La festa di Autodafé e la “benedizione” dal cielo

Creato il 06 febbraio 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Domani sera, martedì 7 febbraio, come saprete ci sarà una serata-evento, una festa della nostra casa editrice, presso il locale Balubà, in zona semicentrale di Milano.
La data, di per sé, era estemporanea in partenza, non corrispondendo in effetti ad alcun preciso anniversario. La casa editrice si è costituita a metà marzo 2010 e si è manifestata, con l’apertura del sito e i primi contatti con gli aspiranti autori, agli inizi di aprile: troppo presto, quindi, per parlare di secondo anniversario della nascita, comunque la si voglia datare. I primi titoli pubblicati da Autodafé sono usciti alla fine di settembre dello stesso anno, presentati freschi di stampa alla Fiera di Belgioioso: troppo tardi, ora, pensare di celebrare il primo anniversario delle creature. Forzando un po’ la mano, potrei dire che, almeno per me, l’anniversario esiste, perché giusto due anni fa di questi tempi, radunata la squadra e delineato il progetto, iniziai a dedicarmi a tempo pieno ad Autodafé, abbandonando le precedenti collaborazioni: prima per completare l’ultima fase della gestazione societaria, poi per gettarmi a tempo pieno nel lavoro. Ma mi rendo conto che la ricorrenza è un po’ labile e molto personale.
In realtà l’idea della festa era nata da una voglia e un’esigenza, da un piacere e un dovere. L’esigenza e il dovere, come è già capitato di raccontare su questo blog, si legano a una fase delicata nel processo di crescita e consolidamento della casa editrice, giunta in uno di quei passaggi che richiedono la capacità di fare uno scatto in avanti. Dopo il grande lavoro di selezione e redazione per arrivare a pubblicare i nostri primi dodici titoli, è infatti il momento di rafforzare la presenza commerciale, senza la quale diventa impossibile proseguire seguendo le intenzioni. E, in tal senso, un momento di incontro fra autori e lettori segna una sorta di “rifondazione”, un allargamento del patto costitutivo, seppure solo in forma ideale, che ha originato la nostra casa editrice.
La voglia e il piacere, invece, erano e sono legati all’occasione di un ritrovo con i nostri sostenitori e, permettetemi, soprattutto con i nostri autori, con i quali non sempre riusciamo ad avere quel contatto, anche “fisico”, che permette di fare squadra e incentiva a prodigarsi per obiettivi comuni. Qui, però, il diavolo ci ha messo la coda, sotto la ben nota forma dell’ondata di gelo al Nord e di nevicate in tutta Italia, a cominciare dalle zone che al fenomeno sono abituate a far fronte.
Il freddo polare renderà un po’ meno piacevole l’uscire di casa e costringerà a un po’ di sacrificio i fumatori (me compreso), che meno volentieri usciranno dal locale per “prendere la boccata d’aria” dall’immancabile sigaretta. Ma a Milano, va detto, la situazione è del tutto normale, senza alcuna penalizzazione nei trasporti pubblici o disagio in quelli privati. Per chi deve venire da fuori, magari dalla Roma paralizzata o dalla costa adriatica sepolta sotto metri di neve, il problema è ovviamente più serio. Qualcuno, per forza di cose, mancherà all’appello: ne sono ovviamente dispiaciuto, ma ritengo che sia persino un segno di senso civico evitare di ingorgare le aree più colpite, e mi sono già fatto una ragione di qualche inevitabile e motivata defezione.
Dopodiché, però, non occorre essere dei lamentosi di natura per rimarcare che, in questa come in altre circostanze, non è che la fortuna ci stia proprio dando una mano. Va bene che siamo in inverno, ma è anche vero che una paralisi di questo tipo, per vastità delle zone interessate e per lunghezza temporale, non è che capiti proprio ogni anno. E, peraltro, devo dire che negli ultimi cinque o sei anni, almeno qui a Milano, ci eravamo curiosamente abituati a degli antipasti di inverno abbastanza duri, con nevicate già a novembre o al massimo a dicembre, ma con temperature che progressivamente si mitigavano a partire dall’Epifania.
Avendo già iserito un elemento di personalizzazione nella data della ricorrenza, ne aggiungo un secondo che spero beneaugurante. Pochi giorni dopo quella che per noi milanesi è la celeberrima “grande nevicata dell’ottantacinque”, con la città ancora nella morsa del gelo, i trasporti che annaspavano tra scambi congelati e lastre di ghiaccio, i cumuli di neve che coprivano le auto in sosta, raggiunsi con fatica il centro città per iniziare una collaborazione lavorativa precaria e apparentemente priva di sbocchi; fu, in realtà, il primo atto di una mia prima vita professionale sviluppatasi, in modo coerente seppur tumultuoso, proprio a partire da quella collaborazione, segnando una quindicina di anni; poi, qualche anno più tardi, si sarebbe intrecciata anche con il lavoro editoriale, del quale mi occupo tuttora.
Per questo, al di là dei disagi e delle rinunce, prenderò scaramanticamente la neve e il freddo come una benedizione augurale. E sono certo che tutti quelli che parteciperanno alla festa avranno modo di pesenziare a un nuovo inizio.
Vi aspettiamo.


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