La disperazione nei tempi della crisi

Creato il 07 marzo 2011 da Dylandave

- Figli delle Stelle – 2010 - ♥♥ e 1\2 -

di

Lucio Pellegrini

E’ un’ occasione questo film di Lucio Pellegrini. Un’ occasione, in un delicato momento come il nostro, di fare una commedia che in qualche modo faccia riflettere sui risvolti economici e politici che la nostra Italia sta subendo. Soprattutto perchè i protagonisti sono quei quasi quarantenni vittime del precariato dilagante e con all’ interno un’ immensa frustrazione e sfiducia sul futuro. Protagonisti che non hanno più alcun punto di riferimento o famiglia e che non sono altro che figli delle stelle. E’ un peccato però che questi personaggi tirati in ballo da Pellegrini finiscano per essere banalizzati a tal punto da apparire solo una banda di gente onesta (e un pò minus habens) che tenta di cambiare la loro vita dandosi alla criminalità. Il film si sviluppa narrativamente in maniera del tutto insolita poichè dopo l’ iniziale rapimento ci vengono di frequente mostrati flashback come a volerci svelare qualcosa di importante nelle personalità dei protagonisti. Queste aspettative però non vengono esaudite e tutti i personaggi restano molto eterei, galleggiando in un limbo macchiettistico caratterizzato sulla base di icone simboliche e un pò malinconiche di una generazione che vorrebbe gridare il suo no alle politiche dei potenti ma che si trova impotente poi nel momento di farlo. Come bloccata dal senso mediatico e vacuo delle chiacchiere da talk show che di fatto niente di diverso apportano nei futuri di queste persone tanto deluse. Ciò che invece colpisce di più e funziona in Figli delle stelle è invece il “risveglio” che il film ha nella sua parte finale. Perchè, da dopo l’ uscita di scena del personaggio anonimo interpretato da Fabio Volo (decisamente sottotono in questa prova), il film assume quella vena un pò folle e surreale che ricorda tanto la vecchia commedia all’ Italiana. Splendidi sono sia Pierfrancesco Favino, nell’ interpretare un insegnate precario che sogna la supplenza e cova il desiderio di innamorarsi, come anche l’ ormai certezza Giuseppe Battiston nel ruolo di un ricercatore universitario di sociologia con idee rivoluzionarie e di memoria “cheguevaresca”. Perchè è in questi ultimi momenti di delirio che il film ci regala che riscopriamo quanto possa essere surreale questa condizione sociale quanto mai più attuale oggi. Una mezz’ ora conclusiva che sa alternare momenti di leggerezza a momenti di commozione e riflessione, per chi ancora non sa rassegnarsi alla comicità becera e senza senso di alcune storie poco utili che spesso il nostro cinema ci propone. Apprezzabile, in definitiva, il tentativo di Lucio Pellegrini, di analizzare i nostri problemi in questa chiave, certo è che se i suoi personaggi fossero stati costruiti con una maggiore attenzione al loro background psicologico-sociale di certo il film sarebbe stato molto meno imperfetto.

( La frustrazione della protesta )

( Mi Dichiaro prigioniero politico)

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