La fabbrica della manipolazione. come i poteri forti plasmano le nostre menti per renderci sudditi del nuovo ordine mondiale

Creato il 12 ottobre 2014 da Eurasia @eurasiarivista

 LA FABBRICA DELLA MANIPOLAZIONE. COME I POTERI FORTI PLASMANO LE NOSTRE MENTI PER RENDERCI SUDDITI DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta, La fabbrica della manipolazione. Come i poteri forti plasmano le nostre menti per renderci sudditi del Nuovo Ordine Mondiale, Arianna Editrice, Bologna 2014

Qual è La fabbrica della manipolazione di cui scrivono Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta nel loro ultimo libro pubblicato da Arianna Editrice?

Chi più, chi meno, tutti abbiamo sentore del fatto che è in opera, da parte di quelli che in copertina vengono definiti i “poteri forti”, un plagio globale che utilizza strumenti come i mass media e la cultura. Eppure relativamente pochi sono quelli che hanno compreso che l’obiettivo di una “manipolazione” che ha per oggetto le menti e i cuori è quello di “renderci sudditi del Nuovo Ordine Mondiale” (cito ancora dalla copertina).

Tuttavia, prima di entrare in alcuni dettagli, sarà bene puntualizzare queste due definizioni.
È difatti piuttosto in auge tirare in ballo i “poteri forti” ogniqualvolta un personaggio in vista viene fatto oggetto di virulenti attacchi (mediatici, giudiziari ecc.), fino a provocarne eventualmente la caduta in disgrazia. Ogni fazione agita questo spauracchio per difendere le proprie posizioni sotto attacco, ma alla fine nessuno – compresi quelli in vena di “rivelazioni” come l’ex ministro Tremonti – ha mai spiegato bene di che cosa si tratti. Probabilmente perché non se ne comprende la vera natura o semplicemente perché non si può parlare più di tanto (esiste per la verità anche la terza ipotesi: molti “rivelatori” non sarebbero altro che dei “guardiani della soglia” la cui funzione è quella di lasciar trapelare ciò di cui sono stati incaricati, persino a loro insaputa).

Anche sul “Nuovo Ordine Mondiale” è stata scritta e detta una montagna di cose, ma raramente si va al centro del problema, che non è semplicemente d’ordine politico, economico, sociale e culturale. O meglio, è tutto ciò assieme, ma in un amalgama che sfocia in quello che convenzionalmente viene definito l’ambito “spirituale”. Per questo non bastano a spiegare la questione gli oramai scontati riferimenti agli Illuminati di Baviera o a qualche altra, seppur potente, congrega. Anche i famigerati “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, se interpretati come la prova provata di un “complotto giudaico”, rappresentano una potente forma di depistaggio.

I “poteri forti” individuati da Perucchietti e Marletta non sono perciò quelli della finanza o dell’industria, della politica o della cultura, ma sono in un certo senso una sintesi di tutto questo, o per meglio dire sono degli ambienti, diretti da individualità “eccezionali” agli ordini di entità maligne, che agendo anche nei suddetti domini si prefiggono proprio obiettivi di carattere eminentemente “spirituale” (sebbene “a rovescio”).
Siamo di fronte, dunque, ad una manipolazione su ampia scala e nei più reconditi anfratti della psiche umana, finalizzata all’instaurazione di una parodia della Realizzazione, al livello dell’individuo, e dell’Impero, a quello delle comunità umane (qualcuno ricorderà come per alcuni anni sia circolata – anche in ambienti cosiddetti “antagonisti” – l’idea che l’America rappresenti l’ultima manifestazione dell’idea di Impero).

Alla luce di questo, è apprezzabile che gli autori citino in apertura René Guénon, ricordandone le riflessioni sulla diffusione degli “stati d’animo”. Tuttavia, i riferimenti al metafisico francese entrato in Islam (ma non “convertito” come s’intende correntemente) finiscono qua, anche se è intuibile una matrice culturale dei due autori che, sebbene non strettamente “tradizionalista”, tiene nel debito conto l’insostituibile bussola fornita sia dal Guénon che dagli altri esponenti della Tradizione Perenne.

Il libro che recensiamo, dunque, pur non avendo alcuna pretesa di sostituirsi a pietre miliari quali La crisi del mondo moderno e Il regno della quantità e i segni dei tempi dello stesso Guénon, nei quali è contenuto – con una facoltà di preveggenza sbalorditiva – tutto quel che poi s’è puntualmente verificato e si verificherà, rappresenta un’esauriente panoramica di tutti i vari fenomeni del disordine contemporaneo, in specie sul piano del mentale (e dello pseudo-spirituale, quindi), che minano l’integrità stessa dell’essere umano sottoponendolo alla peggiore di tutte le schiavitù.

