La Favola del Lupo e dell’Agnello e le Tradizioni Pasquali

Creato il 29 marzo 2013 da Ida Vitalibera @ida_vitalibera
EmailPrint

Durante queste festività pasquali ho avuto modo di osservare i comportamenti di molte persone e mi è tornata alla mente la favola del lupo e dell’agnello, una storiella antichissima che, per la sua morale, mi sembra proprio adatta a ciò che succede, ogni anno, durante la Pasqua.

La storiella è breve e molto semplice:

Un lupo e un agnello, si trovarono, un giorno, a bere presso lo stesso ruscello.

Il lupo era a monte, quindi più in alto rispetto all’agnello che invece si era fermato a valle.

Il predatore, spinto dalla sua ingordigia, cercava ad ogni costo un pretesto per litigare e per divorare l’agnello così disse: «Perché mi sporchi l’acqua, mentre sto bevendo?»

L’agnello, timoroso, gli rispose: «Scusa, ma come posso sporcare la tua acqua se questa scorre da te verso di me?»

Il lupo, allora, di fronte all’evidenza dei fatti, soggiunse: «Sei mesi fa hai parlato male di me».

«Non è possibile, io sei mesi fa non ero ancora nato!» rispose l’agnello.

«Allora è stato tuo padre a parlare male di me, accidenti!» ribatté il lupo, e saltando addosso all’agnello lo sbranò.

Morale della favola: i prepotenti, gli egoisti, i potenti trovano qualsiasi pretesto, anche stupido ed infondato per opprimere i deboli e gli innocenti.

In molte occasioni, l’uomo si comporta proprio come il lupo: prepotente e avido, in cerca di qualsiasi scusa per far prevalere la sua forza sui più deboli .

Questo succede particolarmente nel periodo pasquale. Alla domanda: perché a Pasqua mangi l’agnello? l’uomo\lupo, ingordo, cerca come scappatoia le scuse più insensate, assurde ed illogiche per giustificare il suo comportamento egoistico e scorretto nei confronti di chi non può difendersi. Le più frequenti che ho sentito dire sono:

  • Voglio rispettare le tradizioni. Spieghiamolo ai 4 milioni di agnelli e capretti innocenti che ogni anno a Pasqua dopo essere stati violentemente strappati via dal calore della mamma, vengono uccisi brutalmente, tra urla laceranti, e lasciati appesi a dissanguare fino alla morte, lenta..E spieghiamolo alle loro mamme che assistono impotenti: “scusa ma devo toglierti tuo figlio, devo ucciderlo (anzi devo farlo uccidere da qualcun altro perché io non ho il coraggio), devo cucinarlo e poi devo mangiarlo perché la tradizione vuole così ed io ci tengo a rispettare le tradizioni”.Ma soprattutto spiega a te stesso come fai ancora a contribuire a tanta violenza e a spargere tanto dolore in nome di un’assurda tradizione che ti ostini a rispettare non sapendo nemmeno il perché.
  • Non ho altre alternative. Come scusa non regge molto ed è anche un po’ superata perché di alternative fortunatamente ce ne sono tante e oggi grazie ad internet c’è la possibilità di consultare migliaia di ricette vegetariane quando e dove si vuole, ma forse la maggior parte delle persone non ha voglia di cercarle perché infondo è più comodo fare ciò si è sempre fatto piuttosto che rischiare e provare qualcosa di nuovo e di diverso. Cosa dovrebbero dire i quasi 7 milioni di vegetariani e vegani che attualmente ci sono in Italia? Nessuno di questi, me compresa, a Pasqua resterà a digiuno o si accontenterà di mangiare insalata. Per avere un’idea di cosa cucinare a Pasqua, in alternativa alla carne, si possono consultare i tanti siti che propongono menù veg adatti alle festività pasquali come Veganblog, Cucinandosenza o La frittata è fatta, questa scusa, quindi, è un po’ da rivedere o da sostituire.
  • Dio vuole così. Dio vuole tante altre cose che l’uomo non considera, ma di fronte al sacrificio di un agnello ognuno si sente in dovere di rispettare questo suo volere. Nel cristianesimo, l’agnello, rappresenta il figlio di Dio, Gesù, che lui stesso ha sacrificato per “togliere i peccati dal mondo”; questa dolce creatura, simboleggia, dunque, il sacrificio che Dio (attraverso suo figlio Gesù) ha fatto per liberare il suo popolo da tutti i peccati. A Pasqua si sacrifica, dunque, l’agnello per “emulare” il sacrificio di Gesù e per redimersi dai peccati. Ma nei 10 comandamenti (che esprimono la volontà di Dio) non è scritto “non uccidere? Dio vuole davvero che per lui si sacrifichino essere viventi che lui stesso ha creato, quindi suoi figli?

Nessuna scusa può giustificare la violenza nei confronti di qualsiasi essere vivente, soprattutto quando dall’altra parte c’è qualcuno che non ha fatto nulla di male per meritarsi così tante barbarie e che all’occasione non può fare niente per difendersi e sfuggire alla morte, se non cercare di dimenarsi fino allo sfinimento e gridare, supplicando, con tutta la sua forza “ ti prego, non voglio morire”.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :