostellino.

Ė la storia di una rana che « gettata nell’acqua fredda di una pentola poi messa sul fuoco, si sentì confortata quando l’acqua diventò tiepida; ma poi, man mano che l’acqua saliva di temperatura, la rana si intorpidì così tanto da morirne senza rendersene conto ».(1) Noi non vogliamo, per la dignità che ci appartiene, la stessa sorte della rana, nonostante siamo permeati da una filosofia politico-sociale che riduce le nostre libertà e il nostro benessere, che disorienta e svilisce anche i profeti del bene comune. Forse è impellente la riproposta del pensiero sociale di Luigi Sturzo, che si innesta nella “Rerum Novarum” di papa Leone XIII ( 1891), per attingere a quei valori primari che appartengono alla cultura liberale quando questa entra in simbiosi con i codici del Cristianesimo. Nel pensiero politico e sociale del prete di Caltagirone si delinea l’intima coerenza del suo impianto teoretico. Sono cinque i paradigmi essenziali della sua speculazione : l’identità della società, la persona soggetto sociale, l’interazione necessaria fra l’individuo e la collettività, l’autorità come autorevolezza, la democrazia non come fenomeno storico ma come scelta interna all’uomo che favorisce la formazione di una società dinamica, promotrice del bene comune. Il suo principale intento è difendere lo spirito della democrazia come luogo di crescita personale e sociale mediandone la realizzazione. Un’istanza etica a cui Sturzo fa continuo riferimento in un’autorevole democrazia, è la “concretizzazione” dei progetti e meccanismi sociali, salvaguardando sempre la dignità della persona umana e la sua libertà. La vera democrazia si compie e si identifica con la libertà « attuata nella vita sociale come correlativa all’autorità, un’autorità cui l’intero popolo partecipa, a seconda della proprie competenze e funzioni, cooperando insieme al bene comune ». (2) Non è quindi una democrazia strutturata storicamente ma un complesso metodo di convivenza che interagisce razionalmente con i principi e gli ideali su cui si fonda e con i fini che vuol raggiungere. Ė una democrazia antropocentrica che ha la sua ragion d’essere nella concezione che si ha dell’uomo, della sua formazione, dello sviluppo delle sue potenzialità nel rapporto con gli altri. Suo scopo preminente non è il governo delle istituzioni pubbliche ma la promozione di scelte politiche che promuovano il bene della collettività e la difesa dell’uomo dalla protervia dei soverchiatori. La tradizione cristiana ha offerto un apporto continuo a questo progetto sociale, per aver fatto prendere coscienza all’uomo della propria dignità, per aver investito di sensatezza ogni sua libera scelta educandolo all’abbraccio fiducioso degli uomini liberi.

L’analisi sturziana rende legittima e gradita una democrazia al cui interno agiscono una multiforme quantità di soggetti, ispirati anche da valori dissimili, ma che sostengono il diritto alla promozione dell’individuo e della collettività vivendo della stessa libertà.

Non si può prefigurare il soggetto sociale al di fuori della società né la stessa può sussistere fuori e indipendentemente dall’individuo o a lui opporsi. Individuo e società non si escludono, si appartengono : «La società non è altro che la stessa individualità concreta, perchè ogni individualità concreta non può essere che esistente in una pluralità di individui».(3)

Il prete di Caltagirone è consapevole che le “Istituzioni,” come strutture di progettazione creativa, ricoprono un ruolo fondamentale all’interno del corpo sociale. Esse non devono chiudersi in un ottuso formalismo, ma il loro ruolo si giustifica pienamente se si privilegiano gli intenti per cui l’uomo le ha istituite. Nel processo di formazione della società si incrociano tre forme originarie di convivenza da cui emergono le nostre prioritarie aspirazioni : la famiglia, nucleo centrale di tutti i meccanismi sociali; la politica, intesa come servizio per la distribuzione della giustizia e dei beni; la religione, che per i credenti funge da amalgama fra individuo e società; è strumento essenziale per vivere la fede, è proposta continua di valori umani e spirituali. Le “Istituzioni” rivestono un’importanza cruciale perchè garantiscono la coerenza allo specifico umano e possono concretizzare quella sintassi di norme irrinunciabili per una giustizia sociale più equa ed una più solidale libertà.

