La farfalla asimmetrica, di Paolo Codazzi

Creato il 10 aprile 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe


Titolo: La farfalla asimmetrica
Autore: Paolo Codazzi
Editore: Tullio Pironti Editore
Genere: Romanzo storico/fantastico
Pagine: 192
Anno: 2014
Formato: Cartaceo

Trama:
A Palermo circola, tra le tante leggende popolari, quella secondo cui nella quadreria di un’importante famiglia nobiliare sia conservato uno specchio di tela armena ottenuta dalla lavorazione del papiro, la cui cornice era parte integrante di uno di quelli che uomini di cultura araba erano soliti esporre agli angoli delle strade della città, per dare modo ai passanti di acconciarsi, al soldo di un’offerta.
Questo specchio pare abbia, grazie allo spirito benigno che vi dimora, la facoltà di duplicare e fissare sulla tela immagini di soggetti innamorati. Si narra che nel XV secolo, durante il dominio in Sicilia della Suprema Santa Inquisizione, vi sia stato dipinto, da un pittore del Nord, il ritratto di una nobildonna siciliana, e che fra l’artista e la fanciulla fosse nato l’amore.

Giudizio:
Opera complessa e profondamente studiata nei minimi particolari, La farfalla asimmetrica si apre con una spiegazione riguardo il titolo. In origine “Lo specchio armeno”, Paolo Codazzi cambia il nome del libro in quello attuale per motivi editoriali e ne esce, a mio parere, avvantaggiato. È stato proprio il titolo, infatti, a catturare la mia attenzione poiché semplice ma abbastanza ermetico. Una farfalla asimmetrica è, in breve, una farfalla con ali di diversa cromia.

E sono proprio delle farfalle ad accompagnare diversi passaggi nella storia. La vicenda si sviluppa intorno allo “specchio armeno”, oggetto portante, tra il passato e il presente, di un amore difficile e nascosto, nonché elemento fantastico della storia. Nell’intreccio nulla è lasciato al caso, dalle omonimie tra i personaggi del presente e quelli del passato ai cambiamenti meteorologici caratterizzanti i passaggi nella storia. Il finale, a mio parere, lascia un po’ con la bocca asciutta, poiché non è completamente risolutivo ma di libera interpretazione.

Le fondamenta di quest’opera, però, non vanno ricercate nella vicenda, ma nello stile, elaborato, costruito, pieno di riferimenti storico-artistici. Ogni cosa è ben documentata, le descrizioni sono infarcite di termini in disuso o poco comuni. I periodi a volte sfiorano anche tre quarti della pagina, se non di più. Nonostante la ricerca delle parole – quasi maniacale – si traduca in una musicalità voluta fortemente dall’autore, la fluidità nella lettura ne è, a volte, fortemente compromessa. Indubbiamente, si tratta di una lettura abbastanza impegnativa. Per questo libro il lettore deve trovarsi comodo, con del tempo a disposizione, in modo da assaporare lentamente la bellezza delle frasi contenute in queste 192 pagine. Ovviamente, non tutti apprezzeranno uno stile di questo genere, io in primis ho avuto difficoltà all’inizio forse perché troppo abituata a libri più moderni, dove l’interesse per lo sviluppo della trama prevale sulla contemplazione di parole e costrutti, ma vi assicuro che vale la pena di provare. Questo libro ha un sapore antico, di quel genere che spesso si reclude al periodo scolastico e si dimentica.
Consigliato vivamente a chiunque voglia riscoprire la bellezza della scrittura.

Voto complessivo 8/10.


Sull’autore:

Paolo Codazzi è nato a Firenze, operando attivamente nell’ambito culturale cittadino. È fondatore della rivista «Stazione di Posta» e del “Premio Letterario Chianti”. Studioso di storia antica ed etruscologia, collabora con quotidiani e periodici. Ha già pubblicato: “Il cane con la cravatta” (2002), “Segreteria del caos” (2006) e “Il destino delle nuvole” (2010), editi per Mobydick.

Arianna Pasquazi



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