“La felicità vien mangiando…”, il decalogo del manifesto Confort Food

Creato il 23 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Ricordate la sensazione di calore e protezione che vi dava da bambini quella tazza di latte caldo con dentro i biscotti? O il profumo della lasagna appena sfornata per il pranzo della domenica? E quella sensazione liberatoria di infilare un dito nel barattolo della Nutella?

Spaghetti alla gricia, piatto tipico del Lazio (vanthian.altervista.org)

Ecco tutto questo adesso ha un nome, che, come spesso accade per le mode culinarie e non, arriva dall’America: è il Comfort Food. Un artificio letterario per definire quel cibo che infonde in chi lo mangia un sentimento nostalgico o sentimentale: un piatto il più delle volte semplice, genuino, che appartiene alla tradizione familiare, spesso ricco di calorie, sicuramene pieno di sapore. Il comfort foodie è un pò come una tana segreta.

“Un divano comodo dove stare: da soli nascosti sotto il plaid, accoccolati con chi si ama, incastrati con i propri figli, gatti o cani, seduti a chiacchierare con gli amici o con chiunque senta il bisogno di condividere un momento piacevole”. Così lo definisce Ilaria Mazzarotta, scrittrice, cuoca, mamma e foodblogger, che ha scelto le ricette più “comfort” e le ha raccolte in un libro: Comfort foodie – coccolarsi mangiando (Gribaudo). Per sentirsi felici anche mangiando.

E se il cioccolato resta il re del cibo dispensatore di benessere, non bisogna sottovalutare il ruolo di pizza, lasagne, parmigiana di melanzane, pasta e fagioli. Ma ognuno di noi ha i suoi cibi rifugio e sfogliando l’insolito ricettario, troviamo un pò di tutto. Dal pane, burro e marmellata al french toast per colazione; dalle bruschette con ceci e moscardini a quelle con salsiccia fresca e stracchino per antipasto o merenda alle fave con il pecorino; dal rassicurante minestrone alla pasta con zucchine e gorgonzola o alle tradizionali cacio e pepe, carbonara e gricia. Ma c’è spazio anche per le cotolette, i fiori di zucca fritti, l’arrosto. E quale deriva “etnica” con il guacamole, il garlic bread, il cheese naan, lo tzatziki.

L’inverno, con la voglia di rifugiarsi in luoghi accoglienti e caldi, è la stagione principe per il comfot foodie, ma anche la frutta e la verdura in estate con i loro profumi e colori sono in grado di dare quella sensazione di piacere al primo morso. Coccole che passano dal palat, che aiutano a stare meglio e a curare lo stato d’animo in particolari momenti della vita o anche solo della giornata. Mazzarotta ha anche stilato una top ten delle “schifezze” da concedersi ogni tanto: le patatine in sacchetto, meglio se al formaggio, il salame da tagliare a fette e mangiare, i cetrioli sottaceto, con i semini di senape che galleggiano nel barattolo. il mascarpone, noccioline, pistacchi, anacardi e mandorle, la cioccolata, latte e nesquik, i peperoncini ripieni di tonno, le acciughe e formaggi di qualunque tipo, dal gorgonzola ai tomini.

Ilaria Mazzarotta, “Comfort foodie – coccolarsi mangiando”, Gribaudo edizione, pp. 159. Prezzo 16 €. (finedininglovers.it)

Non manca neppure il COMFORT FOOD MANIFESTO:

1. Il comfort food è quel divano comodo che non puoi buttare, sul quale si può passare del tempo da soli, nascosti sotto il plaid, accoccolati con chi si ama, incastrati con i propri figli, gatti o cani, seduti a chiacchierare con gli amici, o con chiunque si voglia, per condividere un momento piacevole;

2) La farina, il pane, l’olio e il burro devono essere di ottima qualità. Sempre.

3) Friggere sì, ma con moderazione.

4) Le cotture lente mettono in pace l’anima, ma vanno seguite e non lasciate al loro destino.

5) La cacio e pepe è fatta con il pepe e il pecorino. E basta!

6) Le polpette e il polpettone sono cibi che vanno preparati con cura: evitate di comprarli già fatti.

7) Un buon rosmarino riesce a dare senso a un intero menu, dall’antipasto al dolce.

8) Il purè vuole il latte, il burro e la noce moscata: non deludetelo.

9) Studiate le stagioni di frutta e verdura o digitate su Google “stagioni frutta e verdura” e cominciate a non sbagliare. Ne guadagnerete in gusto e salute.

10) Sì ai prodotti regionali, no al km zero a tutti i costi. Ovvero: datemi oggi i miei capperi di Pantelleria, le mie cipolle di Tropea e la mia polenta trentina senza bisogno che arrivi fin lì.

(fonte: Ansa.it)


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