Alla base del film vi è un romanzo di inizi anni 60, che cercherò di recuperare al più presto, che racconta la storia di uno scienziato, studioso del meraviglioso mondo degli insetti, il quale si trova in vacanza in una zona isolata del Giappone. All'inizio lo sentiamo mentre pensa alla vita quotidiana delle grandi città,a come vorrebbe evadere da tutto e tutti, perso in questo pensiero non si accorge di aver perso anche l'ultimo bus verso la città. In suo soccorso arrivano due uomini di un villaggio vicino,i quali gli consigliano di passare la notte in una sorta di depressione con all'interno una casa abitata da una donna. L'uomo all'inizio non si rende conto di esser vittima di una trappola, ascolta la storia tristissima della giovane donna , ( ha perso marito e figlia ingoiati dalla sabbia, sostiene), si gode un po' di riposo. Poi all'indomani quando vuole uscire dal quel buco gigantesco , si rende conto di non aver vie di fuga. Intrappolato, non si sa fino a quando, con quella donna in quel maledetto posto. La sua prima reazione è rabbiosa, poi con il tempo....
Il senso di claustrofobia, di implacabile condanna, di paranoia, ti assale per tutta la durata del film. Sottile, graffiante, l'opera riesce a metterti a disagio di fronte alle disavventure del professore e alla vita durissima della donna. Non mancano nemmeno i tentativi di tenerezza, di creare un rapporto,che affiorano sopratutto nel finale. Ti chiedi: ma è una vera trappola? O una condizione anche favorevole, un nuovo modo di ricominciare a vivere?L'uso della sabbia che scivola, si insinua in ogni posto, riveste i corpi dei protagonisti, crea un senso di soffocamento,isolamento, assolutamente apocalittico ,cupo,disperato. Tanto che il finale è assai ambiguo: una nuova rinascita, ( l'uomo vuole costruire un sistema per portare l'acqua a tutte le case come la sua, si è affezionato alla donna, peraltro incinta, e vuole sapere come sta ), o una discesa senza ritorno nella follia?
Il film è superbo, non solo per la storia che si apre a diverse chiavi di lettura ( metafora sul rapporto capitalismo- essere umano e relativa disumanizzazione di questo ultimo, visto che il professore e la donna lavorano per gli abitanti del villaggio dando a loro la sabbia che poi costoro rivenderanno a costruttori edili privi di scrupoli. O un discorso allegorico,simbolico, sulla prigione scivolosa dei sentimenti , dei rapporti umani?), ma anche per il suo montaggio che riprende la lezione del miglior cinema europeo e sovietico,per la regia fatta di inquadrature marziali, fisse, di rara potenza fisica, e di movimenti della macchina da presa impeccabili. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale , in quanto è merito suo la riuscita dell'atmosfera inquietante,disturbante, alienante di codesto immenso capolavoro.