La divinazione con le conchiglie: un’antica pratica giunta sino ai nostri giorni

Creato il 10 novembre 2014 da Alessiamocci

La conchiglia viene usata sia nelle arti figurative che in quelle architettoniche sin dai tempi più antichi. Si associa da sempre all’elemento acqua per un simbolismo che interessa l’acqua e la vita, causa il collegamento tra il ciclo riproduttivo dei molluschi e il plenilunio.

Presso alcuni popoli primitivi, la ciprea ha assunto il valore di moneta, nelle antiche tombe egizie e di altri antichi popoli, dai maya ai cinesi, questo guscio iridescente, associato alla Luna, ha simboleggiato la Grande Madre che accoglie nel grembo l’anima del defunto.

Per il Cristianesimo la conchiglia è il simbolo di rinascita e di purificazione, per questo molte fonti battesimali hanno spesso la forma di una conchiglia.

Nell’antica Grecia, per via della sua struttura simbolica, la conchiglia ricorda i genitali femminili. Ed è proprio per questo motivo che diventa grembo per Venere la dea della bellezza e dell’amore in una prima testimonianza pittorica che si trova a Pompei, in un affresco del primo secolo avanti Cristo.

L’affascinante conchiglia viene consacrata e resa immortale dal Botticelli che la raffigura nella “Nascita di Venere” 1444-1510, in seguito, dal Caravaggio, nel dipinto “La cena in Emmaus” 1571-1610, appesa sul petto di uno dei commensali. Immersa nei suoi più profondi e molteplici significati tra passato e futuro, la conchiglia richiama la sua accezione esoterica, ed apre la porta all’arte divinatoria.

L’atto della divinazione obbedisce come un automatismo ad una delle primitive esigenze umane, affinché placare l’ansia del futuro e percepire l’ignoto. La credenza di massa è la convinzione che il responso bramato sia posseduto da qualche entità e che questa, attraverso simboli, segni e supporti, possa trasferircela in maniera del tutto naturale.

Secondo questa teoria, nascono anche altre arti del predire: la caffeomanzia, la teomanzia, l’oracolo con le foglie, l’oracolo con l’inchiostro, l’agomanzia e la spillomanzia e l’oracolo con le conchiglie. La divinazione con le conchiglie è un tipo di mantica proveniente dal continente africano.

I maghi primitivi dell’Africa e gli orixiscià brasiliani conservano sessantacinque conchiglie dentro consunte sacche in pelle. Prima di lanciare in aria le conchiglie, compiono determinati gesti, sussurrando formule in uno stato di semitrance carico di suspense e di fascino.

In Anatolia si ritrova lo stesso numero di conchiglie (sessantacinque), sostituite con trentuno fave dagli zingari in Turchia, in questo caso unite ad un anello di stagno, un pezzetto di zucchero e del pane. La divinazione si svolge per terra e si invoca Iflù, lo spirito dei nomadi. Gli zingari arredano esageratamente l’atto divinatorio e oltre a sostituire le conchiglie con le fave, aggiungono due grosse perle in ceramica o di vetro di colore azzurro che servono a simboleggiare gli occhi di Allah.

Prediligono le ore del mezzogiorno, perché secondo le loro convinzioni sono più adatte per ricevere responsi sul futuro, mentre per allontanare gli spiriti delle passioni (i demonietti rossi), le ore del tramonto. Il tramonto è rosso, e in Oriente il rosso è visto come il colore degli spiriti seduttori. Su questo colore concordano anche gli orixscià brasiliani, attribuendo il rosso a Boumbagira, la regina del male.

In Turchia, non trascurano nessun particolare e per proteggersi e non inimicarsi il diavolo, realizzano il contenitore della fave magiche con una stoffa rosso scuro, cinto da un lungo cordone nero.

Ma torniamo alle conchiglie e a ciò che serve per divinare correttamente. Dunque: si sceglie la spiaggia durante la settimana del plenilunio, proprio quando l’alta marea lascia a riva molte conchiglie, bianche rossastre.

Si raccolgono 31 conchiglie possibilmente tutte della stessa grandezza che andranno contrassegnate con simboli neri. Spesso sulla spiaggia si trovano anche vetri logorati dal mare: se ne aggiungono due, verdi o azzurri, per indicare il cielo.

Dopo aver raccolto le conchiglie e impresso nel loro interno il simbolo, si aggiungono: una zolletta di zucchero, un pezzo di sughero, una vecchia moneta di rame, il pane e un anello di nichel (in alternativa in stagno o argento).

La borsa magica va realizzata personalmente dopo il tramonto di un giovedì di numero dispari, con un tessuto usato.

Written by Carina Spurio

Terza foto by Carina Spurio


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