di Toni Zanca
Erano gli anni Sessanta, l’epoca della Fiat 600 rossa con i paraurti luccicanti e l’immancabile portabagagli pronto a sopportare il peso si sedie sdraio, ombrelloni e teli colorati copri-nonno cà s’arrusti o’ suli. Nel minuscolo bagagliaio anteriore allietavano il resto dei bagagli gli sguazzarii dei due bidoncini colmi d’acqua pronti ad intervenire per sedare gli ardenti bollori del radiatore impazzito e stressato, come ogni domenica mattina, dopo appena quaranta chilometri percorsi. Anni Sessanta? 40 km? Prima sosta! I rigagnoli delle pipì al vento mentre il mangiadischi sul cruscotto, stridulo e un po’ afono, solcava l’ultimo urlo di Gianni Morandi: «Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte». «Ma quali latte!» diceva ‘a nonna: «Fa’ sgranchire u nonno! Asinno’ nun si catamìa chiù». E qui il team allegro della famiglia si adoperava alle manovre già collaudate di “Mettemu aggritta u nonno!”.
Lo zio Pino intonava: «Non ho l’età… non ho l’età per amarti… non ho l’eee».
«Ma cu tu rissi???» rispondeva u nonno. «Io fici cincu figghi e fuvu patri picciutteddu!».
Yes we can si direbbe oggi. Allora si diceva: mancu ai cani schetti pi sempri! I signorini erano malvisti. E ‘a nonna: «Trova na bedda figghia, massara e vergine e sposati! Hai già 17 anni, sì granni!».
E ancora lo zio pino: «Non ho l’età».
Poi silenzio, un attimo… tutti ad ascoltare il domarsi del ribollire del radiatore appena irrorato dall’acqua fresca arrivata dal bidoncino tenuto per mano della zia Ina la quale, avvolta dalla nuvola di vapore sbuffante dal cofano, assumeva le vesti del “Casco d’Oro” sul palco di Sanremo on the road Bonfornello long street e qui giù tutta la sua rabbia: «Neeessuno mi può giudicare nemmeno tu!» indicando la suocera!
E noi tutti: «La verità ti fa male peròòò».
Più s’incazzava più il cofano sbuffava fino al calmarsi di entrambi, zia e radiatore. Tutti per tre secondi ad ascoltare il silenzio, poi: «Popipoopiii» il clacson Fiat made in Italy dava il via alle manovre di recupero-nonno in auto, accensione dei motori, e la carovana si avviava oramai vicina alla metà: la spiaggia di Cefalù.
Al seguito della Fiat 600 rossa ro zu Ciccio, la Fiat 850 special bianca di Totuccio e la Fiat 1100 berlina nera dello zio Giovanni.
Era la gerarchia della carovana: avanti la meno potente e più fragile per finire con la più potente e sicura 1100. Ricordo che sognavo di essere io alla guida della più potente, dietro l’auto dello zio Giovanni con la mia Ferrari Gt, uguale a quella che telecomandavo a casa, col filo, sulle caviglie degli ospiti.
Che spasso! Il rettilineo di Bonfornello alla domenica mattina si trasformava in una pista per gli autisti della domenica che con tutti i bagagli sul tetto non potevano non emulare le imprese del pilota Vaccarella e Company nella Targa Florio. Proprio quel rettilineo ospitava l’arrivo della famosa gara automobilistica.
Veniva naturale per tutti pigiar un po’ più sull’acceleratore. Sorpassi di Fiat 500 Abarth col vano motore semichiuso… Lancia Fulvia hp brooommm… Fiat 850 coupè… Alfa Romeo giuliette e furgoncini, Topolino elaborate e le piaggio ape, dette lapini, chi picciutteddi rarreri chi satarìano… motociclette smarmittate… sidecar luccicanti e il trattore giallo del campagnolo domenicale che all’improvviso davanti a tutti rallentava la corsa della mandria svalvolata e smarmittata. E qui parolazze made in sicily anni Sessanta, non cambiano di tanto da quelle odierne.
Qualche frenata di troppo, qualche posto di polizia dinnanzi al quale la mandria roboante rallentava, in folle, appizzandosi al freno. Svaporava puzzo di gomme abbruciate comu i scurmi arrustuti. Le famiglie più numerose attivavano il piano sbirri: «Ammuccia i nichi!» e qui i bimbi si ficcavano allenati sotto le cosce più grosse dei parenti.
Ogni tanto qualcuno incucciava e al posto di blocco sbarcavano famiglie numerose tipo Biancaneve e i sette nani. E qui: «Comandante, mi scusi u nonno e i niputi l’ammazzo o i lassu a casa? Lei chi facissi?.
E lui, carrabineri polentone: Vendon anche i pulimiii; concilia o verbale?.
«Figghiu di …buu».
Dopo il rettilineo tre curve, un tornante e …i cchiù nichi: «Evviva arrivamu! Bello il mare… Ora ti faccio una calata!».
Le auto si allineavano a passo d’uomo come nel Cantagiro, chi aveva le scappottabili non poteva stare assittato: tutti aggritta a cantare e ballare, come i cantanti famosi: con le pinne, il fucile e gli occhiali… tra-la-la, luglio col bene che ti voglio… una rotonda sul mareee.
I Cefaludesi si fermavano a guardare l’onda anomala palermitana, in fondo portava allegria alle lunghe giornate paesane e sollazzo alle giovani belle ragazze.
Arrivati in riva al mare iniziava l’allegra giornata fatta di tuffi, nuotate, ombrelloni e olio di mare, risate, gavettoni, ping pong, musica e cantate a squarciagola. Si percepiva in tutti noi la serenità del dopoguerra e la voglia di riscatto sociale.
Non sto qui a raccontarvi attimo per attimo l’allegro dì estivo degli anni Sessanta. Potete forse immaginare e chi è più grande ricordare…
Ma vi invito a guardar adesso il popolo del mare: in auto son tutti connessi touch pad, touch screen, smart phone, tablet, ognuno per i cazzi propri! I nichi e i granni.
In spiaggia? Il tempo di piazzare il telo e taliarisi un secondo attorno e subito facebook, sms e i più “in” un parranu ma twittano. In mare? A sfrecciare su acquascooter e ad allinearsi in una danza caraibica, fradicia in testa. Sempre la stessa! Tutte le stagioni!
Sempre connessi con la rete e disconnessi col mondo e con la natura che li circonda.
Meno male che non siam tutti così!
Al tramonto cotti e stracotti appanzati di mare si dava il via al piano collaudato: smonta tutto, carica, accura o nonno e a nonna e via. Due, tre curve e il rettilineo di Bonfornello all’imbrunire, qualche centauro in Fiat 500 con sei fari sorpassa la nostra carovana arrustuta e salata e, dopo il ponte, il bivio a sinistra: la nuova autostrada Messina – Palermo ci accoglieva col suo manto stradale liscio chi pareva Le Mans.
Correva l’anno 1966.