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La fine delle cose (ovvero: le palle si dimostrano al tramonto)

Creato il 02 dicembre 2010 da Elenatorresani

La fine delle cose (ovvero: le palle si dimostrano al tramonto)Ho sempre detto che è la fine delle cose ad interessarmi di più.
Gli inizi sono intriganti dal punto di vista narrativo: con i neurotrasmettitori a palla e tutta la fregola degli esordi, è sempre facile creare scenari coinvolgenti, spiaccicati su panorami irripetibili pieni di frasi ad effetto, nani, ballerine e fuochi d’artificio.
Anche se c’è chi è capace di essere noioso e banale anche all’inizio delle cose che crea e che vive, in linea di massima siamo piuttosto bravi a farci ricordare.
Negli epiloghi invece diventiamo tutti mediocri: soli e impauriti o cinici e insofferenti, difficilmente ci facciamo onore.
In amore poi è tremendo: il modo in cui ci si dice addio rivela moltissimo di noi e della nostra storia. Anche gli uomini migliori tendono a dare il peggio di sé, raccontando – una volta nudi – di trame deboli e attori pressappochisti, quando invece potrebbe essere il momento del famoso “coup de theatre”.
In parole povere, le palle si mostrano soprattutto al tramonto.
E mentre scrivo questo penso sì a tutte le storie d’amore che finiscono in modo scialbo, misero e vigliacco, con grandi delusioni e sconfitte, ma penso anche all’addio di Monicelli: straziante, ma coerente.
Ho ascoltato spiazzata il racconto della sua uscita di scena, ma passata la rabbia che sempre accompagna la perdita dei grandi, mi sono commossa con fierezza di fronte a questo suo forte atto di volontà: a questa sua irriverente fanculizzazione del mondo.
I maestri sono pochi. E sono sempre meno.


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