La disoccupazione va in tv

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Carissimi, non ci crederete mai, ma la vostra giovanecarinae(soprattutto)disoccupata sta diventando nazionale. Ma che dico nazionale, mondiale. Ma che dico mondiale esageriamo: interstellare!

Si perché nei giorni scorsi sono stata contattata dalla redazione dell’emittente televisiva 7Gold,  nientemeno che con la proposta di partecipare (de visu!) con la mia storia di disoccupata “arrabbiata” alla neonata trasmissione Funamboli condotta da Alessandro Milan.

Ora, la trasmissione è una di quelle che piacciono a me (che pure odio tutte quelle trasmissioni di attualità che fanno pietismo e fanno a gara a portare il disperato più disperato che trovano per strada): talk show che fa dibattito di attualità ma con una scaletta ben equilibrata, un conduttore dai giusti tempi e soprattutto senza i falsi pietismi, i paternalismi, le spettacolarizzazioni dei format di genere (la D’Urso su tutti, se vi devo citare un esempio. Ma anche Ballarò e compagnia bella adesso cominciano un po’ a scocciarmi, se proprio posso togliermi questo sassolino dalla scarpa – non me ne vorrete, vero? Come si dice De gustibus…).

Alla puntata in questione, quella del lunedì entrante (il 28 ottobre) parteciperanno altri ospiti, di vari settori e esperienze, tutti purtroppo toccati dalla crisi e dalla disoccupazione, e anche qualche politico, di cui non vi faccio il nome perché da me non avrete spoiler il format prevedeva un’intervista faccia a faccia sulle mie esperienze e poi un confronto con i politici di turno.

La redazione, veramente carinissima, mi ha messo in crisi con questa semplice, scottante domanda: “ma se ti trovassi davanti a un politico di oggi, uno di quelli che ha deciso o sta decidendo del tuo futuro, tu cosa gli chiederesti?”

E già qui, silenzio e palle di fieno che rotolano… Bella domanda.

Cioè, posso fare una domanda ma non insultare..? (e uffa però…)

Ok, chiedo, diciamo così, a spanne… un centinaio di milioni di euro? (tanto ne hanno a profusione, tutti rubati dalle nostre tasche)?

O di smetterla di rubare? (diffamazione Vostro Onore!)

Ma no, ma no, la vostra Giovanecarinaedisoccupata si sarebbe morsa la lingua e avrebbe chiesto, come nelle migliori commedie all’italiana: “fatece lavora’!” Piantatela con tutte queste tasse (che se la gente non lavora e non guadagna dico io, è matematica elementare Watson, COME FA A PAGARE LE TASSE che continuate ad aumentare?)e agevolate le aziende che dovrebbero assumere e investire, invece che strozzarle con burocrazia e fisco. Che la gente della strada davvero non è qui a chiedervi la carità, una casa del Comune o la diaria… vi sta chiedendo un lavoro per potersi mantenere, checcavolo!

Alla fine, ve lo devo confessare, l’ipotesi di un confronto del genere mi ha un po’ spaventata, e pur dispiacendomene molto, ho declinato l’invito. Vuoi per la naturale timidezza che provo (mi sono fregata la discussione della tesi di laurea, vi dico solo questo, una figura di m… in universo visione..che gradirei non ripetere fin che campo, e comunque non in diretta nazionale!) vuoi perché volutamente intendo mantenermi apolitica e super partes nelle mie disquisizioni da disoccupata (e partecipare ad un dibattito politico… non è proprio cosa per me).

