La felicità di un lettore

Creato il 26 settembre 2013 da Sulromanzo
Autore: La RedazioneGio, 26/09/2013 - 10:30

Mi sono trastullato con un’idea, l’idea per cui, sebbene la vita di un uomo sia composta da migliaia e migliaia di momenti e di giorni, tutti quei momenti e tutti quei giorni si possono ridurre a uno solo: il momento in cui un uomo sa chi è, quando si guarda nello specchio. Immagino che, allorché Giuda baciò Gesù (se davvero lo fece), in quell’istante sentì che era un traditore, che essere un traditore era il suo destino e che sarebbe stato fedele a quel destino diabolico. Ricordiamo tutti The Red Badge of Courage (Il segno rosso del coraggio) di Stephen Crane, la storia di un uomo che non sa se è un codardo o un prode. Poi arriva il momento e lui sa chi è. Quando sentii quei versi di Keats, d’improvviso intesi che quella era una grande esperienza. L’ho sempre inteso così da allora in poi. E forse da quell’istante (credo di esagerare a beneficio della lezione) ho avuto di me stesso un percezione «letteraria».

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Voglio dire che mi sono accadute varie cose, come a ogni uomo. Ho trovato gioia in molte di esse, nel nuotare, nello scrivere, nel guardare un’alba o un tramonto, nell’innamorarmi e così via. Ma, in qualche modo, il fatto centrale della mia vita è stata l’esistenza delle parole e la possibilità di trasformare tali parole in poesia. All’inizio, certo, ero solo un lettore. Oggi penso che la felicità di un lettore sia superiore a quella di uno scrittore, perché il lettore non ha problemi, non ha preoccupazioni: è lì, pronto per la felicità. E la felicità, quando si è lettori, è frequente.
[tratto da Jorge Luis Borges, L’invenzione della poesia, Mondadori]

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