Ogni anno, nella bella stagione, mi decido a ordinare un po’ la mia camera, che mi fa anche da studio. Nella mia casa (non vivo da solo) è l’unico spazio in cui ho reale e completo potere di stravolgere l’arredamento, la disposizione dei mobili etc etc.
Solo che gli anni passano e lo spazio a disposizione va sempre più saturandosi. Metteteci anche il fatto che io sono uno di quei tipi che si affezionano agli oggetti. Conservo ancora alcune miniature di dinosauri che avevo da ragazzino, così come tutti i miei librogame, buona parte dei fumetti adolescenziali (e delle riviste leggermente osé, come Skorpio e Lanciostory). Ma anche i biglietti dei mezzi pubblici delle città visitate d’estate, le penne a malapena funzionanti, le etichette di alcuni vestiti etc etc.
E i libri, ovviamente. Libri ovunque, nel mio studio. Disposti disordinatamente, in pile scomposte, mischiati a DVD, manuali di giochi di ruolo, enciclopedie, CD musicali. I libri si stanno mangiando tutto il mio spazio vitale. Del resto sono stato io a permetterglielo.
Le soluzioni che ho provato sono riuscite finora a rallentare l’inevitabile books apocalypse che mi attende (morto, sepolto dai miei stessi libri).
Una volta l’anno svuoto l’armadio, selezionando ciò che può essere stipato in cantina, che per me è una sorta di anticamera al cassonetto della spazzatura.In cantina son finiti dei numeri di Zagor, Tex e Nathan Never, dei vecchi Urania letti e riletti, quasi tutti i Gialli Mondadori, diverse annate della rivista Film TV (che un tempo era davvero spettacolare – copertine comprese), tutti i Topolino della mia gioventù, un’intera enciclopedia per ragazzi.
Ovviamente lo spazio liberato viene subito riempito da altri libri che fino a quel momento erano ospitati su mensole di fortuna.
Una seconda soluzione, niente più che un cerotto applicato su un’amputazione, è quella di acquistare dei portariviste. Che son belli, costano relativamente poco, e si possono piazzare ai piedi del letto, o sotto il tavolo del portatile. Il punto è che in questi piccoli contenitori ci stanno sì e no una ventina di fumetti, o una dozzina di libri. Poca roba, visto il mio ritmo di acquisti.
Una terza opzione, che per il momento ho praticato pochissimo, è quella di vendere libri e fumetti ai negozi o alle bancarelle d’usato. Si prendono pochi euro, ma si libera spazio in modo intelligente, tra l’altro rimettendo in circolo buone letture che potrebbero finire nelle mani di qualche altro appassionato. Tuttavia io sono abbastanza geloso delle mie cose (ok, non ci si affeziona agli oggetti e bla bla bla… che volete che vi dica, non sono mai stato granché zen), quindi l’idea di venderle o regalarle mi causa sempre dei terribili sensi di colpa. Ma credo che a breve dovrò ricorrere a questa opzione, almeno per quel che riguarda i fumetti bonelliani, da cui mi separerò senza particolari drammi.
E poi ci sono gli ebook. Rappresentano la soluzione ideale, tanto che in questi ultimi due anni e mezzo mi hanno fatto risparmiare tantissimo spazio. Sì, poi c’è anche quella faccenda che gli ebook e gli ecomics (fumetti digitali) in lingua inglese mi fanno anche risparmiare un sacco di soldi, il che non è poco.
Ciò nonostante ogni tanto qualche libro cartaceo lo compro ancora, soprattutto quando il prezzo è meno di dieci euro. Li trovo ancora piuttosto comodi da leggere a casa, in poltrona o sullo sdraio.
Come dite? Mi credevate un fanatico estremista dei libri digitali? Ebbene non lo sono: cerco soltanto di ragionare con la testa, e non con la pancia.
Visti alcuni dei recenti commenti ad altri miei articoli direi che questa semplice verità non sembra entrare mai nella zucca degli estremisti di entrambe le fazioni. Infatti alcuni ce la stanno ancora a menare col profumo della carta e con altre sciocchezze del genere. Discorsi di uno spessore che oh, mollami.
Pietà.
Dico davvero.
Non rendetevi così ridicoli, siate più gentili con voi stessi.
- – -
(A.G. – Follow me on Twitter)