Detto questo stanotte io e la mia valigia stiamo tornando a casa. A Bologna. Ma le strade che percorro a piedi assomigliano in modo inspiegabile ai vialetti silenziosi di quell'altra mia casa, quella dei miei, al mare. Incontro un po' di persone, persone di Milano e mi fermo a salutare. E si vede che in tutta questa confusione di case e di città, qualcosa mi sfugge. La mia valigia. Mi guardo indietro e all'improvviso lei non c'è più. E non capisco come sia possibile. Torno indietro di qualche metro e non la trovo. Mi affaccio dietro l'angolo, sbircio sotto le auto parcheggiate, come se avessi perso un cucciolo indisciplinato. Niente. Qualcuno deve avermela rubata. E allora mi concentro, ricaccio indietro le lacrime e mi dico che in fondo era solo una valigia. E che in fondo dentro c'erano solo dei vestiti. Mi passa per la testa come un fulmine l'idea che da questo momento sarò più libera e i miei viaggi più leggeri. È un pensiero illuminante. Ma è solo un attimo. Perchè quelle erano le mie cose e qualcuno mi ha derubato. E all'improvviso è come se in quella valigia, tra calzini e magliette, ci fossero i miei polmoni, le mie braccia, le mie orecchie e le dita dei miei piedi. È inammissibile che me la sia lasciata portare via sotto così. Eppure chissà, magari è solo tornata a casa.
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