La Festa dell’Abete (Pita) ad Alessandria del Carretto, un evento ricco di tradizioni | Intervista

Creato il 04 maggio 2015 da Polifra

La Festa dell’Abete (Pita) ad Alessandria del Carretto, un evento ricco di tradizioni | Intervista
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Se amate le feste popolari, siete nel posto giusto. Grazie a Simona – inviata speciale di Trips Tips – e alla sua intervista ad Antonio Rusciani – partecipante attivo allo straordinario evento -, scopriamo insieme la tradizionale Festa dell’Abete (Pita).

Ieri è stata la giornata conclusiva, ma procediamo per gradi!

Ci troviamo ad Alessandria del Carretto, piccolo paesino della provincia di Cosenza situato a 1000 metri di altezza sulle montagne del Pollino fra la Calabria e la Basilicata, dove ogni anno si svolge l’antichissimo evento noto anche come Festa della Pita. La ricorrenza è, sì, un momento (durante l’intervista scopriremo che tale ricorrenza si compone di più fasi) di festa, gioia e allegria, ma anche di tanta preparazione.

Prima di passare all’intervista desidero spiegarvi come nasce – o meglio, quanto è tramandato verbalmente da generazioni in generazioni – tale appuntamento fisso a cadenza annuale… seguitemi perché dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo: siamo nel ‘600 quando un boscaiolo trovò all’interno del tronco di un abete bianco l’immagine di Sant’Alessandro Papa Martire, morto decapitato. Da quel momento, l’ultima domenica di aprile e il tre maggio di ogni anno, si svolge la Festa dell’Abete.

Detto ciò, godetevi l’intervista!

►Ciao Antonio, puoi spiegarci meglio che cos’è questa festa?

Ciao! La festa della Pita (abete) è una tradizione religiosa e allo stesso tempo pagana, molto sentita dagli alessandrini che si suddivide in tre fasi di preparazione nel mese di aprile, e consiste nel trasporto di un tronco di abete dal bosco al paese, dove viene utilizzato nell’ultimo giorno di festa come albero della cuccagna.

►Iniziamo dalla prima fase: come avviene?

Il tutto inizia la seconda domenica di aprile dove il sindaco ed un gruppo di esperti del luogo si recano nell’alta montagna del confine calabro-lucano, nel bosco Spinazzeta, per la scelta dell’albero. Ogni singola fase di preparazione è, per la gente del posto, condivisione di un momento di festa .

►L’albero deve avere delle caratteristiche particolari?

Sì, deve rispettare dei canoni: la lunghezza non deve essere al di sotto dei 2 metri e deve presentarsi  il più possibile dritto e senza nodi.

►Ci parli della seconda fase?

Nella seconda fase c’è l’abbattimento dell’albero e la sua lavorazione: innanzitutto si taglia la cima dell’albero e si lascia così com’è; poi si passa al tronco che viene ripulito usando asce e motoseghe e, successivamente, a mano, viene scorticato e levigato con pialletti riducendolo, quindi, alla lunghezza di 18 metri, dimensione idonea per trasportarlo sino al paese.

►Il tronco è così pronto per l’ultima domenica di aprile?

No, l’ultima domenica di aprile, si prepara il tronco per essere trasportato. E la preparazione è molto particolare: al mattino presto, ci si reca sul posto dove vengono preparate le “tire”, che sono i bastoni dove verranno poggiate le spalle e le mani per trainare il tronco. Le tire sono in tutto nove: sette lungo il tronco e due davanti. Per attaccare le tire si utilizzano, come corde, dei rami attorcigliati di prugnolo scaldate sul fuoco e posti sul tronco con appositi ganci. Quando il tutto è pronto le persone del posto, o meglio ragazzi e uomini – nelle cui famiglie questo ruolo viene tramandato da generazione in generazione -, si posizionano dietro le tire in maniera tale da poter spingere il tronco; ma possono partecipare anche i turisti se hanno voglia di “buttarsi” in questa avventura.  Durante il trasporto, per avere un coordinamento generale, vi è il cosiddetto ‘vogatore’, il quale si mette sopra il tronco e dà le direttive incitando coloro i quali devono tirare per ottenere i movimenti sincronizzati.

►Ho notato che hai precisato che chi trasporta il tronco sono ragazzi e uomini; e le donne?

Anticamente la festa era prettamente maschile, le donne rimanevano giù al paese per preparare da mangiare ai propri uomini che rientravano stanchi, la sera, dopo il trasporto; ma oggi le cose sono un po’ cambiate: le donne partecipano attivamente allo spostamento del tronco.

►Che cosa avviene lungo il trasporto del tronco?

Tutte le persone che festeggiano sono guidate a suoni di zampogne, tamburelli, organetti e, tra un sorso e l’altro del buon vino locale e degustando i prodotti tipici del posto, la cornice si completa a ritmo di balli tradizionali.

►E tu, Antonio, come mai vivi questa tradizione in maniera così intensa?

Grazie a mio nonno Antonio Rusciani Riccardi: lui ha sempre parlato di queste terre sia a me sia ai miei fratelli, ci raccontava tanti aneddoti avvenuti nel dopoguerra e, tra questi, il voto fatto a Sant’Alessandro Martire: giacché il tronco per arrivare al paese doveva attraversare una buona parte della distesa delle nostre terre, ogni anno, puntualmente offriva ai partecipanti vino e taralli. Mio padre ha continuato la tradizione e oggi anch’io, insieme ai miei fratelli, seguo la stessa impronta tradizionale.

Antonio Rusciani all’opera

►Casa Rusciani cosa ha offerto quest’anno?

Oltre al vino con i taralli e al prosciutto crudo, mio padre ha voluto proporre un piatto tipico dei tempi di mio nonno: il montone alla pastorale. Questo particolare piatto di carne è cucinato direttamente sul fuoco e richiede almeno due ore di cottura, il cui brodo, poi, è utilizzato per condire la pasta o per intingere il pane.

Preparazione del montone alla Pastorale
Il montone alla Pastorale

►Continuerai a portare avanti questa tradizione?

Sono sincero, ho un laboratorio di oreficeria che mi occupa molto tempo, ma questa tradizione ormai fa parte di me quindi, sì, continuerò a portarla avanti!

►Per concludere la nostra intervista, ci spieghi cosa avviene esattamente il 3 Maggio?

Il 3 maggio è la festa di Sant’Alessandro Martire e, al mattino presto, gli anziani e i giovani del paese uniscono la cima dell’albero, addobbata con vari doni e prodotti tipici, alla pita che viene innalzata e piantata in una grossa buca al centro della piazza San Vincenzo. Dopo la processione del Santo, nel tardo pomeriggio, cominciano i tentativi di scalare il palo della cuccagna: chi riuscirà a raggiungere la cima si approprierà dei doni.

Arrivederci all’anno prossimo con la Festa dell’Abete!

Ringraziamo ancora Simona per questa splendida intervista e Antonio Rusciani per la sua gentile disponibilità!

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