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Una serie che inizialmente aveva destato più di una perplessità: a cominciare dal nome, fino alla somiglianza tematica con il ben più famoso Dylan Dog, del quale tra l’altro Bilotta è da un po’ entrato nello staff degli scrittori. Ma Valter Buio si è saputo creare una sua percepibilissima identità: le trame, le sceneggiature, le psicologie dei personaggi si sono dimostrate sempre originali, e dopo un paio di albi iniziali, serviti soprattutto a presentare il personaggio, la serie è decollata e ha saputo regalare emozioni a un pubblico che, bisogna ammetterlo, era inizialmente scettico, a causa degli handicap di cui sopra con cui la serie si presentava.
Quest’ultimo albo ripresenta lo “scontro” tra Valter e il suo primo psicologo, il dottor Bruno Cuper, protagonista anche del primo albo. Il dottor Cuper aveva strani metodi per curare i suoi pazienti e in più di un caso aveva aggravato le loro patologie. Il sospetto era che si nutrisse delle paure dei pazienti, lasciandoli al buio durante le sedute e spaventandoli.
In quest’albo, però, non si troverà uno scontro definitivo e lucido ma, in perfetto stile Valter Buio, ci saranno solo altre domande che si aggiungeranno a quelle che la miniserie e i suoi protagonisti hanno invitato a porsi durante tutta la durata della loro vita editoriale. Domande su come siamo, su come reagiamo alle cose che ci capitano, sulla maturità e l’immaturità dei trentacinquenni di oggi. Ma anche domande sulla società italiana, su Roma, sulla sua bellezza intrinseca e speciale e su quello che oggi non va.
L’intimismo della serie è facilmente individuabile come la principale peculiarità del progetto Valter Buio: e anche in quest’ultimo albo non poteva essere altrimenti. Valter ha probabilmente deciso di dimenticare tutto e di lasciarsi alle spalle i suoi problemi e le sue turbe infantili, come alla fine fanno un po’ tutti: una scelta perfettamente in linea con un personaggio che si è dimostrato autolesionista e indeciso, legato al passato più prossimo (doloroso ma affrontabile), eppure voglioso di dimenticare quello remoto, che lo ha fatto soffrire nella sua parte più fragile. Anche la partenza finale di Balestra, il matrimonio di Aurora, Cecilia interessata a un altro uomo, mostrano come Valter debba a questo punto lasciarsi tutto alle spalle e girare pagina. E chissà che non potremo leggere prossimamente una nuova avventura di Valter, magari all’interno di uno special ad hoc.
Alle matite c’è un altro ritorno: Sergio Gerasi, che presta la sua matita alla serie dopo averne firmato appunto il numero 1 (e solo le matite del numero 6). Gerasi, con il suo stile realista, è perfetto per una storia che è più riflessiva che altro, ricca di scene di dialogo e con poca azione. Il suo Valter è sicuramente quello più riconoscibile e che rimarrà di più nella mente dei lettori.
Un altro applauso lo merita certamente Paolo Martiniello, l’autore delle pittoriche copertine della serie, diventate anch’esse un marchio di fabbrica della testata. Intelligenti, affascinanti, le immagini di Martiniello hanno accompagnato le storie in modo ottimo e, come sappiamo, visto che la copertina è il biglietto da visita di un fumetto, avranno sicuramente avvicinato qualche lettore.
Abbiamo parlato di:
Valter Buio#12 – L’uomo nero
Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi
Star Comics, Febbraio 2011
94 pagine, brossurato, bianco e nero — 2,70€
ISBN: 9772037449008