C’è un alpino, un eroe, che tutti conoscono il suo nome è Cesare Battisti e, contemporaneamente, ce ne fu un altro che rimane sconosciuto ai più e di cui parlerò più sotto.
Cesare Battisti era nato a Trento nel 1875, terminati gli studi nella sua città si era iscritto all’università di Graz e di Vienna, ma si laureò in lettere in Italia e precisamente a Firenze, dove successivamente conseguì anche la laurea in geografia.
A vent’anni aveva già fondato un giornale, la Rivista Popolare Trentina, di pensiero socialista, rivista tenuta sotto osservazione e sequestrata dalle autorità austriache fin dal primo numero. Si dedicò all’attività irredentistica, anche in ambiente universitario, sostenendo con passione l’identità italiana della regione del Trentino e la giusta indipendenza dal Tirolo. Nel 1900 fondò e diresse il quotidiano Il Popolo e quattro anni dopo fu incarcerato per la sua attività sovversiva. Uscito dal carcere si impegnò politicamente e venne eletto deputato alla camera di Vienna nel 1911, dove non perse occasione per criticare apertamente le autorità austriache.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il 2 agosto 1914, varcò il confine e si stabilì a Milano per poi arruolarsi nel 5°alpini come soldato semplice (prima nel btg Edolo, poi in un reparto sciatori al passo del Tonale), dove si distinse per il suo coraggio in diverse operazioni di guerra durante le quali guadagnò una medaglia di bronzo al valor militare.
Promosso tenente, il 10 luglio 1916 durante una sfortunata azione sul monte Corno, per non ritirarsi, difendendo fino all’ultimo la sua postazione, cadde prigioniero degli Austriaci, che dopo un processo sommario, lo giustiziarono per impiccagione insieme a Fabio Filzi nel castello del Buon Consiglio a Trento il successivo 12 luglio. Affrontando il capestro con dignità e fierezza, morì da eroe gridando “Viva Trento Italiana, Viva l’Italia”.
Ora la seconda storia: è quella di un altro alpino che, arruolatosi giovanissimo, era già nel 1913 allievo ufficiale e nel 1915 al comando del 3º plotone della cinquantesima compagnia del Battaglione Alpini Edolo e partecipò alle operazioni di guerra sui monti del Tonale. Tra i suoi commilitoni strinse un cordiale rapporto di amicizia con Cesare Battisti che lo soprannominò “Muscoletti” per la sua perfetta forma fisica, anche se era di bassa statura.
Il 25 maggio 1915, incaricato di effettuare una ricognizione sull’Albiolo, si fece onore respingendo da solo un’azione nemica, dopo essersi avvicinato sospeso nel vuoto, alle postazioni austriache.
Nel luglio 1915, quando a causa del disgelo, diventava difficile per gli alpini tenere la posizione, il Comando di Divisione ordinò l’occupazione di una cresta antistante Punta Albiolo da cui si sarebbero meglio controllate le postazioni austriache sottostanti. Si trattava di un’audace azione di guerriglia dove la velocità e la sorpresa erano fondamentali, “Muscoletti”, al comando di sette sottoposti, si lanciò di corsa e saltando di roccia in roccia come avrebbe fatto uno stambecco, sotto i fischi delle pallottole austriache, riuscì a raggiungere la cima del Torrione, stanò il nemico, e tenne la posizione fino all’arrivo dell’altro plotone di cui faceva parte Cesare Battisti.
Questa azione, dove mise in mostra le sue doti di coraggio al limite della spavalderia, gli valsero la prima medaglia d’argento al valor militare.
Una seconda medaglia d’argento gli venne riconosciuta per il suo contributo determinante nella conquista della Cresta Croce, l’11 aprile 1916 e una terza per la conquista della quota 2432 della Cresta dei Monticelli, il 28 maggio 1918. Un valoroso eroe misconosciuto, come ce ne furono tanti, un alpino le cui gesta vennero immortalate da Beltrame nella vignetta qui riportata.
Il suo nome era Gennaro Sora classe 1892.