La filosofia come sistema operativo

Da Hjorda

La filosofia è stata per millenni una disciplina per soli uomini, anzi per uomini soli. I filosofi sono stati considerati alla stregua degli scrittori e degli artisti e ancora oggi nelle università di tutto il mondo si insegna Kant come se fosse una star o meglio un santo. Racchiudere in una summa l’universo mondo, spiegare tutto o una parte è lo scopo di ogni filosofo che si rispetti, ma è anche un compito improbo, un atto di presunzione.

La scienza ha limitato molto il campo d’azione della filosofia relegandola ai solo metodi della scienza oppure all’etica e l’estetica. Eppure la filosofia ha ancora un senso, almeno finché si rimane dietro la linea del credo fideistico. Lo spazio sempre più ristretto tra la scienza e la religione è appunto il campo in cui può operare, ancora oggi, la filosofia contemporanea.

Ma che tipo di filosofia? Serve ancora il modello dello sforzo titanico del singolo che vuole racchiudere tutto in un parallelepipedo delle dimensioni di un trattato? Io ho in mente Linux, derivato da uno sforzo comune di migliaia di persone che hanno contribuito a mantenere e far evolvere il Kernel del cugino minore di Unix.

Possiamo noi concepire la filosofia come sistema operativo? La filosofia troverebbe giovamento da una mente collettiva? I pericoli del populismo e dell’appiattimento verso il basso ci sono tutti, eppure un algoritmo di manovra dei flussi di pensiero verso un sistema di polirisultati e conclusioni potrebbe e dovrebbe esserci.



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