La donna nell’Islam: se l’ideologia ci trae in inganno è anche vero che si accetta di essere ingannati

Creato il 08 marzo 2016 da Alessiamocci

“Non manderò perduta l ‘opera di nessuno tra voi, maschio o femmina che sia, poiché discendete gli uni dagli altri… ”

La condizione della donna è una delle realtà dell’Islam che più sconcertano l’Occidente. L’Islam è stato così spesso dipinto come una fede maschilista che nessuno ne sospetterebbe mai una valenza femminile o quantomeno paritaria.

Purtroppo, nel pensiero occidentale tradizionale, c’è sempre stata poca obiettività nel trattare la posizione dell’Islam su questo tema, tutto ciò maggiorato da un’insistenza mediatica che ritrae la donna islamica come una figura silenziosa, priva di diritti e nascosta dietro un velo. Senza nemmeno considerare che la questione del velo non è catalogabile o indiscutibilmente appartenente alla religione coranica ma piuttosto implicabile ad una serie di tradizioni che ritroviamo in quasi tutte le civiltà antiche, ma che in questo caso fanno ancora parte del sistema di credenze e valori tradizionali di alcune donne.

Nell’immaginario comune la donna islamica rappresenta per assonanza solo una categoria concettuale a sé stante, che omologa diverse provenienze, lingue, culture, status, identità individuali e collettive, condizioni socioeconomiche, orientamenti politici e declinazioni di credi. Ma vi è una grande ignoranza nel considerare il mondo musulmano un’unità indistinta.

L’Islam è composto da tanti paesi e da differenti culture. Dall’Arabia all’Africa, dalla Bosnia all’Indonesia, questa religione viene seguita e praticata da un enorme tessuto di persone; le costumanze di etnie, culture e di singoli individui musulmani sono soventi non sono l’espressione del Corano, che è il testo sacro dell’Islam, ma di tradizioni più o meno locali, posto che le culture e gli imperi islamici sono stati per secoli culle della civiltà. Ogni nazione ha fatto il proprio percorso. La religione islamica, che è il terreno comune a tutti questi paesi, non ha nulla in contrario al rispetto e alla parità fra generi ed in generale fra esseri viventi.

L’Islam è, infatti, più di un nome, una religione, un movimento sociale. È qualcosa che va al di là del tempo, delle culture, delle tradizioni e di tutti i limiti umani. I pregiudizi e i luoghi comuni di cui è impregnato il nostro inconscio facilmente potrebbero essere smentiti dalla storia, però continuano ad operare e ad esistere scaturiti e consolidati da secoli di diffidenza o recenti conflitti.

Al fine di comprendere il ruolo delle donne nell’Islam, abbiamo bisogno di prendere più confidenza con questa religione, di responsabilizzare la politica della strumentalizzazione dei credi religiosi e del degrado delle nazioni e soprattutto di esaminare il ruolo della donna prima e dopo l’avvento dell’Islam.

Un tempo, quando il resto del mondo, dalla Grecia a Roma, e dall’India e alla Cina, considerava le donne non migliori dei figli, o anche delle schiave, e senza diritti, l’Islam riconobbe l’uguaglianza delle donne con gli uomini e attribuì loro grande rispetto. “I credenti e le credenti sono in amicizia tra loro: consigliano il bene e vietano il male… ” Corano

Nella società arabo pagana, come d’altronde in molte altre società dei tempi, le donne soffrirono grandi ingiustizie e umiliazioni. Esse venivano trattate come mera proprietà dell’uomo, materiale da smaltire in base al capriccio del tutore maschio, non potevano ereditare nulla da genitori o mariti. Alle donne era proibito risposarsi dopo il divorzio e non potevano scegliere se o con chi sposarsi. Non vi era nessun limite posto che vietasse a un uomo di commettere qualsiasi ingiustizia verso le sue mogli. Come prassi generale, gli uomini avevano la libertà di acquisire quante mogli desiderassero senza limiti impostati. In Arabia era inoltre diffuso l’infanticidio delle neonate che venivano sepolte vive poiché fonte di grande disonore e rabbia per la famiglia. Alcuni lo consideravano un cattivo presagio. Nel Corano viene descritta chiaramente la reazione dei padri alla notizia della nascita di una figlia: “Quando si annuncia ad uno di loro la nascita di una figlia, il suo volto si adombra e soffoca in sé la sua ira. Sfugge alla gente, per via della disgrazia che gli è stata annunciata: deve tenerla nonostante la vergogna o seppellirla nella polvere? Quant’è orribile il loro modo di giudicare.”

