La Festa dei Gigli. Così Nola celebra San Paolino

Creato il 22 giugno 2015 da Vesuviolive

Costruzioni di legno e cartapesta, alte 25 metri, sono portate a spalla tra i vicoli di Nola da decine di fedeli. A fine giugno il comune campano ospita la celebre Festa dei Gigli in onore di San Paolino.

La leggenda narra che, nel V secolo, il vescovo donò se stesso e i suoi averi ai Visigoti per ottenere la libertà e l’affrancamento dei nolani. Al suo ritorno, gli abitanti lo accolsero con fiori di gigli a cui si deve oggi la nascita di questa Festa nominata, nel 2013 dall’Unesco, Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.

I fiori scelti inizialmente in onore del Santo, divennero con il passare del tempo enormi ceri sorretti da strutture rudimentali. I ceri erano otto, così come erano otto le categorie lavoratrici cittadine: ortolani, salumieri, panettieri, fabbri, sarti, bettolieri, calzolai e beccai. L’assegnazione delle costruzioni variava in base all’anzianità del proponente e alla forza economica del comitato. Nel Seicento i ceri scomparvero e furono sostituiti da figure piramidali sempre più complesse che assomigliavano a veri e propri carri allegorici.

Nell’Ottocento a questi obelischi furono aggiunte decorazioni di cartapesta. Il palo centrale delle strutture, detto borda, è alto 25 metri ed è innestato su una base larga poco più di due metri. L’intera macchina arriva quindi a pesare circa venti quintali, a cui poi si somma il peso di tutti gli addobbi. Una facciata del Giglio è ornata con i bassorilievi pitturati, non necessariamente a tema religioso, mentre le altre sono destinate alle bandierine, ai simboli del ceto artigianale e alle insegne pubblicitarie.

La prima “alzata” dei Gigli da terra è forse il momento della Festa più atteso. A sollevare ogni struttura sono le paranze, gruppi di 120 devoti detti cullatori dotati di fischietto e nacchere e vestiti con la tipica divisa della corporazione. In ogni Rione si alza un obelisco e tutta l’operazione è diretta dal capo-paranza. Le macchine sono preparate alla vigilia della festa di San Paolino e il loro passaggio per i vicoli è scandito da musiche. Agli inizi del XX secolo l’accompagnamento di questa Festa era eseguito da fanfare nelle quali la tromba era protagonista. A partire dagli anni Settanta questo strumento è stato sostituito da un complesso di musica moderna in cui primeggia il sassofono baritono.

Oltre alle strutture piramidali, partecipa alla festa anche la cosiddetta Barca, una macchina scenica in legno che ospita al suo interno un Moro. Ovviamente si fa riferimento al viaggio per mare che San Paolino intraprese per tornare a Nola.

Barca e Gigli si mettono così in marcia verso piazza Duomo dove questi ultimi sono disposti ai lati dell’imbarcazione, quattro per parte. Successivamente, la porta della Chiesa si apre per far uscire la statua del vescovo che inizia a essere colpita dai confetti lanciati dai nolani. La Festa si interrompe per il pranzo e nel pomeriggio ha inizio la famosa sfilata dei carri per i vicoli cittadini. Alla fine della cerimonia gli obelischi vengono svestiti e abbattuti.

Elemento particolare della Festa dei Gigli è la compresenza di gioia e sofferenza. L’intera manifestazione rievoca, infatti, esperienze di schiavitù e deportazione trascorse dagli antichi abitanti del paese e inoltre, il trasporto delle pesanti macchine decorate costituisce una fatica non indifferente. A questi elementi se ne aggiungono però, ovviamente, altri di ilarità e felicità collettiva.

Fonti: Vittorio Lanternari, “Antropologia religiosa”, Dedalo, Bari, 1997

Katia Ballacchino, “Etnografia di una passione”, Armando Editore, Roma, 2015

Susanna Pasticci, “Parlare di musica”, Maltemi Editore, Roma, 2008


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