La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre condannato il socialcomunismo e il liberismo selvaggio

Creato il 25 settembre 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

di Giovanni Palladino

È davvero incredibile che vi sia ancora chi accusa Papa Francesco di essere un comunista o di non essere abbastanza critico contro il capitalismo selvaggio e liberista! Lui risponde semplicemente: “Non faccio altro che seguire il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa”. Questa dottrina si è sempre opposta chiaramente all’ideologia marxista e al capitalismo liberista sin dalle encicliche di Leone XIII: la Inscrutabili Dei consilio del 1878[1], la Quod apostolici muneris del 1878[2] e la Rerum novarum del 1891[3]; di Pio XI: la Quadragesimo anno del 1931[4] e la Divini Redemptoris del 1937[5]; sino alla Centesimus anno di Giovanni Paolo II del 1991[6], alla Caritas in veritate di Benedetto XVI del 2009[7] e alla Evangelium gaudii di Papa Francesco del 2013[8].

In particolare è CHIARISSIMO quanto Papa Francesco ha detto a proposito di “una riforma finanziaria che non ignori l’etica”. Purtroppo questa ignoranza uccide, senza dover fare “discriminazioni” tra comunisti o liberisti.

[1] Il marxismo viene definito “quella letale peste che serpeggia per le più riposte fibre della società umana, la rende inquieta e minaccia di travolgerla in una spaventosa catastrofe”.

[2] “Noi parliamo della setta di coloro che con nomi diversi e quasi barbari si chiamano Socialisti, Comunisti e Nichilisti”.

[3] “La maggior parte dei proletari si trova in assai misere condizioni indegne dell’uomo. Gli operai restano soli e indifesi oppressi dalla cupidigia dei padroni e da una sfrenata concorrenza. A rimedio di questi mali, i socialisti attizzano nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio in comune da amministrarsi per mezzo dello Stato. Ma questa soluzione è peggiore del male che si vuol curare e quindi non fa che danneggiare gli stessi operai”.

[4] “Se quel che più conta – l’intelligenza, il capitale e il lavoro – non si alleano quasi a formare una cosa sola, l’attività umana non può produrre i suoi frutti”.

[5] “Il comunismo bolscevico e ateo è un pericolo che minaccia di capovolgere l’ordinamento sociale e di scalzare gli stessi fondamenti della civiltà”.

[6] “L’attuale capitalismo è il modello da proporre ai paesi che cercano di ricostruire la loro economia e la loro società? La risposta è certamente positiva, se con capitalismo si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia. Invece la risposta è decisamente negativa, se l’impresa non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso”.

[7] “L’attività economica ha un gran bisogno di essere assoggettata al giudizio dell’etica per il suo corretto funzionamento. Lo sviluppo diffuso e di lunga durata non è possibile senza uomini politici e imprenditori che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune”.

[8] “Una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiede un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza. Il denaro deve servire e non governare!”.