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“La domanda su Mozart” di Michael Morpurgo, ill. di Michael Foreman, Rizzoli

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

ladomandaE’ difficile immaginare un collegamento, un crudele anello di congiunzione, tra una delle espressioni più alte della sensibilità e del genio dell’uomo, la musica, e una delle concretizzazioni più aberranti della malvagità e della spietatezza, i campi di concentramento nazisti.
Purtroppo la barbarie, ogni qual volta si è manifestata nella storia, si è sempre rivelata un cancro capace di invadere e mortificare ogni aspetto della vita, tingendo di una sola tinta scura ogni ambito della realtà.
Per fortuna l’arte, anche là dove inquinata, abbassata a servire regimi, sposata ad intenti abietti ed atroci, è sovente riuscita a mantenere parte della sua bellezza e del suo significato, che è appunto quello di liberare ed innalzare l’uomo, non certo quello di renderlo schiavo.

Ma la rabbia resta, e leggendo “La domanda su Mozart” – piccolo, intenso e toccante romanzo di Michael Morpurgo, arricchito dai delicati e soavi acquerelli di Michael Foreman – non si potrà non provarla.
Mischiata alla commozione, alla gratitudine per un libro che, prima ancora di raccontare l’orrore, parla di rinascita, passione, speranza.

La giovanissima reporter d’assalto, Lesley, ha ricevuto un compito importante e imprevisto: intervistare, presso la sua abitazione di Venezia, il celeberrimo violinista di fama internazionale Paolo Levi.
Il musicista è però tanto famoso e talentuoso quanto schivo: non ama dialogare con i giornalisti né raccontare al pubblico la sua vita privata. Soprattutto è necessario, per sperare di portare a casa almeno qualche riga per il giornale, non rivolgergli assolutamente, non sfiorare nemmeno, la domanda su Mozart.

Il punto è che, per quanto attenta e ben informata, Lesley non ha la più pallida idea di quale sia questa fantomatica domanda su Mozart.
Il dubbio, misto ad eccitazione e ad una buona dose di ansia, le continua a frullare in testa fin quando non si trova, finalmente, davanti alla casa di Paolo Levi.

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Questi la accoglie con educazione e gentilezza, la invita ad accomodarsi, pare addirittura ciarliero.
L’incontro promette bene, fin quando l’emozione non gioca alla ragazza un brutto scherzo e la prima domanda di una serie tanto studiata e preparata nei minimi dettagli sembra essere sul punto di rovinare tutto e far finire la grande opportunità in un brutto flop.
Ma il signor Levi decide, invece, per la prima volta e inaspettatamente, di raccontare alla giornalista, forse perché sincera e davvero interessata, la sua storia. Quelle vicende che non aveva mai rivelato a nessuno e che lo hanno condotto, per miracolo, a diventare un grande artista.

Dietro il suo successo, oltre a un talento straordinario, si nasconde una sofferenza quasi indicibile: quella di due genitori ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento.
Un uomo e una donna, assieme ad altri, i quali, in virtù del loro essere musicisti, furono costretti dagli aguzzini nazisti a suonare per confondere gli animi dei loro fratelli che scendevano dai treni della morte.
Una macabra orchestra, fondata sulla paura, che accompagnava con musica, altresì soave, le fila delle persone in marcia verso le terribili docce.

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Il giovanissimo Paolo, ancora bambino, dovette venire a conoscenza del triste segreto di madre e padre e del motivo della loro rinuncia al violino.
Allo stesso tempo, grazie ad un maestro speciale, poté scoprire la sua incredibile vocazione e, con coraggio, riuscire a seguirla.

“La domanda su Mozart” è un piccolo romanzo che rapisce.
Morpurgo segue uno stile pacato, accogliente ma estremamente vibrante. Le emozioni si colgono in maniera semplice, vive, diretta e pulita.
Non c’è carico, né drammatizzazione ma è la vicenda stessa che si dipana rivelando la sua anima di profonda tensione.
Allo stesso tempo commuove il contenuto d’amore, quello tra i personaggi, quello fortissimo per la musica, in un racconto che, oltre a raccontare pagine degeneri della storia, celebra la capacità di alcuni di restare umani nella sofferenza, di ricostruire, ricominciare.

Splendida la figura del protagonista bambino, così spontaneo e sensibile, dolce e maturo. Pare di essere lì, con lui, a interrogarsi con viva curiosità fanciulla, allo stesso tempo pungente e timorosa, sui misteri celati dai genitori, di accompagnarlo mentre il richiamo dell’arte è così forte da spingerlo a contravvenire alle regole rubando il violino della madre, di sentire insieme a lui il talento che piano piano si rivela portandolo a diventare ciò che il destino voleva per lui: un grande musicista erede di un dolore non dimenticabile.

Un libro per emozionarsi e riflettere, una vicenda di fantasia ma in tutto e per tutto verosimile e, come tale, raccontata.
Perché l’autore con grandissima maestria si immedesima in un crogiuolo di sentimenti complessi e li rende con autenticità e forza.
E’ agghiacciante pensare ad una risorsa spirituale ed emotiva come la musica – così vitale per chi la pratica con passione – snaturata dalla violenza. Alla costrizione che ha portato gli stessi che la amavano ad odiarla, ad averla a nausea, perché se prima rappresentava essenza di vita, ad un certo punto è dovuta diventare simbolo e ricordo di morte.

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In perfetta assonanza con l’anima del romanzo le delicate e fini tavole di Michael Foreman.
Lievi ed intense allo stesso tempo, sui toni garbati e armoniosi dei blu e dei lilla, a rappresentare una Venezia incantata coi suoi ponti e canali, i monumenti e i cieli color pastello. Virando al grigio, sempre con l’impronta di una mano sensibile, si fanno poi più dolenti e struggenti nel dipingere la desolazione e la disperazione dei campi di sterminio.

(Età consigliata: da 8 anni)

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