Spira ancora il vento caldo del Maghreb.
La tempesta di sabbia del Sahara ha spazzato via Ben Alì, sferzato l’Egitto e scaraventato Mubarak in esilio, lambito altri paesi arabi (Algeria, Yemen, Barhein) e gonfiato le vele alle riforme, è diventata poi monsone, iniziando a profumare la soffocante aria cinese con la rivolta dei gelsomini.
Ma oggi sconquassa soprattutto quel gran “scatolone di sabbia” adagiato tra Tunisia ed Egitto: la Libia. Ad un braccio di mare, ad un tiro di schioppo da noi, il nostro cortile, la quarta sponda: Tripoli, bel suol d’amore.
Curioso che precisamente un secolo fa , strappandola ad un impero ottomano in agonia, la invadevamo.
Curioso che oggi, precisamente un secolo dopo, temiamo lo sbarco di decine di migliaia di libici a Lampedusa, prepariamo a difenderci da un’esodo biblico: l’invasione dei berberi.
«Abbiamo costretto l’Italia a inchinarsi» quant’è buono Gheddafi: nonostante Berlusconi gli volti le spalle, minimizza sulle vergogne del nostro paese. Noi per Muammar abbiamo fatto ben altro: gli abbiamo baciato le mani.
Fosse solo quello: le abbiamo riempite d’oro. Con il trattato di Bengasi (ora sospeso) l’Italia si è impegnata a pagare 25 miliardi di dollari in infrastrutture sul suolo libico in venti anni, come compensazione per la colonizzazione.
Se oggi si ripetesse quel baciamano sciagurato, le papille del cavaliere sentirebbero un sapore diverso, strano, un non so che di ferrigno. Sapore di sangue.
Se non ricordo male un antico detto cinese diceva così: se vuoi conoscere davvero una persona, conosci i suoi amici. Quali sono gli amici di Berlusconi? Chiediamolo al diretto interessato.
“Io sono legato da amicizia vera con il presidente egiziano Mubarak, con il presidente libico Gheddafi e con il presidente della Tunisia Ben Ali”. (23 dicembre 2010)
Ok, che Berlusconi porti sfiga è appurato: due dittatori su tre defenestrati.
Ma manca Gheddafi. Ci vuole più sfiga per lo stoico colonnello sanguinario. Quindi richiediamoglielo, è proprio sicuro? Anche Gheddafi è suo amico? “In questi quindici anni io ho avuto modo di incontrare più volte Gheddafi e di legarmi a lui da una vera e profonda amicizia: al leader riconosco una grande saggezza.” (11 giugno 2009) (Da lui ho imparato il bunga bunga).
Bene grazie, speriamo che funzioni.
Altri compari del nostro Silvio?
Di Putin “Berlusconi ammira lo stile macho, decisionista e autoritario del suo modo di governare”: ce lo dice l’ambasciatore americano Spogli in un dispaccio rivelato da Wikileaks. Silvio si sente così amico del russo da poter scherzare sulle sue “debolezze”. Per esempio quando una giornalista domanda al presidente Putin su una sua relazione presunta, Berlusconi lo precede sorridendo, mimando il gesto del mitra verso di lei.
Infine last but not least tra i compagni di dittature, l”‘ultimo dittatore europeo“: il bielorusso Lukashenko. Cipiglio arcigno e baffetti alla Hitler, da quindici anni nessun leader occidentale gli faceva visita. Era un paria escluso dalla comunità occidentale: per la pena di morte, le limitazioni ai diritti umani, i pesanti brogli elettorali. Che fa Silvio? Nel 2009 lo va a trovare e lo lusinga amorevolmente “Il suo popolo la ama, e questo e’ dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti, che noi conosciamo e apprezziamo“.
Gheddafi, Ben Alì, Mubarak, Putin, Lukashenko eccoli i cinque anelli che adornano la mano del nostro premier, mentre la stringe con meno empatia a ben altri capi di stato.
Questa è la politica estera del nostro paese, questi i nostri alleati più intimi (in tutti i sensi).
E pensare che un secolo fa invadevamo la Libia e ci chiamavano Italietta.
Ora che abbiamo baciato le mani al despota sanguinario che forse provocherà un’invasione di disperati nel nostro paese, come ci chiameranno?
Io sono patriottico, ma come si fa?
Finchè c’è Silvio, per noi della patria non c’è speranza.
Se solo una piccola brezza dal mare…
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