Non mi interessa “di chi è la colpa” di questa crisi: se di Berlusconi, Prodi, del M5 del PD o del PDL, di chi ha votato l’ingresso dell’Euro o di chi ha campato per centenni sulle spalle degli italiani, siamo tutti un po’ colpevoli. Chi ha mangiato, chi ha votato, chi ha rubato, chi è stato zitto, chi non è stato zitto, chi continua a far polemica e poco altro… insomma, se mi conoscete sapete che ritengo che la disoccupazione non sia una cosa politica, una piaga sociale o qualcosa che sta nei libri e nelle chiacchiere da “aria fritta”… ma una realtà quotidiana in cui ciascuno di noi vive, e convive, ormai da tempo. Una battaglia QUOTIDIANA da combattere, non contro la classe politica ma contro la fame, la disperazione, la mancanza di un lavoro che ti qualifica, ti dà da campare e-si (un tempo)- anche soddisfazioni, e contro la voglia di  non alzare più un dito e mandare tutti a quel paese.

Ovvio che il dibatto politico mi deve interessare, ma non la sterile elencazione di numeri, di colpe e  scuse patetiche dove si va sempre, inevitabilmente, a parare, quando si invitano i politici in tv (è il loro lavoro, del resto, e lo fanno maledettamente bene: confonderci con numeri e “ma nel 1994 quando Tizio era al governo e ha votato la Manovra tale (che non è più nemmeno in vigore da 10 anni o giù di li)…” e giù a incastrarci con la storia della rava e della fava… no, non fa proprio per me.

Infine, non sono una fan, come vi ho detto, nemmeno di quei programmi che spettacolarizzano la disperazione. Non voglio finire in tv a parlare, per quanto dignitosamente, della mia “condizione” di disoccupata o più o meno inoccupata, non voglio andare ad allargare le schiere dei “rappresentanti della disoccupazione” che ormai fanno tanto tendenza da invitare al Mattino 5…voglio restare seduta assieme a voi, qui, davanti alla tv o dietro allo schermo del pc, e osservare. Ne voglio discutere con voi!

Il talk è in onda tutti i lunedì su 7Gold dalle 21.10 e, se vi va di dare un occhiata e commentare assieme a me la puntata che parlerà di ciò che ci tocca più da vicino, mi trovate su Twitter con l’account che già conoscete @1disoccupato

Una cosa, però, voglio dirvi prima di salutarvi per il weekend. Una cosa che mi ha dato ancora di più da pensare: la redazione ad un certo punto, dopo aver ascoltato la mia storia in breve, mi ha posto (fra le altre) la fatidica domanda “pensi che il fatto che tu sia disoccupata sia colpa tua?”

Nel mio caso, per quanto forte fosse la sensazione di oppormi a quella corrente di pensiero che vuole che “chi non ha un lavoro è perché in fondo in fondo non vale una ceppa”, tuttavia devo dirvi che la mia risposta è stata: in parte si, è stata anche colpa mia.

Che, come sapete, non sono mai capace di stare zitta, o mantenere un profilo basso, o fare il lavoro sporco perché “così chiede il capo” e poi qualcuno deve farlo. Io ho sempre amato lavorare bene, onestamente e con coerenza, ed è stato questo in definitiva il mio problema: nell’azienda dove lavoravo, così come ritengo nel Sistema Italia, non servono più persone che fanno onestamente il loro lavoro. Servono i ladri, i corrotti, i maneggioni, quelli che se la sfangano, quelli che si arrangiano, i chiacchieroni e gli affabulatori, i burattini, le zoccolette.

Ecco, questa  domanda voglio girarvi e voglio che in cuor suo, ognuno di noi, si dia la risposta più schietta e sincera (come la Birra Moretti, si). Pensarci aiuta, sapete? Aiuta a liberarsi di certi fastidiosi, ingombranti, pesanti fantasmi che ci portiamo sulle spalle. Come tanti avvoltoi che ci sono stati affibbiati dal “pensiero comune”:

-   Se sei disoccupato è colpa tua ed è giusto che disoccupato ci sia tu (e non io)

-   Ma c’è crisi, tu non ci servi più, sei inutile

-   Meglio a te che a me

-    Il fenomeno della disoccupazione è solo questione di numeri, non di persone in carne e ossa

-   È tutta colpa dei politici, della crisi, dell’euro, del cane che mi ha mangiato i compiti…

Ad libitum.


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