La donna rwandese

Creato il 27 maggio 2011 da Dragor

    Ieri sera ho invitato a cena un giornalista del New Times, Edwin Byaruhanga, che  è ugandese ma come molti anglofoni è calato sul Rwanda quando questo paese si è convertito alla lingua di Shakespeare pur senza avere il personale per coprire tutti i posti. Dopo avere spaziato sulla politica, su DSK, sulla libertà di espressione e su Agathe Habyarimana alla quale la Francia rifiuta il diritto di asilo ma che si guarda bene dall’estradare, la conversazione si è orientata sulle  donne rwandesi.

   “La bellezza di una donna rwandese parla da sola”, ha detto galantemente Edwin, consapevole di essere circondato da donne rwandesi. “Sono stato in molti paesi e le Rwandesi sono famose ovunque per la loro bellezza. Possiamo definire la bellezza in molti modi, ma tutti pensano che, se una donna è bella, dev’essere  rwandese. Sono slanciate, molto più alte della media, con una figura fantastica e una carnagione dalla purezza impareggiabile.” “Le donne rwandesi sono amichevoli e ospitali”, ha detto sua moglie Caroline, pure ugandese. “E conoscono il significato della parola ‘solidarietà’. Se ne incontri una in un paese straniero, ti accoglierà come un’altezza reale in visita. E possiamo riconoscerle anche dal loro modo di salutare. Se conservano la cultura tradizionale, ti abbracceranno e ti daranno 3 baci sulle guance.”  “Le donne rwandesi sono fiere del loro abbigliamento tradizionale”, ha detto mia cognata Immaculée. “Mentre le altre donne scelgono modelli firmati, una signora rwandese sfoggerà il suo ‘mushanana’ in ogni occasione importante: nozze, battesimi, perfino alle funzioni religiose.” “Le donne rwandesi  sanno curarsi le sopracciglia in modo unico” ha detto mia cognata Donatilla. “Sono stata in molti paesi, ma non ho visto nessun’altra donna curarsi le sopracciglia come le Rwandesi.” “Le donne rwandesi sono fedeli”, ha detto mia moglie Dédé. “Non sono false come le Burundesi o volubili come le Zaïroises. Una Rwandese è per la vita”.

   A questo punto Dragor non poteva fare a meno di rivolgere la domanda assassina: “D’accordo, queste sono le qualità. Ma i difetti? Non mi direte che non ne hanno”,   ho detto, pensando che ne hanno qualche centinaio: sono testarde, dispotiche, polemiche, arroganti, vogliono sempre avere ragione, quando sono cattive non le batte nessuno. “Certo, abbiamo i nostri difetti come tutte”, ha detto mia suocera Marguerite, ottantaquattro anni, maestosamente seduta a un capo della lunga tavola, dopo essersi fatta tradurre la domanda in kinyarwanda. “Ma io sono stata cresciuta da una Rwandese, tua moglie è stata cresciuta da una Rwandese, tua figlia è stata cresciuta da una Rwandese, tu hai sposato una Rwandese. Così fa’ il santo piacere di non sputare nel piatto.”

  E a questo punto perfino Dragor è rimasto senza parole.

Dragor


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