LA FINE DELL’EUROZONA di G. Duchini

Creato il 28 febbraio 2013 da Conflittiestrategie

L’Italia e l’Eurozona hanno due destini comuni destinati a sovrapporsi, nel senso che l’uno trascinerà fatalmente l’altro. Oltre al forte disagio della crisi economica che sta mordendo da anni gran parte della popolazione italiana e che le recenti dosi massicce di austerità immesse dal governo Monti hanno fatto tutto il resto: estese sacche di povertà come conseguenza di terapie fiscali irresponsabili che hanno irrimediabilmente contagiato tutti i partiti. Come conseguenza, il 2013 sarà un’altro anno di recessione estesa a tutta l’area euro, con nuovi incrementi della disoccupazione; la luce in fondo al tunnel promessa diventerà buio pesto.

A ciò si aggiunge la profonda frattura che separa i paesi del Nord Europa con quelli del Sud. Le misure di austerità e le svalutazioni interne (taglio dei salari e aumenti delle imposte indirette), hanno spinto i paesi più indebitati in un circolo vizioso di perversi avvitamenti verso il basso, rendendo difficile la sostenibilità del peso dei debiti.

Senza crescita in Europa nei prossimi anni non si saneranno i debiti e lo spettro di una nuova implosione di tutta la zona euro si fa sempre più vicina.

Le recenti elezioni italiane hanno confermato tale tendenza con un contagio prossimo a venire in netta controtendenza a tutti i tentativi di integrazione proposti a vari livelli così da offrire un progetto al processo di unificazione europea; e con Il rischio di aprirsi un vero e proprio baratro oltre ad un crack finanziario che può investire l’intera area europea con costi pesantissimi in particolare per l’Italia.

A nulla è servito la recente pubblicazione, per la prima volta, dei dati sugli interventi messi in campo dalla Banca Centrale Europea nel corso del 2011 – oltre cento miliardi di euro – al fine di evitare la perdita di accesso al mercato dei capitali e di qui, il fallimento del paese Italia. Senza la crescita non si saneranno i debiti aumenterà la disperazione con il rischio della disgregazione dell’intera Europa.

GIANNI DUCHINI, febbraio ‘13


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