E da questo semplice interrogativo che l’indagine dell’autrice si estende a macchia d’olio, indagando sulle eterne piaghe sociali che affliggono il mondo nelle sue differenze tra classi sociali forti e deboli, nei rapporti tra uomini e donne, genitori e figli, malattia e vita, amore e odio, iniziazione alla vita adulta. L’abilità dell’autrice consiste nella capacità di legare insieme tutti questi grandi temi attorno ad un’unica domanda, da essa si diramano in tante direzioni diverse senza disperdersi ma ritornando al nucleo tematico principale e arricchendolo di linfa nuova. Creare un organismo composito in cui “Tout se tient” è il vero pregio di un buon narratore, è come quando, svolgendo un tema, non si esce fuori traccia.
Sicuramente, al di là della solida struttura della trama vi è poi la capacità di analisi mai scontata ma profonda e acuta dei problemi analizzati oltre al particolare pregio di questa narrazione che consiste nella capacità di presentare una realtà spietata senza clamore, leggendo questo libro si e ha la stessa sensazione di chi si è fatto male ma non se ne accorge subito, ne scorge i segni dopo, sentendo l’anima sanguina.