I dati sulla disoccupazione dell’Istat consegnano, come avvenuto spesso negli ultimi mesi, sia luci che ombre. Il dato positivo è che a gennaio 2016 gli occupati sono aumentati di 70 mila unità (+0,3%) rispetto all’ultimo mese del 2015, tornando al livello di agosto. Tuttavia, da agosto, il tasso di disoccupazione è stabile all’11,5%, sintesi di un calo tra gli uomini e di un aumento tra le donne. Donne e giovani, appunto, continuano ad essere le categorie più svantaggiate all’interno del mercato del lavoro. Un aspetto non trascurabile – al netto della diminuzione del numero di persone inattive – è la variazione tendenziale dell’occupazione (+299 mila unità). Ma la quota maggiore di incremento giunge dalla fascia over 50, che da sola ha registrato un aumento di 359 mila unità, mentre gli occupati risultano essere in diminuzione di 69 mila tra i 35-49enni, in aumento di 16 mila nella fascia 25-34 anni e in calo di 7 mila in quella giovanile (15-24 anni). Il tasso di disoccupazione giovanile, invece, risulterebbe in crescita al 39,3%, ovvero +0,7 % sul mese precedente. Un dato che si discosta di molto dal trend europeo. Stando ai dati Eurostat, anzi, l’Italia si conferma al quarto posto per disoccupazione giovanile dopo Grecia (48%, ma il dato è relativo a novembre), Spagna (45%), Croazia (44,1%, stabile nell’ultimo trimestre del 2015). In generale la disoccupazione giovanile è scesa al 22% nell’Eurozona e al 19,7% nell’Ue28 (prima era al 22,8% e al 21%). Quanto alle differenze di genere, è vero che la crescita occupazionale di gennaio è cresciuta allo stesso ritmo per entrambe le componenti, maschile e femminile (+0,3%), ma come si diceva all’inizio la disoccupazione stabile è sintesi di un calo tra gli uomini (-2,6%) e di un aumento tra le donne (+3,3%). In definitiva il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,3 punti percentuali per la componente maschile attestandosi al 10,9%, mentre aumenta di 0,3 punti per quella femminile arrivando al 12,4%. Nel confronto con i partner europei, il gap è evidente anche in Spagna (al 19% la disoccupazione per la componente maschile, al 22,2 quella femminile), in Grecia (20,8% e 29,3% a novembre 2015) e in Croazia (15,2% e 17,7%), mentre in Portogallo la situazione si presenta in sostanziale equilibrio (12,1% e 12,2%). Dove il mercato del lavoro è in buona salute, la disoccupazione è maggiore per la componente maschile. È così nel Regno Unito (5,2% e 5,0% a novembre 2015), in Austria (6,4% e 5,4%) e in Germania (4,6% e 4,0%). Anche in Francia, dove il tasso di disoccupazione si attesta oltre il 10%, la componente maschile registra un andamento peggiore di quella femminile (10,8% e 9,4%).
(anche su T-Mag)
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