La feritoia

Da Linda



Non verrò quando chiamerai,
perché quando chiami sono con te.
Quando tra me penso a te
sei tu stessa, e il tuo pensiero di te.
La tua presenza è la tua assenza vestita
del corpo che nasconde la tua anima.
In me sei posseduta,
nei miei pensieri risiedi interamente.
Fuori da te, affidato al tempo e allo spazio,
il tuo corpo, la tua mera perdita per me,
partecipa al cambio, all'età e al luogo,
appartiene a leggi diverse dalle tue.
Nel mio sogno di te nulla ti cambia
in un'altra che non sia tu.
La tua presenza corporea è quella parte
di te che ti allontana da te.
Chiamami dunque, ma non aspettare.
La tua voce, unita al mio sogno di te,
aggiungerà nuova bellezza al pensiero
del tuo corpo che vive in me.
La tua voce sentita da lontano mi porterà
più vicino la tua presenza sognata.
Più luminosa e più chiara di quel che sembrava
si innalza nella mia immaginazione.
Allora non chiamarmi più. La tua voce sentita due volte
nello spazio reale sarebbe ora
troppo vicina alla realtà.
La tua seconda voce era forse la tua prima attenuata.
Chiamami una sola volta. Chiudo gli occhi
e la tua seconda voce sia sognata,
la visione del tuo corpo balugini dolcemente
nel mio vedere il ricordo del tuo pianto.
La quiete, gli occhi chiusi perché tu non appaia,
saranno la chiara prosecuzione
della sinuosa perseveranza del mio sogno.
Resta lontano, in silenzio, non venire qui,
poiché tu non verresti tanto vicino per vedere
e fuori dai miei pensieri non andresti verso di te,
adagiando su di me il tuo corpo sognato,
(l'infinita forma-sogno del tuo corpo)
il tuo limite, la visibilità.
Fernando Pessoa, "Il violinista pazzo"



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