Come promesso ieri sulla pagina facebook dell'Astropate, oggi pubblico il tanto atteso Capitolo 17 de La Fine della Galassia. Spero che vi soddisfi.
Il cielo era oscurato, nubi nere lo percorrevano a gran velocità e il rumore di spari si sentiva il lontananza. "il cielo?" si interrogò da sola Roona appena aprì gli occhi. Erano dentro un arcamondo, come poteva vedere il cielo. Sgranò gli occhi e si rese conto di essere stesa per terra. Si mise seduta, provocando numerosi scricchiolii tra le macerie di un Raider che la circondavano. D'un tratto ricordò tutto quello che era avvenuto precedentemente e capì perché si trovava lì. Si osservò e notò diversi tagli sulle braccia dovuti alla collisione del veicolo. Stessa cosa valeva per le gambe e la schiena, nella quale si era conficcato qualche frammento appuntito che si apprestò a rimuovere. Indolenzita e dolorante si alzò in piedi, vedendo ciò che a cui non aveva fatto caso finora. Il corpo di Urien era conficcato nell'asta della vela del Raider, trapassandone l'addome. Il sangue gli si raggelò, avevano perso il migliore Homunculus in circolazione, ma si sbagliava. D'un tratto il corpo di Urien fece qualche scatto e Roona indietreggiò per sicurezza. L'Homunculus spalancò gli occhi e si volse verso di lei.
"buongiorno Furia Roona, tutto bene?" disse lui come se nulla fosse.
"Rakarth, si rende conto di avere il corpo trapassato da un'asta?".
"oh ma guardi, non ci avevo fatto caso. In effetti mi sentivo scomodo" Roona era confusa dalle sue parole, non capiva se stesse recitando.
"Furia Roona, mi faccia un favore. Spezzi quest'asta così posso scendere" Roona si girò intorno, trovando la sua lancia ancora intatta anche se danneggiata. La afferrò e con un colpo ben assestato tranciò l'asta in due pezzi. Urien si alzo senza il minimo gemito, osservando solo il foro creatosi nel suo addome.
"qui dovrò riparare appena avremo finito la faccenda Arcamondi. Comunque la ringrazio Furia Roona" lei annuì solo come risposta.
"dove siamo?" chiese Roona osservando il cielo.
"siamo ancora dentro l'Arcamondo, ma questo è precipitato su un pianeta. Noi ci troviamo su quel pianeta. Sicuramente ci saranno ancora dei nemici vivi, come anche degli alleati, gli spari lo confermano. Dobbiamo esplorare la zona e nel frattempo trovare un'uscita, poi vedremo cosa accade in orbita e se riusciremo a stabilire un contatto. Ora siamo solo noi due, come vede vicino al Raider, l'equipaggio del veicolo è deceduto e purtroppo non ho tempo per effettuare esperimenti su di essi o trasportarli per farli successivamente".
Scesero dal relitto del Raider e si incamminarono.
Intorno a loro regnava la devastazione. Gli edifici erano tutti parzialmente crollati, i cadaveri e le macerie cospargevano il terreno e la polvere galleggiava nell'aria. Gli incendi divampavano qua e là, creando grandi nubi che uscivano dalle falle dell'Arcamondo createsi con l'impatto sul pianeta. Si chiese se fossero in molti quelli sopravvissuti e se ce l'avrebbero fatta, ma era fiduciosa, gli Eldar Oscuri sopravvivono a molte situazioni ostili. Urien si fece silenzioso e il suo sguardo estremamente serio. L'unico suono che avvertiva da parte sua era quello provocato dal movimento dei suoi arti aggiuntivi, anche se era difficile dire quali fossero gli originali e quali gli innesti successivi. Per quella che le parve un paio d'ora non trovarono alcun sopravvissuto nelle vicinanze, ma comunque raggiunsero un'uscita che consisteva in una parete demolita. La scavalcarono e si trovarono nel bel mezzo di una foresta composta da alberi altissimi che lasciavano trasparire pochissima luce, la quale era già poca a causa dello stato attuale del cielo. Avanzarono tra le piante di natura insolita, scostando innumerevoli quantità di rami e foglie.
Urien guidava l'esplorazione e improvvisamente si bloccò, tanto che per poco Roona non gli cadde addosso. L'Homunculus si chinò, osservando qualcosa a terra che non riusciva a vedere.
"orme" disse inizialmente "qualcuno è già uscito e cerca di non farcelo notare. Non siamo soli qua fuori. Continuiamo, ma facciamo ancora più attenzione, potrebbero essersi già preparati alle evenienze".
