Mai e poi mai nella mia infanzia o gioventù avrei immaginato di arrivare oggi, a compiere assieme a mia sorella, un gesto cosi intimo ed importante come quello di stamane alle 11.30.Accompagnate dai pazienti ed impavidi mariti: il termine impavido a ben pensarci e’ rivolto a mio marito, non a mio cognato, che aveva un espressione tutt’altro che coraggiosa. Ci siamo diretti in auto a ritirare le ceneri di mio padre, nel cimitero vicino a casa nostra. Non so se chiamarle “esse” o “elle”, trattandosi comunque di resti di un povero essere umano. Erano contenute in una squallida urna di metallo, è stato cremato come per sua volontà scritta, dopo essere stato in fila con gli altri, ed aver atteso il proprio turno. Il rito è stato compiuto per mano di un addetto del Cimitero, che lo compie diverse volte in una giornata, non facendoci nemmeno una piega.Sempre per suo volere, doveva essere disperso, nelle montagne dei luoghi dove e’ nato, più precisamente vicino al cimitero dove sono sepolti i suoi genitori, cioè i miei nonni. Questo desiderava e questo e’ stato compiuto per mano delle sue figlie. E’ stata un’esperienza fuori dal comune, molto dolorosa, ma talmente importante e densa di significati che personalmente mi ha unita ancora di più a lui. Quando era in vita non e’ stato un padre affettuoso e presente,l’ho detto varie volte e mi sento di ribadirlo. Oggi, vuotando quell’urna e vedendo le sue ceneri che sollevavano in cielo molta polvere, ho sentito dentro me di aver compiuto qualcosa di grande per lui. Ho rivisto in un attimo tutta la mia infanzia che volava via, per lasciare il posto ad una donna grande,incaricata di buttare giù per un burrone il proprio padre, senza che lui possa in qualche modo opporsi o cambiare idea. Vi assicuro che sono ancora incredula, sbigottita, non degna di aver disperso quello che restava di una persona cara. L’unico conforto mi deriva dal fatto, che da quelle ceneri nasceranno sicuramente dei fiori e delle erbe profumate ed introvabili, con colori stupendi come solo la natura saprà partorire. Solo allora ,quando tra molto e molto tempo tornerò lassù,accarezzando quei nuovi fiori, sarò felice. Solo in quell’istante capirò che lui vive ancora, ed e’ contento di ondeggiare tra quelle montagne che tante e tante volte ha percorso a piedi. Per fortuna dopo ce ne siamo andati tutti a pranzo, come era nei miei pensieri da tanti e tanti mesi ricordandolo in allegria. Abbiamo anche riso dei goliardici episodi della nostra famiglia, quando eravamo tutti riuniti a tavola, cercando in qualche modo di essere allegri come in qualsiasi altro giorno. Come se lui fosse ancora lì, con noi a ridere e scherzare, come amava fare. Antonio avrebbe apprezzato e condiviso il pranzo, simpaticamente con noi, essendo da sempre una buona “forchetta” ed un compagno di tavolate veramente brillante. Grazie papà, dolce buongustaio “ANTHONY LIFFON”,come ti avevo soprannominato. Grazie per avermi insegnato che cosa è la vita. La sto imparando anche oggi, tramite questo gesto così importante ed unico,che mi auspico però,di non dovere mai ripetere con nessun altro dei miei cari. Mai più.
Canali, 22 dicembre 2007, ore 19.O7.