Cogliamo perciò l’occasione per condividere quest’articolo con voi, e per augurarvi Buone Palme
LA DOMENICA DELLE PALME E IL RITO EBRAICO DI SOUKKHOT
STORIA DI UNA TRADIZIONE GIUDAICO-CRISTIANA
di Ida Bertoni
Le piante, e tra loro le palme, detengono un ruolo importante nei riti religiosi di ebrei e cristiani. Una buona parte di questi riti occupa nel calendario una posizione imminente, quella del nuovo anno. Si tratta in effetti dei periodi centrali nel calendario agricolo di queste civiltà: l’autunno per l’Oriente, la primavera per l’Europa. Inaugurando il nuovo anno per i cristiani, la festa di Pasqua vanta una gran quantità di usi e rituali con le palme. Sono protagoniste della Passione di Cristo che ha inizio con la cerimonia della Domenica delle Palme. Commemorando l’entrata trionfale di Cristo a Gerusalemme, palme e rami verdi sono benedetti dal prete e portati in processione. Questa festa ha un equivalente nelle celebrazioni che si tengono in coincidenza del nuovo anno per gli ebrei: si tratta del Soukkot o Festa delle Capanne. Gli ebrei celebrano il ricordo dell’esodo dall’Egitto, nelle capanne con il tetto di palme che ricordano gli anni passati nel deserto. Anche gli ebrei confezionano dei bouquet composti da un ramo di palma e altre piante presentati in sinagoga durante le celebrazioni del rito. Questi modi di impiego delle palme accompagnati dalla sua diffusione in Europa risalgono al medioevo. Gli stessi hanno contribuito a sviluppare una diversità di tradizioni regionali, inscrivibili nel contesto dei contatti interculturali che riguardano l’Europa, il Mediterraneo e l’America Latina.
1. La tradizione ligure dei parmureli
Le prime testimonianze della presenza della cultura rituale delle palme da dattero in Italia sono attestate a Sanremo fin dalla fondazione della città nel medioevo. Generalmente si fa risalire la loro introduzione all’epoca delle crociate e delle incursioni dei saraceni, o ai contatti commerciali della Repubblica di Genova con la regione del levante spagnolo, dove si trova il palmeto di Elche. Secondo la tradizione leggendaria locale, le palme sarebbero state introdotte nei primi secoli del cristianesimo, per mezzo dei monaci venuti dall’Oriente. Nulla esclude pertanto la possibilità di una presenza autoctona, risalente ad un’epoca storica ben più antica. Qualunque siano le sue origini, la palma da dattero ha trovato sulle coste liguri uno sviluppo favorevole, dove germoglia spontaneamente e si riproduce naturalmente. Il palmeto storico si trova nella vicina città di Bordighera, dove si conservano ancora un migliaio di esemplari. L’introduzione della palma ha favorito la nascita di un’industria fiorente nel settore dell’intreccio delle palme, che assicura fornitura al Vaticano, così come alle comunità ebraiche di tutta Europa.
2. La tradizione romana dei Dies Palmarum
La tradizione sorta in Vaticano risale al 1586, quando Papa Sisto V ordinò all’architetto Domenico Fotana, di procedere all’installazione in Piazza San Pietro dell’obelisco romano portato da Caligola nel primo secolo dopo Cristo.
L’obelisco, ancor oggi situato nel centro della piazza, è alto 26 metri e pesa 350 tonnellate. Si narra che per l’operazione vennero impiegati novecento operai, centoquaranta cavalli e quarantaquattro argani. Data la delicatezza dell’operazione, papa Sisto V avesse ordinato ai numerosi fedeli presenti il silenzio più assoluto, minacciando la pena di morte per i trasgressori. Sfidando il divieto, Capitan Bresca gridò «Aiga ae corde» («Acqua alle corde») nel momento in cui le funi che sostenevano l’obelisco, surriscaldate e troppo tese, sembravano sul punto di cedere. L’avvertimento del Capitano fu seguito e il crollo dell’obelisco scongiurato. Il papa anziché punire il capitano di Sanremo, lo ringraziò e gli offrì di scegliere lui stesso il compenso per il provvidenziale suggerimento. Capitan Bresca chiese ed ottenne il privilegio, per sé e per i suoi discendenti, di fornire le palme al Vaticano in occasione della domenica delle Palme. Da allora le città di Sanremo e Bordighera hanno legato il loro nome alla tradizionale cerimonia della benedizione delle palme, per la domenica che precede la Santa Pasqua.
