“È la pace che mi fa paura. Temo la pace più di ogni altra cosa. Mi sembra che sia soltanto un’apparenza e che nasconda l’Inferno. Pensa a cosa vedranno i miei figli domani. Il mondo sarà meraviglioso, dicono. Ma da che punto di vista se basta uno squillo di telefono ad annunciare la fine di tutto? Bisognerebbe vivere fuori dalle passioni, oltre i sentimenti, nell’armonia che c’è nell’opera d’arte riuscita, in quell’ordine incantato. Dovremmo riuscire ad amarci tanto da vivere fuori dal tempo, distaccati. Distaccati.”
“Italia Italia, che bella che eri negli anni Sessanta,” cantano il Nongio e Biggio nello sketch di Garibaldi e Vittorio Emanuele del loro I soliti idioti. E, almeno a guardare La dolce vita, dannazione se c’hanno ragione.
Difficile spiegare la bellezza di un film come La dolce vita. Difficile però non impossibile e alloro io ce provo io’ a dare qualche motivazione valida.Una delle armi forti del film, almeno dal mio punto di vista, sta nel dare grande importanza alla musica, da una colonna sonora di Nino Rota oltre il meravijoso alla presenza di varia musica live (c’è persino un cameo di Adriano Celentano!), sta nel costruire un’ambiente, uno stile di vita nostrano ben definito perché era questa l’Italia al suo mejo: il paese del piacere, della bellezza, dell’eleganza, della cultura. Cosa è successo poi? Non vorrei essere pedante e finire sempre lì, però c’è poco da fare: gli anni ’80 italiani, la Fininvestizzazione della nazione, l’impronta lasciata dallo strisciare la notizia del Biscione, dalle veeeline, dal Drive-In, da un nome che comincia con Silvio e finisce con oni. Lo so, che du cojoni!
Fare un tuffo in questa Fontana di Trevi del Cinema e della Bellezza e poi accendere la tv su Canale 5 o Raiuno è come essere catapultati improvvisamente dentro un film dell’orrore. Sì, sono passati 50 anni, però questo è davvero lo stesso Paese? Non è possibile.Italia Italia, che bella che eri negli anni Sessanta.E adesso perché non lo sei più?(voto 9+)
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