La fantascienza scritta dalle donne: Naomi Mitchison

Creato il 26 novembre 2013 da Femina_versi @MicaelaTweets

Fantascienza al femminile: perché no?

Mentre sto per cominciare la lettura di “Un pacifico matrimonio” di Doris Lessing, romanzo fanta-spazio (space-fiction come le piaceva si definisse) della serie Canopus in Argo, vi posto due righe scritte dopo aver letto “Memorie di un’astronauta donna”, Naomi Mitchison, annata 1962.

Perché le donne, anche se generalmente non se ne fa troppo rumore, sono andate davvero ovunque.

Libro incontrato per caso. Capita.

Ma quando la fantascienza è donna e viene tradotta da qualcuna il cui lavoro conosci piuttosto bene, allora diventa un must.

Luciana Percovich, autrice (tra le altre cose) di splendidi saggi sul femminile sacro, dobbiamo il merito di veder pubblicati in Italia molti di quei testi che hanno contribuito a sostanziare la storia e il pensiero delle donne, al di là degli stereotipi culturali. Non a caso è lei la curatrice della Collana “Le Civette” di Venexia Ed.

Un marchio di garanzia dunque che il testo di Naomi Mitchison proposto da Castelvecchi e da lei tradotto appartenga a quel filone fuori dagli schemi e proponga un pensiero nuovo visto – questa volta – con gli occhi e col cuore di una donna.

Ed infatti Mary (l’astronauta) stravolge i luoghi comuni parlando dei suoi viaggi tra le galassie e proponendoci prospettive insolite.

Esploratrice esperta in comunicazione, ci introduce nella complessa (ipotetica ma neppure troppo) biodiversità universale dove la parola è solo uno dei tanti strumenti e forse talvolta il meno utile.

La Vita si perpetua nell’universo generando esseri multiformi capaci di formulare pensieri complessi anche solo tramite vibrazioni. Mary comprende tutto ciò: offre la sua conoscenza scientifica ed il suo intuito per raccogliere nuovi dati ed informazioni. La sua carriera è l’esplorazione, la sospensione temporale le permette di spingersi oltre nelle galassie, il sistema sociale del suo pianeta – prendendosi cura dei figli – le consente di procedere nella sua attività di scienziata, la sua biologia le dà la possibilità di sperimentare la maternità anche intra-specie.

Le sue memorie non comprendono conquiste, lotte di potere, buoni e cattivi o più o meno forzate “conversioni” al pensiero evoluto dei terreni, ma ci fan riflettere sull’importanza dell’osservazione, sul rispetto, sulle dinamiche relazionali interiori ed esteriori, sull’accettazione profonda del diverso (alieno, altro da sé) come espressione di una evoluta e multiforme armonia universale.

Presupposti al femminile sui quali vale la pena soffermarsi.

Memorie di un’astronauta donna
Naomi Mitchison
Castelvecchi, 2013



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