La mattina, prima del caffè, sono un vero e proprio automa. Tutte le azioni che compio, dalla doccia al vestirmi al guidare, non hanno nessun senso, ma tutte hanno un solo scopo: portarmi al bar, quello poco prima dell’ufficio. Il tutto si svolge in un particolare stato catatonico durante il quale compio le mie abituali azioni senza rendermi conto di quello che mi accade intorno.
Una volta svegliato (cioè all’uscita dal bar), realizzo il motivo che stava per destarmi dalla catatonia prima del caffè. La tizia vicino all’auto indossa una camicetta estiva di quelle corte che ti lasciano scoperto l’addome, un paio di pantaloncini mini-mini, tacchi da mezzo metro e una abbronzatura marcatissima. Si trova esattamente nello stesso punto in cui si trovava durante la “procedura di consegna della monetina ™”, ha nella mano sinistra un iPhone con una improbabile cover rossa e tanti altri orpelli irriconoscibili, nella destra le chiavi della macchina.
Seeee, certo, più o meno così…..
Ha un’espressione che è un misto tra imbarazzata, arrabbiata e delusa. Continua a premere con ardore il tasto sul telecomando attaccato al portachiavi, direzionando lo stesso in diverse parti del veicolo. Apre lo sportello, lo richiude e ricomincia la lotta col telecomando. Io nel frattempo ho terminato la mia sigaretta post caffè e faccio per tornare alla macchina, passando inevitabilmente di fianco alla ragazza. La sua espressione ora si sbilancia verso l’imbarazzato, io la guardo e rallento, lei mi guarda.
“Non riesco più a chiuderla, è mezz’ora che ci provo” dice continuando a provare e stringendo sempre l’iPhone nella mano sinistra.
Solo dopo mi sono reso conto di aver lasciato perdere la donna sei sogni. Bella e rincoglionita.