Ricominciarono a camminare, ma il loro passo fu più lento e leggero, quasi inavvertibile, e fecero attenzione a non lasciare un sentiero che facesse espressamente capire che qualcuno era passato di lì. Un suono tra le foglie gli fece girare e impugnare le armi immediatamente. I cespugli vennero scossi e si prepararono al peggio. I muscoli di Roona erano tesi e pronti a scattare verso la gola del nemico. Stavano per attaccare, ma subito dopo un volatile piumato scosse nuovamente il cespuglio uscendone e volando via scomparendo alla loro vista. Roona lasciò andare il respiro, trattenuto involontariamente a causa dell'immensa tensione provata. Urien grugnì per il fastidio di quell'inganno e riprese a camminare da dove si era fermato.
"dobbiamo trovare un'altura. Forse lì avremo una visuale maggiore dell'ambiente e potremo individuare la presenza di amici o nemici" consigliò saggiamente Roona. Urien annuì e cominciarono a salire ogni piccolo rialzo che trovavano, salendo sempre di più. Scostò l'ennesimo ramo e infine si trovarono sull'agognata altura. Si strofinò la fronte imperlata di sudore e guardò il paesaggio insieme ad Urien. Davanti a loro una vasta pianura che si estendeva per chilometri, non sapeva dire quanti con precisione.
"la pianura è troppo estesa, in questo lasso di tempo non avrebbero mai potuto attraversarla tutta e sparire alla vista, non sarebbe sicuro aggirarsi lì, non c'è un minimo di copertura" osservò Urien.
"devono nascondersi ancora qua allora".
"esatto. Da quello che abbiamo visto non dovrebbero possedere veicoli schierati all'esterno dato che non abbiamo visto alcun sentiero tracciato da un veicolo anti-gravitazionale".
"con maggiore probabilità possiedono solo unità di fanteria, ma siamo comunque in pochi per affrontarla".
Urien scosse la testa "è improbabile che siano in tanti. Molti sono morti e penso che in gruppi più grandi non superino di molto il nostro" la mente di Urien era straordinariamente dotata di intelligenza, forse aveva modificato pure quella. I due si sedettero osservando di nuovo il cielo. Era completamente oscurato dalle nubi, non era possibile vedere alcunché al di fuori dell'orbita "appostiamoci qui, potremmo individuarli e attaccarli di sorpresa".
"d'accordo Furia Roona. Di sicuro riceveremo visite da cugini indesiderati".
[-02:29:18]
Qualcosa stava accadendo su Marte, di questo l'Imperatore ne era certo. Prima il tecnoprete da cui era stato pedinato, poi i malfunzionamenti ai sistemi di difesa e infine l'uccisione misteriosa degli addetti di intere torri di controllo e forge.
"signor Teremus, sono stati trovati dei cadaveri dilaniati in numerose torri di controllo e in alcune forge. Cosa dobbiamo fare?" gli era stato comunicato poco fa tramite il vox, a cui lui aveva risposto ordinando la spedizione di uno squadrone di Skitarii che perlustrasse a fondo la zona. Per la sua sicurezza gli era stato raccomandato di rimanere nella sua camera e davanti alla porta erano stati piazzati due Skitarii armati fino ai denti. Per ora non aveva ricevuto nessuna notizia.
[-00:29:53]
Le navi uscirono dal Warp, pronte alla guerra. Tutti i sistemi erano in funzione e le armi da poco scoperte pronte a seminare morte. Il Magos Explorator caricò la sua pistola archeotech, frutto di un SPM ritrovato durante le spedizioni e che era andato perduto durante l'Eresia di Horus, poi fece lo stesso con il Fucile Gravitonico montato su un servobraccio, anch'essa arma ritrovata durante le spedizioni. Prese il vox dalla console, parlando attraverso gli altoparlanti.
"Comunicazione a tutte le navi della flotta. Preparare le truppe sui ponti d'attracco. Appena la battaglia inizierà e avremo portato a termine il lavoro, inizieranno gli abbordaggi per lo sterminio dei sopravvissuti. Fine Comunicazione".
Ripose il vox e accese la console. I sistemi di difesa di Marte erano stati infettati tramite un virus immesso dai suoi alleati sulla superficie del pianeta e l'effetto aveva iniziato a manifestarsi. Tramite la console poteva manovrare le azioni del virus, quindi digitò diversi tasti, ponendo il surriscaldamento di tutte le postazioni plasma, la disattivazione irreversibile di tutti gli altri sistemi difensivi e il taglio delle comunicazioni. Guardò per l'ultima volta il countdown, mancavano quindici minuti, quindi premette un ultimo tasto e i comandi vennero eseguiti. Marte era indifeso.