Tuttavia la posizione delle donne nel VII secolo, in paesi diversi dalla penisola arabica, non era molto diversa. In Europa solo tredici secoli più tardi, rispetto l’Islam, è stato possibile per le donne diventare legalmente in grado di vendere o acquisire proprietà senza aspettare il permesso dei mariti. Le donne non potevano votare, citare qualcuno in giudizio, né possedere alcuna proprietà. Erano considerate solo proprietà del marito o del tutore maschio e non avevano diritto di divorzio al contrario degli uomini.

I figli maschi ereditavano il nome, la ricchezza e la posizione della famiglia mentre le figlie femmine vivevano sperando di sposare uomini ricchi. Anche nei paesi occidentali o dell’estremo oriente, le donne non potevano scegliere i loro mariti, e, se vedove dovevano passare la loro esistenza a piangere per i loro mariti fino alla fine della loro vita; questo purtroppo ancora oggi è praticato in alcuni paesi.

L’Islam quando nasce rivoluziona tutto questo sistema di credenze e pregiudizi, si pone come grande religione riformista e comincia ad accordare alle donne diritti negati a lungo; stabilisce per la donna il diritto imprescindibile all’eredità, al divorzio e alla vita, in quanto soggetto attivo della comunità. Già ai tempi concede alle donne il diritto al voto, diritto riconosciuto in Europa solo secoli più tardi.

Il Corano inoltre, accorda da subito alla donna gli stessi diritti dell’uomo e dispone che goda di una capacità legale in nulla inferiore alla sua. Ha posto fine a pratiche atroci e ingiuste sottolineando l’importanza della famiglia, della società e della comunità, ha conferito alla donna il massimo del rispetto, come moglie, figlia e lavoratrice. Ha stabilito la sua libertà e indipendenza quando tutte le altre culture le negavano ogni diritto. Per l’Islam l’uomo e la donna sono membri perfettamente uguali della società, hanno gli stessi diritti e doveri, incorrono nelle stesse sanzioni penali.

Chiunque opera il bene, maschio o femmina che sia, e sarà credente, questi entreranno nel Paradiso ed il loro computo non verrà disperso neanche del peso d’un atomo ” Corano

La lotta tra i sessi è sconosciuta nell’Islam, come pure i concetti di maschilismo e femminismo, mentre la misoginia è qualcosa di estremamente lontano dal suo sistema di valori. Con la rivelazione del Corano l’islam restituisce dignità e diritti alle donne. Abolisce l’orribile pratica dell’infanticidio e afferma l’assoluta eguaglianza tra uomini e donne e più in generale fra esseri umani.

Agli uomini spetta la fortuna che hanno guadagnato, e alle donne spetta la fortuna che hanno guadagnato” Corano.

Nell’Islam di fronte a Dio, quale unico valore, tutti gli esseri umani sono uguali, nelle opportunità e nelle circostanze, nei diritti e nei doveri. Dio ha imposto l’uguaglianza al di là di ogni divisione razziale o di genere e non conosce alcuna differenziazione nel colore della pelle o nel censo.

In verità, i sottomessi e le sottomesse, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i sinceri e le sincere, i veritieri e le veritiere, i perseveranti e le perseveranti, gli umili e le umili, i caritatevoli e le caritatevoli, i digiunanti e le digiunanti, i casti e le caste, tutti coloro che frequentemente ricordano Dio, otterranno da Lui il perdono e una mercede immensa ” Corano.

