Verrebbe da dire, ah che bello!
Poi, arrivata la classe in biblioteca, non appena l'ometto ha visto la mamma mi si è emozionato. C'è tutto un processo fisiologico che si innesca ogni volta, e succede spesso, che l'ometto si emoziona. Prima di tutto ammutolisce, lo sguardo che si abbassa e poi vaga in cerca di un appiglio qualunque che lo distolga dall'oggetto dell'emozione, gli occhi gli si appannano, e il respiro si fa lungo e ansimante, un progressivo sbuffare che lotta strenuamente con le lacrime che gli salgono dalla gola.
E' andata così anche questa volta, e tutto il percorso istruttivo in giro per la biblioteca, mentre la mamma restava al banco dei prestiti a lavorare, lo avrà fatto con quel magone lì, chiuso fra la gola e il cuore.
Ah, anche la mamma dell'ometto sembra si sia emozionata un bel po', e poi abbia continuato a dare libri in prestito agli utenti, triste come una foglia persa.
Ho una famiglia così, ormai senza più speranze, inesorabilmente persa in latitudini di sensibilità senza mappe di ritorno.