[-00:13:32]
Improvvisamente avvertì delle forti esplosioni. L'Imperatore accorse alla finestra e vide esplosioni verdi e bianche spargersi ovunque. Sembrava che improvvisamente fosse avvenuta la detonazione di ogni postazione plasma, ma non ne capiva la causa. Prese il vox per chiedere spiegazioni, ma non funzionò. Provò più volte, ma l'oggetto sembrava non volerne sapere. Gettò il vox sul banco di lavoro e uscì dalla camera.
"signor Teremus, non dovrebbe uscire. È per la sua sicurezza" disse uno degli Skitarii.
"per la mia sicurezza è meglio che io mi muova di qui, altrimenti sapranno dove trovarmi per certo. Scortatemi e vedrete che otterremo maggiori risultati".
[-00:10:24]
La terra sotto i piedi di Hastor tremò. Il rituale era stato compiuto e osservava insieme ad Erebus l'apertura del varco Warp. Una piccola fessura si trasformò prima in uno strappo poi in un vortice immenso che permise alle legioni demoniache di iniziare a uscire. Abomini di ogni tipo, forma e dimensione uscirono da quella fenditura, alcuni neanche concepibili da una mente sana. I Demoni uscirono a ondate, andando a raggrupparsi dove stava il resto della loro armata e si preparano alla battaglia imminente. Alcuni tra quelli più orripilanti e deformi uscirono per conto loro, iniziando ad aggirarsi per Marte cercando le prime vittime. Erebus scoppiò in una fragorosa risata maligna e infine camminò lentamente verso Hastor "manca poco. Ora mettiamoci in posizione e attendiamo il cataclisma" Hastor annuì e seguì lo Space Marine del Caos, pronto ad aiutarlo nella disfatta dell'Imperium.
[-00:00:19]
Le navi arrivarono, tutto era stato calcolato e programmato nei minimi dettagli e nulla andò storto. Le navi suicida erano state evacuate un attimo prima e subito dopo scagliate a tutta velocità contro la flotta dell'Adeptus Mechanicus. La collisione fu catastrofica, le esplosioni si susseguirono come in una gigantesca reazione a catena, le navi perforarono quelle nemiche tranciandole a metà, uccidendo milioni tra tecnopreti, servitori, skitarii, thallax e soldati della Marina Imperiale. Il macello si poteva reputare definitivamente cominciato.
I caotici sorrisero.
[-00:00:19]
L'Imperatore venne accecato dalla tale violenza delle esplosioni e sbalzato al suolo insieme alla sua guardia del corpo. Vide le corazze delle navi accartocciarsi come carta e le fiamme avvolgere tutto. Sopra di lui e da qualsiasi altra parte nel cielo vi erano detonazioni immense e i primi detriti iniziarono a cadere.
I detriti erano grossi quanto grattacieli.
"corriamo, dobbiamo trovare un riparo!" gridò uno degli Skitarii tentando di sovrastare i boati della distruzione sovrastante.
"dannazione corriamo, ma non dire che dobbiamo trovare un riparo. Ci pioveranno addosso interi relitti di navi stellari, quale riparo vuoi trovare da esse, soldato?!" ribatté l'Imperatore zittendo completamente l'uomo. Corsero, corsero e corsero ancora cercando di allontanarsi dagli edifici che presto sarebbero crollati sotto il peso indecifrabile delle navi distrutte. I primi detriti toccarono il suolo con rumori paragonabili a rombi di tuono, se non peggiori, e nubi di polvere dalla potenza di tempeste di sabbia imperversarono sulla superficie di Marte.
Improvvisamente vide qualche metro più avanti un tecnoprete appena uscito dalla porta di un bunker.
"venite qui! Ora!" il messaggio del tecnoprete gli arrivò in mente tramite codice binario.
L'Imperatore raggiunse il bunker insieme agli Skitarii, poi il tecnoprete sigillò la porta. Dentro regnava il buio, ma i loro sistemi visivi rimediavano a questo problema. Dietro di lui una scala che li avrebbe portati più in profondità. Erano salvi per il momento, ma sicuramente avrebbero dovuto combattere entro poco tempo.
L'imperatore ebbe un fremito alle mani, quindi mosse lo sguardo verso di esse. Per un attimo le vide come se fosse ritornato a diecimila anni prima.