La scuola non dovrebbe perdere mai di vista il fatto che le classi sono sempre più eterogenee, che le radici si miscelano ad altre radici, e allora la figura di Babbo Natale, laica e associabile ad altre presenti in tutte le culture, può essere un modo per parlare dei regali davvero indispensabili. Senza un sorriso, una riflessione autentica si perde il senso di questa festa.
Anche le scuole, Primaria e Infanzia per prime, possono contribuire a renderla più vera:
Il Natale che mi piace
Il Natale che mi piace è quello che parla di pace, non è quello delle vetrine, delle luci e delle moine.
Il Natale che vorrei è quello che dice chi sei, che racconta ogni tuo desiderio, dal più allegro fino al più serio.
Nel Natale che arriverà Babbo Natale ci sarà, con la slitta dei regali, e un girotondo di persone speciali. (Rosalba Cocco 02/12/2011)
La filastrocca, per scuola Infanzia e Primaria, contiene qualche parola che va spiegata se rivolta agli alunni più piccoli, dove per moina s'intende l'affetto finto e stucchevole di tanta pubblicità. Nel testo l'attenzione è rivolta alla persona, costituita anche di desideri, di bisogni dai più umanamente frivoli a quelli seri come il lavoro o una casa ad esempio. L'arrivo di Babbo Natale conduce al più classico dei sogni-bambini, mentre si è circondati dall'affetto vero delle persone che ci stanno vicine.
E a proposito di regali un link per gli amanti di scienza, imperdibili (secondo me) i pupazzi a forma di microbo da Marcoscan.
L'immagine è invece presa da qui.
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