Che non è ancora quella del “Nuovo Ordine Mondiale”, sebbene i suoi adepti siano effettivamente aberranti e ripugnanti, bensì quella del proprio ego, ovvero quel “satana interiore” che, una volta preso a propria guida ci conduce dritti verso il fallimento in questa vita e nell’altra.

Questo va chiarito anche in sede di recensione perché altrimenti potrebbe esistere il concreto rischio che un lettore di opere come questa, che hanno l’indubbio pregio di aprire gli occhi su una “cospirazione” di cui gli stessi autori non nascondono la radice satanica, vengano mal interpretate e addotte a pretesto per gettarsi in un pessimismo cosmico o in uno stato di agitazione mista a rabbia dovuto all’effettiva enormità delle questioni qui descritte, analizzate e ricondotte ad un’unica essenziale matrice.

Fatta questa necessaria premessa, veniamo ai contenuti del presente libro, che in buona sostanza – senza aver la pretesa di indicare una “via” – ha lo scopo di mettere in guardia dai numerosi inganni che la “civiltà moderna” sta sempre più rapidamente offrendo, e, in particolare, dai loro suadenti e pericolosissimi araldi, i quali sono abili nel presentarsi a masse disorientate (perché senza quei solidi strumenti che sono le religioni quando non diventano un’ideologia identitaria) come dispensatori di sempre nuovi ed accattivanti “paradisi”.

Ecco perché diverse pagine del libro sono dedicate alle droghe allucinogene, che hanno visto alcuni dei loro “profeti” (questi, ad onor del vero, in maggioranza ebrei, come altri esponenti di spicco della “controcultura”) andare a braccetto coi peggiori settori dei servizi segreti occidentali, in un coacervo di “esperienze” finalizzate al controllo mentale e allo sviluppo di certi “poteri della mente”.

In fondo, aggiungiamo noi, è l’intero mondo moderno, con l’illusione che sia l’unica e vera realtà, ad essere un’allucinazione, quindi non sorprende che in questo contesto abbiano avuto parte anche gli allucinogeni veri e propri, i quali hanno ispirato certa letteratura e, in seconda battuta, anche certo cinema (altra droga di massa, assieme ai videogiochi, ora che è in modalità tridimensionale) dai contenuti fantascientifici e preveggenti perché di fatto predittivi di ciò che bolliva in pentola.

La musica delle cosiddette “star” (che sempre più, da veri “divi di Stato”, ostentano il loro “impegno” politico e sociale) s’inscrive nel medesimo filone deviato e a sua volta deviante, mentre l’arte moderna (anch’essa sostenuta dai servizi segreti occidentali), coi suoi obbrobri non ha altro fine che destrutturare la naturale gerarchia interna degli esseri umani (pp. 131-134).

La televisione – lungi dall’essere superata – è poi il perno di tutto quest’apparato di manipolazione, tanto che secondo gli autori, i quali basano le loro affermazioni anche sulle ammissioni degli stessi manipolatori, essa è una droga a tutti gli effetti, con cui sperimentare nella mente dei tele-sudditi tecniche note in psichiatria che fanno uso di diabolici stratagemmi quali i messaggi subliminali e l’ipnosi.

Internet e l’utopia dell’interconnessione di tutto e tutti non fa che perfezionare il meccanismo, offrendo la possibilità di crearsi “nuovi mondi” e “seconde vite” apparecchiate per sfuggire dalla propria responsabilità e dall’accettazione della propria condizione, che da sempre è stata il prerequisito per ogni ulteriore progresso spirituale.

Nell’armamentario dei burattinai al servizio del maligno non mancano poi attrezzi sfoderati più di recente, come la “ideologia di genere” (cap. 3), di cui abbiamo già riferito nella recensione di un altro libro dei medesimi autori e che attraverso omosessualismo, denatalismo, abortismo ed altre delizie punta alla distruzione della famiglia in nome del “diritto di scelta”, della “tolleranza” e della “diversità”.

