È stato presentato ieri presso la Pontificia Università Lateranense il libro di Giulio Alfano “I fondamenti della filosofia politica di Luigi Sturzo”. Il volume dimostra, con una attenta analisi storico-filosofica, l’attualità politica delle categorie di pensiero sturziane, e come il liberalismo di Sturzo ponga al centro della sua riflessione il concetto di dignità della persona, derivato dalla filosofia di Tommaso d’Aquino. Per il sacerdote di Caltagirone che, ricorda Alfano, Piero Gobetti definì il “messia del riformismo”, l’uomo è essenzialmente animale sociale, ed è proprio su questi due poli – persona e società – che si fonda il suo liberalismo. Liberalismo peraltro estremamente concreto, che non si perde mai in astratte considerazioni teoriche, ma mette sempre in primo piano l’individuo calato nel suo contesto sociale, le sue necessità e la sua dignità.
Altro tema fondamentale evidenziato da Alfano è il concetto dell’ispirazione laica del cattolico in politica: “Egli non agisce alle dipendenze della Gerarchia ma nella propria responsabilità; non compie azione cattolica di evangelizzazione, ma azione politica in base alle proprie convinzioni religiose e morali; non si propone di costruire la Città di Dio, compito della Chiesa e della comunità religiosa, ma di contribuire alla costruzione della città dell’uomo”. Questo uno dei meriti di Sturzo che, da cattolico, ha fondato “l’aconfessionalità del partito politico”.
Interessante il capitolo intitolato “Sul concetto di autorità in democrazia: per una magistratura eletta democraticamente dal popolo”: Sturzo afferma che “sarebbe ingiustizia e disonestà affermare che in un secolo di storia del nostro paese la magistratura non abbia avuto l’indipendenza morale che l’ha fatta e la fa garante nonostante i difetti degli uomini e le imperfezioni del sistema”. Detto questo, egli intende mettere in guardia dai rischi che comportano le due differenti impostazioni: una magistratura elettiva come quella americana “per un sistema incline politicamente alla demagogia come il nostro potrebbe essere un salto nel buio, ma altro salto nel buio sarebbe organizzare la magistratura come ordine chiuso ed irresponsabile”. Una riflessione di vivace attualità e per nulla scontata, che andrebbe svolta in maniera onesta e obiettiva.
“L’attuale momento politico” scrive Alfano nella premessa al libro “è caratterizzato da una diffusa mancanza d’idealità nelle finalità e nei progetti e, insieme, da una debole tensione etica”. Riteniamo che siano proprio queste le ragioni per approfondire la visione politica dell’autore dell’“Appello ai liberi e forti”, che per acutezza e lucidità di interpretazione, per portata etica e passione disinteressata costituisce una lezione che i politici e politicanti di oggi hanno evidentemente dimenticato.
Marco Cecchini