ONTOLOGIA NEGATIVA
- Gli oscurantisti dell'Illuminismo e la metafisica storica della Modernità -
di Robert Kurz
L'ontologia negativa come teoria negativa della storia
Solamente in questo senso di concetto negativo della storia preesistente, in quanto storia delle relazioni di feticcio, l'enunciato di Marx - secondo il quale le situazioni sociali premoderne possono essere determinabili in maniera retrospettiva solo a partire dalle situazioni moderne, così come l'anatomia della scimmia puà essere spiegata solo a partire da quella dell'uomo - rivela, in un modo che indica il cammino che porta oltre l'ideologia illuminista, il suo vero significato. In questo contesto, la modernità non appare già più come una base positiva per la liberazione dalle situazioni vincolanti ma appare, piuttosto e al contrario, come una forma estrema di costrizione che, per motivi di autoconservazione, può solo essere rovesciata; non come uno sbocciare della liberazione a causa di un costante ed "inevitabile" sviluppo ascendente, ma come acutizzazione della distruttività delle relazioni di feticcio in generale, fino alla minaccia della distruzione del mondo.
Non dobbiamo ringraziare il capitalismo per una qualche sua "missione civilizzatrice", dal momento che abbiamo come unico obbligo quello di abolirlo in quanto sintesi maligna di una storia negativa di sofferenza dell'Umanità (dalla quale non si evince alcun senso metafisico positivo di una tale sofferenza, contrariamente a quanto dice la religione sadomasochista del cristianesimo). Non c'è alcun "merito", inteso nel senso di una qualche base positiva, nel fatto che la moderna relazione di valore e di dissociazione stia letteralmente bombardando l'Umanità che si trova ad un passo dal superare la preistoria delle relazioni di feticcio; al contrario, questa situazione di base è puramente negativa (in Walter Benjamin si trova un pensiero in tal senso, sotto una forma ancora parzialmente mistificata).
A partire da questa rivalutazione della storia si chiarisce anche la relazione di una critica del valore e della dissociazione, ulteriormente sviluppata, con il concetto di ontologia sociale. Tanto nel suo uso filosofico più ridotto quanto nel più ampio impiego generale, questo concetto è qualcosa di impreciso e polisemico, visto che si riferisce alla relazione di feticcio che non è palpabile, in quanto tale, nelle diverse forme di feticcio, Da un lato, esso copre, in un senso quasi antropologico (naturalizzante) le supposte condizioni sovra-storiche dell'umanità che presumibilmente costituirebbero "l'Uomo", o la sua "essenza" in quanto tale, dall'altro lato però sembra anche che si tratti di ontologie storiche, di condizioni esistenziali che, anche se si suppone che in certe epoche possono essere state generali, non lo sono per quanto riguarda la Storia nella sua totalità. Tuttavia si tratta sempre di ontologizzazioni positive (e, in questa misura, ideologiche) e, in tal modo, affermative di determinate definizioni preesistenti, sia che si tratti di un'ontologizzazione meta-storica del dominio o che si tratti del lavoro, oppure di un'ontologizzazione storica nel senso di un'ontologia specificamente moderna del soggetto (circolante) e della sua strana "libertà" trascendentale.
Contrariamente a tutto questo, il concetto della costituzione del feticcio contiene, in quanto parte integrante della critica del valore e della dissociazione, un momento ontologico nel senso del concetto marxiano di "preistoria", ma si tratta di un momento puramente negativo. Tutta la storia preesistente, non la storia umana in generale (poiché "l'Uomo", a causa della sua essenza, non sarebbe capace d'altro), è una storia di relazione di feticcio, col cui concetto, tuttavia, si trova definita anche la sua critica radicale - e, quindi, la possibilità del suo superamento.
Per un'ontologia negativa della preistoria delle relazioni di feticcio non è possibile descrivere un sistema storico che porta il marchio della logica identitaria del processo inevitabile di uno sviluppo positivo ascendente. Essa è esaustiva in quanto designa un tutto di condizioni negative discontinue nelle quali, sotto forme storicamente diverse, si sviluppa la contraddizione fra gli individui sensibili e sociali e le loro stesse forma negative - quali sono le costituzioni del feticcio - che viene, attraverso lotte tormentose, consecutivamente riformulata. Qui non si applica nessuna legge naturale teleologica né alcun piano divino, dal momento che si tratta - ancor prima di un continuum, discontinuo nelle sue alterazioni storiche - di forme sociali in contrasto con sé stesse, nelle quali avvengono metamorfosi repentine che non obbediscono a nessuna legge meccanica, dal momento che sono prodotte dalla coscienza che lotta contro sé stessa e contro la natura, e non sono processi che si svolgono in natura.
Pertanto, il momento dell'ontologia negativa, che riflette questo continuum negativo, non avviene come momento di una determinata critica storica (ivi inclusa la critica della relazione del valore e della dissociazione) e, in tal misura, costituisce il momento di una critica che sa e che non smette di tener conto nelle sue riflessioni del punto storico in cui essa stessa si situa: ossia, è tutto meno che una filosofia storica. Esiste solamente una sola filosofia storica, e questa è l'ontologia positiva dell'illuminismo borghese. La filosofia storica è malata, a causa del suo stesso concetto, di una logica identitaria, ossia, è causalistica, preoccupata per i progetti di sviluppo, ed è totalitaria; e la teoria marxiana conserva caratteristiche di una filosofia storica solo nella misura in cui argomenta nell'ambito del materialismo storico, ossia, si mantiene illuminista a dispetto della sua stessa concezione delle relazioni di feticcio.
L'atto (negativo e distruttivo) di arrivare al limite del continuum della "preistoria" si configura più come una sorta di salto quantico, che come un risultato di processi causali - così come, in maniera generale, lo schema dello sviluppo della metafisica storica dell'illuminismo si svolge parallelamente alla visione del mondo meccanicistica e causale della fisica sua contemporanea. La comprensione della natura e la comprensione della società si trovano sempre relazionate e, in tal misura, l'ontologia negativa della critica del valore e della dissociazione non può fare a meno di gettare una luce diversa sulla natura fisica e biologica. Nella stessa misura in cui la critica sociale si avvicina alle scienze della natura della fisica quantica, forse in futuro anche l'enigma della natura fisica potrà essere, quanto meno, meglio compreso.
- Robert Kurz -
- 7 di 8 – continua … -
fonte: EXIT!