Meglio non dare niente per scontato. Da One on One di Craig Brown (edizioni Clichy) traggo la storia di un altro incontro straordinario. Stormfield, in Connecticut, febbraio 1909. Mark Twain ed Helen Keller si incontrano.
Mark Twain, secondo copione, recita la parte del buontempone. Fa gli onori di casa, offre té e toast imburrati, la accompagna nella sala da biliardo. E non è facile accorgersene, ma Helen riesce a percepire la tristezza che lo affligge. Sarà che il dolore rende riconoscibile il dolore. Sarà che Helen, nella lotta di una vita intera che un giorno sarà raccontata nel film di Arthur Penn, Anna dei miracoli, ha saputo rendere più ampia e ospitale la sua stessa vita.
E' lei l'unica a capire che Mark Twain è un uomo che nella vinta ha anche perso molto. Prima di tutto una moglie e una figlia, portate via dalla malattia.
A Mark Twain viene voglia di confessarsi: Mi sento molto solo, a volte, quando sto seduto davanti al fuoco dopo che i miei amici se ne sono andati. I pensieri seguono le tracce del passato. Ripenso a Livy e Susy e mi sembra di annaspare nelle oscure pieghe di un sogno confuso....
Non si sarebbero più rivisti. Mark muore l'anno successivo. Non so se portandosi il ricordo di quella donna cieca, che aveva visto più lontana di tutti nel suo cuore.