In definitiva, questa gigantesca opera di traviamento in cui ha la sua parte anche la scuola (cap. 5) con la sua “autorevolezza”, si esplica nell’imposizione, palese ed occulta, di “modelli” ai quali i “perfetti cittadini” sono tenuti a conformarsi. I paradigmi scolastici si radicano ancor più in profondità dei contenuti, ma gli uni e gli altri forgiano un “cittadino modello” che, per esempio, non sospetterà mai nulla al riguardo dell’inganno della Teoria evoluzionista e delle sue innumerevoli implicazioni sociali, economiche e politiche.

Quello che invece i mansueti abitanti del “mondo globale” non devono fare è evidente, se si pensa che uno degli obiettivi principali degli adepti della dissoluzione è la distruzione delle religioni. Un’impresa, questa, per la verità non troppo difficile a causa dell’inadeguatezza dei loro stessi rappresentanti ufficiali. Che dire, per esempio, di fronte a “cattolici da Onu” o Papi che auspicano un “Nuovo ordine mondiale” e che per stare “al passo coi tempi” giustificano ogni deviazione dalla Retta via impegnandosi sistematicamente nell’ingenerare dubbi e confusione tra i fedeli? Ma anche le altre religioni, sotto quest’aspetto, non stanno certo meglio, se solo si riflette sulla bancarotta dottrinale e morale (coi suoi risvolti geopolitici) di un certo “Islam ufficiale”. È quello che Perucchietti e Marletta indicano come lo “svuotamento dall’interno” delle religioni, preludio all’ottimistica “religione fai da te” (New Age).

Il “relativismo” religioso, e quindi etico, produce indifferentismo verso ciò che è vero e falso, verso il giusto e lo sbagliato. Tutto alla fine è giustificato, purché risponda alla massima satanista del “fai ciò che vuoi”.
Che poi si tratti di una falsificazione, perché ontologicamente falsa è la fonte del messaggio relativista, è un altro paio di maniche, ma chi ha sviluppato una certa profondità di visione non avrà difficoltà nel constatare che in questo sistema non è affatto vero che ciascuno può fare quello che vuole. Ma questo viene fatto credere incessantemente, se non esplicitamente, attraverso l’appropriazione intima di modelli e stili di vita, perché un essere umano che s’illude di essere completamente “libero” è praticamente il più manipolabile che esista. Difatti, qualsiasi “occidentale” soddisfatto d’esser tale ha l’assoluta certezza che in ogni tempo e in ogni luogo sono sempre stati meno “liberi” che adesso in Occidente.

Ecco uno degli “stati d’animo” di cui sopra, le cui implicazioni sono innumerevoli e descritte anche in questo libro: dalla “guerra al terrorismo” alla “islamofobia”, fino alla “esportazione della democrazia” in cui gran parte l’hanno enti che tra le loro priorità pongono, una volta messa a segno una “rivoluzione” in qualche parte del pianeta, la profonda e drastica ristrutturazione delle società e delle scale valoriali.
In questo quadro di sovversioni, la “crisi” giunge a fagiolo, anzi viene creata ad hoc come “stato d’animo” di un’epoca nella quale si devono far accettare dei rapidi e profondi cambiamenti altrimenti difficili da digerire.

Al termine dei quali, paventano gli Autori, si pone “l’agenda transumanista”, la quale è né più né meno che – in salsa ipertecnologica o biotecnologica – il sogno prometeico dell’uomo-dio. La digitalizzazione della vita dei moderni occidentali, oltre ad avere delle implicazioni radicali sul modo in cui essi percepiscono se stessi e il loro posto nel mondo, finisce per risolversi nel contrario di quello che sembra: l’autoannientamento volontario dell’individuo, come previsto dal romanzo distopico di George Orwell 1984.

Come in quell’incubo che va travasandosi nella realtà, i “poteri forti” non si stanno più accontentando di una passiva obbedienza, ma cercano in ogni modo di violare anche quell’ultimo Sancta Sanctorum che alberga nel cuore di ognuno.

Sotto quest’ultimo terrificante aspetto tutte le tradizioni regolari sono concordi nel riferire che non praevalebunt. Per questo, come scrivevamo all’inizio, un conto è essere informati e avvertiti dei pericoli che ci circondano e che tentano d’insinuarsi anche in ciò che abbiamo di più caro e prezioso, un altro è lasciarsi andare ad un senso d’impotenza paralizzante che, non va sottaciuto, è uno degli esiti desiderati da chi ha il compito per così dire ‘statutario’ di farci fallire in questa “prova” che è la vita, alimentando col nostro stesso fallimento le fiamme di quegli inferni dei quali – mentre credono agli Ufo e ad altre illusioni – i moderni si prendono sconsideratamente gioco.

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