Oltre due ore di diretta per raccontare l’Italia, i cambiamenti e la vita quotidiana, seguendo e cercando di comprendere cronaca e attualità.
Tema della puntata, la crisi della famiglia. La famiglia è solo un valore del passato? La famiglia italiana sta di fatto andando a pezzi?
Questo è l’allarmante quadro che emerge dall’analisi contemporanea di quel che oramai appare come un’istituzione del passato. I matrimoni durano sempre meno, le famiglie si sfasciano, i figli sono circondati da nuovi padri o nuove madri, coppie scoppiate e dialoganti oppure, per lo più, separate e litigiose, genitori divisi e incapaci di offrire un modello di unità coniugale in grado di creare il giusto equilibrio allo sviluppo della personalità dei giovani. In compenso pubblicità e media in genere raccontano, quotidianamente, che i valori che contano sono quelli dell’apparire, della moda, dell’avere e del capriccio.
Possiamo senz’altro affermare che essa ha subito, nel secolo che si è concluso, delle molteplici trasformazioni. Dalla famiglia patriarcale, in cui nella stessa casa vivevano insieme più generazioni ( nonni, figli, nipoti, nuore, ecc…) si è passati a quella nucleare, in cui ci sono solo i genitori ed i figli. Ed è un fatto che l’individuo contemporaneo abbia un acuto senso della propria identità, dei propri diritti, della propria autonomia. Mal tollera perciò quei legami, quelle costrizioni, quelle dipendenze, economiche e psicologiche, che soltanto poco tempo fa sopportava.
Qual è allora, il male oscuro della famiglia?
Forse l’indifferenza, il narcisismo, il consumismo: distratti dalle proprie mete di carriera e di consumo da raggiungere ad ogni costo, forse si tende a trascurare i figli, il loro bisogno di colloquio, di ascolto. I ritmi lavorativi ed esistenziali, sono, in occidente, fortemente accelerati, compressi, lasciando sempre meno spazio per un’adeguata cura dei rapporti personali; la sfera emotiva, affettiva di molti bambini ed adolescenti tende a risentirne e di certo non agevola lo sviluppo armonico della personalità.
Ecco spiegato il motivo per cui i figli, sovente ultratrentenni, prolungano la permanenza nella famiglia d’origine, dichiarando di trovarcisi bene, di godere di assistenza e servizi altrimenti non fruibili, demandando perciò alla famiglia originale il compito di supplire alle carenze economiche e di infrastrutture.
Eppure a me sembra che la famiglia sia come la democrazia, un’istituzione imperfetta che tuttavia non ha alternative migliori praticabili.
Laddove gli esseri umani si incontrano e interagiscono per anni, è naturale e inevitabile che, dallo scontro di volontà diverse, si sviluppino conflitti.
L’importante è, forse, tentare di gestire questi conflitti con efficacia e maturità, lasciando spazio alla comprensione, al dialogo, all’affetto, alla solidarietà.
Eppure la famiglia continua ad essere in crisi.
La famiglia oggi è considerata non come un soggetto sociale con diritti e doveri, ma come un fatto esclusivamente privato; non come una comunità peculiare, ma come una somma di individui che abitano nella stessa casa;
Sperando che, nel frattempo, politici e amministratori, cerchino di creare le migliori condizioni esterne (sostegni economici, infrastrutture, servizi, ecc.) affinché la famiglia prosperi, constatiamo che solo pochi coraggiosi e temerari si avventureranno nella scelta di vivere in coppia e formare una famiglia, con il conseguente ed inevitabile impoverimento della nostra società.