Per chi frequenta la rete (o per chi è particolarmente attento nei supermercati) non è certo una novità. Da quando la Mulino Bianco ha cambiato il pack di biscotti e merende, sta succedendo qualcosa di strano.
Personalmente, non mi dispiacevano le scelte grafiche precedenti, ricordate? Sul solito fondo crema, la foto prodotto e un carattere scritto a mano, semplice ma leggibile; forse un po' carente di personalità, ma tutto sommato in linea con un'idea di prodotto artigianale, fatto a mano, casalingo. Il pack nuovo ha invece premiato l'immagine del mulino a scapito del biscotto, che ora è singolo e scontornato, sostituendo il font con un serif ancora meno personale del precedente e ingrandendone la lettera iniziale fino ai limiti del sopportabile.
Bella schifezza, mi dissi al tempo, li preferivo prima. Ma forse non avevo colto l'ingegno del signor Mulino Bianco: no, non credo che quanto sia successo e succeda ancora oggi tra gli scaffali dei supermercati sia frutto di un'iniziativa virale non calcolata – quella che Iabichino ha chiamato "spackaging".
La rete di fronte a queste cose si esalta, si sa: e infatti nascono le lettere mancanti, mentre Luciano Blini crea un'applicazione che genera le parole scelte con i sacchetti del Mulino Bianco. Vale un giretto, ma è roba da codardi: il vero guerriero queste cose le fa al supermercato. Persino io e mia moglie, ieri, non abbiamo resistito. Eccone la prova: