Pechino, dunque, continua a tenere basse le sue aspettative geopolitiche e non disdegna accordi con Washington sin dai tempi di Mao e di Nixon. Essa ha costituito e, probabilmente, ancora costituirà per Mosca una spina nel fianco. Per questo i russi non si fidano dei cinesi e preferirebbero confrontarsi più solidamente con gli europei, proprio ciò che gli americani cercano di rintuzzare. La Russia resta una potenza ponte tra Europa ed Asia ma Washington ha tutta l’intenzione di tagliare il cordone che tiene legata Mosca alla prima per farla scivolare verso la seconda, dove sarebbe neutralizzata dalla Cina e non potrebbe più ostacolare l’America nel vecchio Continente ma anche nel medio-oriente ed in Africa. Infatti, scrive ancora Koktin, gli Usa si sono sempre premurati di interrompere sul nascere i sentimenti russi di rinascita imperiale, lasciando, invece, liberi di esprimersi quelli cinesi : “…Pur tenendo sotto stretto controllo i vecchi possedimenti imperiali del Tibet e dell’Asia interna, e insistendo nel sostenere la legittimità delle sue rivendicazioni su Taiwan, la Cina perseguì una «politica di buon vicinato». Ciò significa che si astenne dall’interferire negli affari interni dei vicini e svolse l’apprezzato ruolo di propulsore economico della regione. Beneficiando del sorprendente disinteresse degli Usa per gran parte dell’Asia, la Cina prese in effetti il loro posto come primo partner commerciale di molti paesi del continente. Per quanto impegnati nel pantano dell’Iraq e nella confusione dell’Afghanistan, gli Stati Uniti trovarono invece tempo e risorse per contrastare gli sforzi russi di ricreare una sfera d’influenza nelle repubbliche ex sovietiche”. La provocata (dagli Usa) rivolta di Majdan è solo un altro capitolo di questa storia, volta a contrastare i tentativi russi di ripristinare la propria egemonia geopolitica. Tornando all’incipit del nostro ragionamento possiamo trarre questa conclusione: Soros desidera un’Europa ucrainizzata e totalmente piegata ai voleri statunitensi (anche a costo di lotte fratricide interne) per meglio confliggere con Mosca e spegnere sul nascere le aspirazioni geopolitiche degli europei e dei medesimi russi, i quali coalizzandosi metterebbero a dura prova l’ordine americano. Gli Usa certamente non riusciranno più ad ingannare i russi, come fecero all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ma potrebbero riuscire ancora a raggirare l’Europa dove governano élite che devono ai partner americani tutte le loro fortune e che hanno fatto la sfortuna delle popolazioni nostrane. Se queste classi dirigenti infingarde e succubi di Washington perdureranno al potere potremmo davvero fare la fine dell’URSS, senza veder nemmeno un accenno di reazione.
Non dobbiamo dimenticare che l’ex Unione Sovietica collassò per la stagnazione del suo sistema economico, tuttavia con leader politici diversi dai vari Gorbacev e soci qualcosa si sarebbe potuto ancora fare per salvare il salvabile e, magari, evitare quella che Putin ha definito, giustamente, la più grande tragedia storica del XX secolo. Certo è che ci stiamo ancora chiedendo come mai la seconda potenza mondiale potè crollare su stessa senza colpo ferire. Lo stesso Koktin scrive: “Ci ricordiamo delle mappe dell’Eurasia punteggiate di riproduzioni di carri armati, missili e soldati che rappresentavano la potenza sovietica e venivano mostrate nelle televisioni americane in occasione dei dibattiti parlamentari sull’aumento dei finanziamenti al Pentagono? Questa Urss iper-militarizzata non tentò neppure di inventarsi cinicamente una guerra all’estero per creare consenso intorno al regime. Ci ricordiamo dell’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein nel 1990, proprio nel mezzo del dramma sovietico, e della paura che il dittatore iracheno possedesse armi di distruzione di massa? La capacità distruttiva del l’Iraq era ridicola rispetto a quella del I’Urss. Ci ricordiamo che il timore di un attacco preventivo sovietico accompagnò tutti i decenni della guerra fredda? Anche se i leader sovietici si fossero dati per spacciati avrebbero sempre potuto scatenare un disastro. Ci ricordiamo delle teorie che stabilivano l’equivalenza dei regimi nazista e sovietico? I nazisti, che non avevano l’atomica, continuarono la guerra fino all’ultimo. Ci ricordiamo delle critiche che subì Roosevelt per aver «regalato» l’Europa orientale a Stalin? Ebbene, Roosevelt non aveva un solo uomo armato su quei territori mentre Gorbacév disponeva di 500.000 soldati, di cui 200.000 ancora in Germania dopo la riunificazione tedesca. La struttura di comando del Patto di Varsavia rimase operativa almeno fino al dicembre 1991. Fu Gorbacev a «regalare» l’Europa orientale. Travolto dagli eventi, rinunciò al gioiello della corona moscovita, ovvero Berlino, che era stato pagato con il più alto costo di vite umane della storia, in cambio di un po’ di contanti e prestiti, presto esauriti, nonché vuote promesse di sostegno. Nel 1994, durante la cerimonia che segnava il definitivo ritiro delle truppe, un Boris EI’cin depresso e mezzo ubriaco afferrò una bacchetta e si mise a dirigere un’orchestra tedesca, causando uno scandalo. Sarebbe andata molto peggio se un leader più forte avesse manifestato la spietata determinazione a tenere l’impero unito o avesse reagito in modo provocatorio o vendicativo di fronte a una situazione dimostratasi ormai irrecuperabile. Il mondo era cambiato dagli anni Quaranta, ma il bagno di sangue jugoslavo degli anni Novanta deve comunque farci riflettere. Una capitolazione docile come quella sovietica è un evento raro nella storia”. Ecco dove possono condurre interi popoli guide politiche vendute al nemico o incapaci di svolgere i propri compiti. In Europa abbiamo troppi esemplari di tal fatta, per questo il futuro non promette nulla di buono.