Va da sè che poi ricevo tutti i segnali, senza possibilità di fare filtro. Così ieri. Mi sono messa comoda e ho guardato la trasmissione della Raznovich, su LA7.
Lei mi piace molto, l'argomento era quello giusto: mamme e lavoro.
La delusione è stata pari all'aspettativa.
Intanto avevo capito male il tema: non era mamme e lavoro, ma mamme e carriera e già qui la differenza è sostanziale. Una carriera rende di più, in termini economici, di un lavoro.
Di conseguenza le mamme presenti erano: Benedetta Parodi, un'europarlamentare, un'imprenditrice, una manager e via dicendo. Cioè donne dalle spalle coperte, non mamme che si arrangiavano prima, e dopo hanno trovato uan soluzione per continuare a farlo, ma più comodomante.
Mi sono innervosita. Avrei voluto irrompere negli studi e far esplodere una mitragliata di "Signore, ma vi rendete conto oppure no? ma di cosa stiamo parlando? ma che razza di via indicate alle mamme normali e non privilegiate?" O qualcosa di simile, insomma.
Poi tutte sorprese che tante mamme lascino il lavoro e tutte insieme a ragionar della mamma italiana, così chioccia, così culturamente legata al suo ruolo. Nessuno ha sollevato la questione del costo degli asili nido, o delle babysitter, degli orari degli asili che spesso non cioncidono con quelli della giornata lavorativa, del fatto che non tutti hanno nonni vicini a cui fare riferimento, solo per fare degli esempi.
Si compiacevano di mariti solidali nel ruolo, invece, senza considerare che le mamme single sono tante.
Poi. Le signore presenti si erano reinventate (reinventare era il verbo di ieri) in mestieri comunque attinenti al ruolo di mamma. Perchè? Se diventi mamma e vuoi cambiare lavoro, puoi solo lavorare nel mondo della mammità? E perchè mai indicizzarsi in questo modo?
Ho avuto una domenica molto pensierosa.
Mi sono sentita con le spalle al muro ed è una sensazione che detesto.