La donna nel mondo – Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi

Creato il 04 agosto 2015 da Maxscorda @MaxScorda

4 agosto 2015 Lascia un commento

Dopo il successo clamoroso di "Mondo cane", un seguito era quasi d’obbligo tantopiu’ che il materiale girato, bastava e basto’, per almeno tre film incluso questo "La donna nel mondo". In realta’ il progetto doveva essere piu’ complesso. Da poco Oriana Fallaci aveva dato alle stampe "Il sesso inutile, viaggio intono alla donna", editore Rizzoli ovvero lo stesso patron della Cineriz che produsse i film del trio di registi. Considerando l’idea di trarre un film dal libro della Fallaci e visto l’esubero di materiale si penso’ di far convergere le due cose ma quando il caratteraccio di Jacopetti si scontro’ con quello della Fallaci, la collaborazione cesso’ immediatamente.
L’idea pero’ era buona, il motore avviato, percio’ si procedette con la riorganizzazione del girato e la scrittura di un nuovo testo. La macchina in realta’ gia’ scricchiolava tra i tre registi e s’iniziarono a pagare i tanti inghippi, inconvenienti e tragedie occorse durante le riprese del film precedente.
In primo luogo il tragico incidente automobilistico nel quale perse la vita Belinda Lee, alla quale il film e’ dedicato. Bellezza sfolgorante, ormai una certezza nel firmamento hollywoodiano e a quel tempo compagna di Jacopetti e di lui incinta. Il regista ne usci’ distrutto, fisicamente e moralmente e la morfina che in un primo tempo servi’ ad attenuare il dolore, divenne vizio dal quale usci’ soltanto anni dopo e con enorme fatica. 
Coi primi soldi, iniziarono anche le diatribe su diritti e percentuali e Jacopetti era uomo difficilissimo da trattare.
Ad ogni modo il film fu messo assieme e chi ha visto il primo "Mondo cane" sapra’ riconoscere la continuita’ tra le due opere per quanto questa si concentri sulla donna e sulle possibili varianti.
E’ una donna scoperta, e’ il caso di dirlo, in lungo e in largo, antipodi geografici, culturali e morali che si alternano nello stile jacopettiano del creare da un lato un contrasto shockante, dall’altro sottolineare come spesso il ridicolo delle altrui diversita’ in fondo altro non sia che consuetudini proprie soltanto girate in altra forma.
Certo, il messaggio e’ rivolto a spettatori di 50 anni fa, oggi nessuno si stupisce delle donne che fanno il soldato o delle starlette festivaliere ma l’esotismo africano o di altri continenti ancora sa colpire.
Film criticato sempre dai soliti, italiani ovviamente perche’ all’estero ma anche da noi fu un grande successo.
Seminale nell’introdurre il tassello "donna" nel mosaico del cinema di genere, dal quale scaturirono un’infinita pletora di variazioni, il nuovo capitolo resta fondamentale per comprendere il costume di un’epoca ma ancor meglio per comprendere la grandezza del Jacopetti, uomo, scrittore e regista e la ragione di tanto successo.
NB: per rimarcare la bieca ignoranza e la faziosita’ del sistema dell’informazione italiana, basta mettere a confronto la pagina di Wikipedia italiana con quella inglese. O giapponese.

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