Siamo miseri, è vero, ma la nostra meta deve essere la vetta. Da lì si può godere una vista a 360 gradi, senza che lo sguardo sia ostacolato da altre montagne.
La fede osa laddove l'uomo vede un ostacolo insormontabile. Nulla è impossibile a Dio. Ciò dovrebbe incoraggiarci: la consapevolezza di essere nelle mani di un Dio misericordioso che conosce, anche di noi stessi, più di quello che noi sappiamo, dovrebbe spronarci a non avere timore, a sperare contro ogni speranza. Il giudizio umano, spesso, non coincide con quello di Dio e l'uomo, davanti a tale pensiero, dovrebbe tremare. Dio non chiude nessuna porta, al contrario, al momento del suo sacrificio sulla croce, ha lasciato che il suo cuore venisse aperto e i suoi tesori venissero profusi all'umanità intera, anche a chi non comprende e non desidera nemmeno accogliere l'amore di Dio. Ci ha svelato il suo volto e mostrato il suo cuore. Non ha lasciato nulla di sé nascosto agli occhi dell'uomo. Gesù, inoltre, ha fondato la sua Chiesa sulla fede, sulla professione di fede di Pietro. Tale concetto è molto importante: pure nel vangelo di Giovanni si ricorda che l'opera più grande che può fare l'uomo è “credere in Dio”. Su questo si fonda tutto il resto, la carità e la speranza. È una fede che deve poi diventare vita, farsi carne come Dio si fece carne in Gesù Cristo.