3. La tradizione sarda del ‘sa prama’
Maria Nevina Dore
La Sardegna conserva la più ricca tradizione di palme intrecciate d’Italia. E una tradizione che risale al XII° secolo, probabilmente anche oltre, come attesta la conservazione di un artigianato a carattere profano che utilizza una foglia di palma endemica, la Chamaerops humilis. Le palme intrecciate della Settimana Santa sarda sono fortemente impregnate di questa dimensione artigianale, come attestano gli oratori, i crocefissi, i rosari, le ostensioni e i pastorali dei vescovi, oltre che altri oggetti realizzati per questa occasione. Le palme sono tradizionalmente intrecciate dalle confraternite. La loro taglia, così come la ricchezza delle decorazioni, dipendono dallo status di chi le riceve, le più grandi sono destinate al vescovo e ai celebranti i riti. La palma intrecciata sarda è decorata in modi differenti, dovuti all’utilizzo di diversi elementi, per esempio fiori o immagini, o per l’impiego di oro e argento. L’originalità della tradizione sarda risiede nel significato che viene attribuito ai motivi intrecciati, ai colori e agli oggetti rappresentati. Tali significati si organizzano intorno ai temi della Bibbia e del Vangelo, ma anche alle credenze e alle superstizioni o alla protezione contro il cattivo tempo .
4. La tradizione corsa delle ‘pullezulle’
L’originalità corsa si esprime in modo particolare nel confezionamento delle pullezzule o “grandi palme”. Queste sono composte da foliole di palme intrecciate, rappresentanti temi e motivi religiosi. Ancora oggi questa tradizione è mantenuta viva nei dintorni di Bastia. Le pullezzule sono composte dall’assemblamento di motivi di palme intrecciate, generalmente unite le une alle altre attraverso punti metallici o rami di castagno. Questi intrecci atipici sono fabbricati dalle confraternite. Il ll loro confezionamento obbedisce a regole strette che definiscono anche le condizioni e l’organizzazione del lavoro, le spese e la scelta dei motivi. Queste realizazioni fanno pensare, per il loro carattere collettivo, la fattura meticolosa e i loro motivi improntati all’architettura sacra, a influenze monastiche. Esse ornano le croci portanti il Cristo, durante le Processioni del Venerdì santo, la Cerca e la Granitula, che riuniscono confraternite nei loro abiti tradizionali.
5. La Provenza e le tradizioni delle palme
Situata ai confini con l’area italiana, la tradizione provenzale si riferà all’artigianato delle palme intrecciate e ai costumi europei dei ramoscelli, chiamati qui rampau. Nella regione di Nizza, l’artigianato delle palme intrecciate è molto sentito. Il palmeto italiano di Bordighera è molto vicino ed è qui che risale l’origine di questa tradizione. A Nizza sono confezionati spesso ramoscelli oltre che con palme, con rami di bosso, lauro o olivo decorati con prodotti di pasticceria come scorze di aranci e bonbons. Questi ramoscelli gastronomici, spesso confezionati dai pasticceri, sono destinati ai bambini. La dimensione infantile della festa è attestata in tutta la regione, come presso altre regioni della Francia. La tradizione provenzale corrisponde tuttavia alla tradizione comune all’insieme dei paesi europei cristiani, con l’utilizzo dei ramoscelli verdi. Questi rami sono composti da differenti piante, la cui caratteristica è data dalla presenza di foglie verdi sia che siano di bosso, che di larice, che di olivo, di salice o di agrifoglio, o addirittura di pino.
6. Le tradizione spagnole e il palmeto di Elche
In Spagna, la tradizione della Domenica delle Palme è molto sentita e s’inscrive nelle processioni spettacolari della settimana santa. Una quindicina di queste tradizioni sono state classificate patrimonio nazionale. Normalmente le confraternite portano in processione carri che recano statue rappresentanti la Passione di Cristo. La palma occupa un ruolo centrale in queste tradizioni, con carri spesso ornati con foglie grandi di palma e spesso con alberi. Elche è senza dubbio il luogo centrale tra queste. Situato nel centro della Spagna orientale (Levante), il palmeto di Elche è composto da oltre 100.000 palme. Senza equivalenti nel resto della Spagna e dell’Europa, si tratta di un’importazione di un modello di oasi, creato nel medioevo da agronomi arabi, laddove la regione grazie al suo microclima si avvicina alle zone più aride dell’Oriente. Il palmeto assicura un’importante produzione di palme destinate agli usi rituali della Settimana Santa.