Non si potrà mai sottolineare abbastanza l’influenza degli insegnamenti del Corano e del Profeta Muhammad nel progresso della civiltà. Nella storia dell’umanità, nessuno ha mai lavorato con così tanta integrità, forza e genio per salvaguardare i diritti umani, in particolare quelli delle donne, degli orfani o dei più poveri e deboli. L’Islam è stato per secoli impegnato per onorare l’umanità, liberandola dalle catene del pregiudizio, delle manipolazione e dell’ingiustizia sociale.

I suoi insegnamenti in materia di diritti sociali e politici, diritti di proprietà e diritti umani, sono fra i più preziosi capitoli nel libro della civiltà umana.
La ricerca della conoscenza è un dovere di ogni musulmano, uomo o donna che sia“, “Cercate la conoscenza anche fino in Cinadiceva Muhammad.

Attraverso queste istruzioni diviene un dovere religioso per i musulmani l’educare se stessi, i propri figli e la società alla conoscenza e al sapere. Istruzione e apprendimento è un dovere religioso che nessun musulmano deve impedire a nessun altro, anche se di diverso sesso, razza, o cultura. Con tali istruzioni, il Profeta non solo ha creato un eguale diritto all’istruzione, ma ha anche aperto la porta ad una migliore comprensione; chi conosce difficilmente nega all’altro i propri diritti.

Le donne sono uguali agli uomini“, “Il Paradiso giace sotto i piedi delle donne” “I migliori tra voi sono quelli che trattano bene le donne“. Il Profeta sapeva bene di vivere in una società maschilista e con queste istruzioni, fece del rispetto e della riconoscenza per le donne una responsabilità religiosa e sociale encomiabile. “Gli uomini devono essere un supporto per le donne” diceva ancora Muhammad per sottolineare il dovere dell’uomo di fornire supporto, e non ostacoli, per le donne e la loro realizzazione. “Dovete essere equi con i vostri figli sia femmine che maschi e fornire loro una buona e corretta educazione e istruzione” con questo il profeta sottolineava l’importanza anche dell’equità nel trattamento e nell’educazione dei figli maschi o femmine che siano. Tali posizioni, diritti e uguaglianze fra tutti indistintamente, erano il risultato del supporto e degli insegnamenti del Profeta. Le donne potevano e dovevano prendere parte agli affari sociali, politici e militari.

Il risultato che ben presto ne derivò non fu solo la promozione dei diritti umani, ma anche l’incoraggiamento alla lotta per i propri diritti. L’Islam ha introdotto le regole e le basi per la convivenza e l’umanità, alcuni scelgono di seguirle mentre altri purtroppo hanno scelto di non farlo. Man mano e secoli più tardi molte di questi concetti e regole si sono trasformati in norme culturali o politiche. L’Islam è entrato in contatto con culture diverse e ogni cultura ha abbracciato la fede in modo diverso e secondo i propri modi.

Anche nella sua terra d’origine, entro uno o due secoli dopo la morte del Profeta, norme e regolamenti vennero modificati in base ai mutamenti politici e culturali del territorio. Per esempio un verso coranico dice “Dì ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciò è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno. E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare”.

Nel tempo, questa legge divina è stata cambiata e tradotta in modo completamente diverso dal significato iniziale; oggi secondo alcune ed alcuni le donne devono indossare il velo, o coprirsi dalla testa ai piedi. La modestia, alla base del verso, è stata trasformata in un mero codice di abbigliamento. Ma questo codice di abbigliamento non è vissuto come un obbligo per le credenti e soprattutto non è causa della loro oppressione sociale o economica.

Le donne, che all’inizio dell’Islam, guidavano eserciti e prendevano decisioni politiche, secoli più tardi si ritrovano a doversi sedere o pregare in separata sede nelle moschee rispetto agli uomini. Ma una situazione simile si viveva anche in Paesi non islamici. Ad esempio, un secolo fa in Inghilterra, in occasione del World Anti-Slavery, il convegno per l’abolizione della tratta degli schiavi, venne negato alle poche delegate donne di sedersi assieme agli uomini. Sono dovute andarsi a sedere in silenzio dietro le tende nei balconi della sala.

