nel paese del sol levante la gente, fra le varie pazzie che mette in atto, va pazza per le mascherine. dicono che è per non contagiare gli altri, da biologa ho qualche dubbio sulla necessità di portare una mascherina al parco o a piedi per strada, per contenere il contagio da raffreddore, ma se loro sono contenti così va bene, a parte l’impressione forte che fanno per strada le frotte di mascherati, che ti pare ci sia un’epidemia in atto.
ci sono pubblicità di mascherine sui treni, sui tram, sui marciapiedi, e tutte contengono ragazze bellissime felici di avere una maschera che copre metà viso.
considerando poi che spesso alla mascherina viene associato un cappello, restano visibili solo gli occhi, che, converrete, sono un po’ tutti simili: mi piacerebbe sapere come farebbero in italia con tutte le leggi sulla riconoscibilità…
insomma, io non ho messo la mascherina. che la mettevo a fare? stavo bene.
almeno fino a ieri l’altro, quando, seduta su un taxi dalle foderine dei sedili di finto pizzo (non scherzo, sono tutti così: foderine per sedili di pizzo bianco) sono esplosa in un colpo di tosse tremendo che mi ha lasciato senza fiato.
il tassista mi ha guardato come un untore e poco c’è mancato che mi scaricasse sull’istante.
la tosse tremenda è continuata per tutto il giorno, fino a che, la mattina della partenza, mi sono alzata dal letto e mi pareva di essere alta tre metri e di avere una pallina di piombo che mi sbatteva nella testa al posto del cervello.
mi sono misurata la febbre, 37,3.
mi sono guardata allo specchio: occhi lucidi, guance rosse, labbra spellate.
andiamo bene…
sarà un lungo viaggio.
lo è stato. direi più che lungo interminabile, arrivata a monaco di baviera volevo baciare la pista come il papa ma ho preferito evitare perchè c’era la neve.
ora sono a letto, col naso tappato, i bronchi rantolanti e i fazzoletti giapponesi al mio fianco.
sto sistemando le foto su flikr, appena sono pronte faccio un post scriptum col link.
baci e bacilli a tutti!