Anche l’individuo, per esprimere più liberamente le sue alternative, per essere artefice del suo avvenire, ha la necessità di un’ “auctoritas” sempre evocata dalla democrazia. Autorità intesa come “autorevolezza” a servizio dei bisogni e delle aspirazioni dei popoli. Se da una parte l’autorità rappresenta la sintesi delle esigenze dei diversi individui, dall’altra deve interpretare un bisogno di stabilità, di garanzia, di sicurezza, rivendicazioni imprescindibili di equilibrio sociale. L’intelligenza politica di Luigi Sturzo non ama le paludate scenografie, non ha mai secondi fini, è meticolosa nel chiarire i meccanismi delle articolate dinamiche che intercorrono tra individuo, società e autorità. Se la libertà è rappresentata anche dalla coesistenza dei membri dell’intera collettività, l’autorità a sua volta è un tramite obbligato per approdare ad un sistema di regole ben definito. Affinché l’autorità preposta democraticamente corrisponda a pieno titolo alla sua funzione, deve essere il riflesso della volontà degli individui. Essa si innesta nelle aspettative delle coscienze dei singoli e da questi assume legittimità e potere nell’espletamento della sua opera : « L’autorità non è altro che la stessa coscienza sociale in funzione permanente, attiva, direttiva, unificatrice e responsabile».(4) La libertà senza autorità può sfociare in un meschino individualismo, padre fecondo di alterchi inutili, di insulse pretese e conflittualità. Di primo acchito libertà e autorità si possono fraintendere come due momenti in antitesi, ma in realtà soddisfano un identico bisogno : la realizzazione dell’uomo come persona. Tuttavia L. Sturzo va oltre, mettendo in stretta correlazione, democrazia e libertà quasi a compenetrarsi reciprocamente ed essere l’una cardine dell’altra : « La democrazia comincia con la libertà. Laddove la libertà è negata….non vi è più democrazia »(5).

L’ermeneutica sturziana sul concetto di democrazia è peculiare perchè poggia su fondamenti ideali che emergono da una dimensione etica profonda, da una tensione civica esemplare, inducendo l’uomo a esprimere il meglio di sé nella quotidiana condivisione della vita. Ė una cultura che si acquisisce attraverso la formazione a una garbata convivenza, commisurando le potenzialità e i limiti dell’individuo con il punto di vista degli altri e uniformando in modo conveniente gli individui con la collettività nell’interesse di tutta la società.

Nel rispetto della rappresentazione del pensiero di Sturzo è doveroso rimarcare che la democrazia non si conquista mai definitivamente ma i suoi esiti sono sempre perfettibili come ogni processo umano. Se l’uomo è consapevole di essere un valore che si amplifica nella libertà, anche la democrazia svela in modo speculare le sue finalità, diventa l’anima cosciente del vivere civile realizzandosi storicamente. Ė lo strumento più consentaneo a esprimere la creatività umana perchè concede alla nostra libertà, spazi vastissimi di movimento senza interferire con la libertà altrui. Nel bilanciamento fra le istituzioni e le aspirazioni degli uomini, è importante rilevare come la democrazia abbia una sovranità limitata : « La persona è il fine ed il confine della democrazia, dell’autorità e della società ». (6) Essa, in quanto è valore, ha una proteiforme dignità per le qualità intrinseche che coinvolge e reclama il rispetto dei suoi diritti. Se la persona non è sostenuta nei suoi diritti, le istituzioni insultano la sua sacralità : l’autorità si svilisce a satrapia, la democrazia si trasforma in autocrazia per far di scorta alla tracotanza del profitto economico. Qui si palesa il personalismo sociale sturziano : è nella dignità della persona che risiede il principio vitale della democrazia, è nella libertà dell’individuo che allignano le radici profonde dell’autoritas . Alcuni studiosi del pensiero sturziano hanno raggiunto convinzioni anche antitetiche a seconda dell’area culturale di provenienza. Taluni accostano Sturzo ad un pensatore romantico perché definisce sempre il contesto storico del pensare e dell’agire dell’uomo; altri lo tacciano di politicismo clerical-umanista, altri ancora, più benignamente, lo stimano un utopista. Ma su un punto sono tutti d’accordo : nella speculazione sturziana la libertà è motore e fondamento di tutte le istituzioni democratiche che configurano l’uomo centro e soggetto attivo di ogni bene individuale e sociale. Se tale libertà viene scambiata per chimerica presunzione non ci si allarmi : é chimerica evanescenza, perchè Sturzo fa risiedere la libertà nella coscienza morale dell’uomo e il suo fine ultimo si estende fino alla realizzazione della parte migliore dei suoi desideri. Se per i più distratti ciò fosse ingannevole illusione, comunque non allontanerebbe l’uomo dall’uomo e dalla realtà in cui vive, bensì, si trasformerebbe in frutto tangibile di ogni sua autentica conquista. E noi, affascinati dalle istanze politico- sociali del prete di Caltagirone che difendono, nel dialogo delle opinioni, la dignità dell’uomo, non avremo bisogno di “risvegliarci” per realizzare i nostri sogni, ma seguendo le sue tracce, rinnovando « L’Appello ai Liberi e Forti », (7) possiamo destare la società degli uomini di buona volontà esibendo l’eufonia del suo pentagramma sociale su cui aveva ideato per l’Italia le note di un’auspicabile architettura politica e morale. Con senso profetico. Con la coerenza del cuore.

Note

(1) Corriere della Sera, rubrica “Il dubbio” di Piero Ostellino, 8 Ottobre 2011.
(2) Politica e Morale,Bologna,1960, pag. 325
(3) Problemi spirituali del nostro tempo, pag. 3.
(4) La società, sua natura e leggi, pag. 161.
(5) Società sua natura e leggi, pag. 161
(6) Nazionalismo, internazionalismo, Bologna, 1971,pag. 305.
(7) Il 18 gennaio 1919 si compie ciò che a molti è apparso l’evento politico più significativo dall’unità d’Italia: dall’albergo Santa Chiara di Roma, don Sturzo lancia carta istitutiva del Partito Popolare Italiano: « A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà »


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