Questo episodio, naturalmente, portò alla Seneca Falls Convention, la prima convenzione sui diritti delle donne che alla fine arrivò a concedere un paio di diritti in più alle donne come il poter vendere proprietà, il diritto all’istruzione, e simili. Ma qua siamo nell’ottocento.
Il Profeta ha insegnato che le donne hanno il pieno diritto di scegliere i propri partner, di possedere proprietà, e hanno uguali diritti all’istruzione.
Purtroppo, in conformità con la cultura prevalente questi diritti vennero trasformati in funzioni, come la funzione della donna di prendersi cura dei figli e rimanere rigorosamente a casa. Tutto questo, però, non è così diverso rispetto a quello che succedeva fino al XX secolo in Europa o in America, dove dalle donne ci si aspettava solo la funzione di “Republican Motherhood” ovvero la madre che serviva solo ad insegnare ai figli gli ideali del repubblicanesimo.

Per giustificare il pregiudizio verso le donne, possiamo incolpare una religione, affermando la sua presunta inferiorità, possiamo dare la colpa ad una cultura o ad un sistema, e possiamo anche incolpare le stesse donne di questo ma non possiamo cambiare la realtà, che il sessismo e il maschilismo non sono esclusiva di nessuna religione o cultura. Eppure queste superficiali giustificazioni “che ci faranno sentire meglio” non rimuovono le responsabilità di nessuno di noi. Se è vero che i media sviano le persone, che i politici ci inducono in errore, e che l’ideologia banale ci trae in inganno, è vero anche che le persone accettano di essere ingannate.

La colpa dell’oppresso non è minore della colpa dell’oppressore“, ha detto che Muhammad.
L’Islam è una religione in cui lo “standard” di superiorità è bollato dal livello di conoscenza, dove l’essere umano è stato creato nella figura migliore senza differenze. L’Islam è una religione in cui il tempio di preghiera non è necessariamente un edificio, ma può essere anche il cuore, dove il predicatore non è un prete o imam, ma il proprio intelletto e la propria coscienza; e se la religione del credente è fondata sulla mera imitazione, allora agli occhi di Dio diviene un “bestemmiatore”.

Nell’Islam, l’ignoranza è un peccato imperdonabile, così come la fuga dalle proprie responsabilità nei confronti di se stessi o degli altri.
Non è corretto, ad esempio, dare la colpa all’Islam delle mancanze dei suoi seguaci, che sono le carenze della maggior parte del genere umano. Una religione che è centrata sui diritti degli essere umani, e che ha liberato uomini e donne dalle catene della schiavitù non deve essere utilizzata in propaganda.

Non sono le donne musulmane in quanto tali ad essere imprigionate nel pregiudizio e nella crudeltà, ma la cosa riguarda tutte le donne. Questa forma di pregiudizio, che va oltre i semplici confini razziali o culturali, è di natura sessuale e basta. Se le donne sono costantemente tenute ad uno standard impossibile, o oggetto di discriminazione basata esclusivamente sul fatto che esse sono diverse dagli uomini, allora non mostriamoci stupiti delle conseguenze e del fatto che sono di gran lunga il gruppo più colpito da questa forma di pregiudizio.
A seconda della società la donna può essere vista come avente il peso sbagliato, l’altezza sbagliata, il livello di intelligenza sbagliato, o la religione sbagliata.

La vera uguaglianza diventa alle volte utopia e sembra quasi impossibile da raggiungere nella società in cui viviamo. Mai come oggi la sfida dell’umanità avviene attorno alla differenza femminile e alla sua fisicità: che sia ostentata o mortificata, violata o mercificata ma il Corano resta un libro sacro che è stato rivelato anche per riconoscere diritti alle donne.

Written by Amani Salama